K metro 0 – Molise – Con una lettera, scritta dal dottor Pasquale Sardella ex dipendente della Soprintendenza, indirizzata al Ministero per i beni culturali e all’Assessorato al Turismo e alla Cultura della Regione Molise, si fa strada la possibilità che il castello d’Evoli di Castropignano, monumento simbolo della transumanza, potrebbe essere aperto al pubblico, senza vicoli
K metro 0 – Molise – Con una lettera, scritta dal dottor Pasquale Sardella ex dipendente della Soprintendenza, indirizzata al Ministero per i beni culturali e all’Assessorato al Turismo e alla Cultura della Regione Molise, si fa strada la possibilità che il castello d’Evoli di Castropignano, monumento simbolo della transumanza, potrebbe essere aperto al pubblico, senza vicoli di tempo.
Il Castello d’Evoli di Castropignano, gioiello dell’architettura molisana, costruito in prossimità di una precedente fortificazione sannita, ha la particolarità di essere posizionato più in basso rispetto alla parte antica del paese, circostanza dovuta forse alla storia dello sviluppo di tale antico borgo molisano.
Durante il periodo normanno, divenne un importante presidio sul tratturo Lucera-Castel di Sangro, lungo il quale si svolgeva la caratteristica transumanza, di importanza straordinaria per la nobiltà locale che basava la propria ricchezza e quella del borgo su attività armentizie.
Il castello, ampliato diverse volte nel corso dei secoli, fu abitato stabilmente fino ai primi anni del Novecento, poi ha subito una inevitabile decadenza a causa di un prolungato stato di abbandono. La sua struttura è a forma quadrata, ampliata e rafforzata negli anni dalla famiglia d’Evoli, a cui si devono anche la costruzione della torretta sul lato sud, l’ammodernamento degli ambienti interni, tra cui i saloni di rappresentanza, e la realizzazione del piano per la servitù.
Al Castello è legata anche una leggenda, quella di una giovane, Fata, la quale preferì fuggire e trovare la morte anziché concedersi alla legge dello “ius primae noctis”. Di tale racconto popolare si ritrova il nome “Cantone della Fata”, una grossa roccia sul lato nord del Castello dalla quale si sarebbe gettata la giovane inseguita dalle guardie.
Negli ultimi anni la Sovrintendenza ai Beni Culturali del Molise, ha eseguito diversi lavori e opere di manutenzione, necessari per il consolidamento e la sistemazione del complesso.
“Il Castello d’Evoli di Castropignano – dichiara il dottor Sardella – è un monumento simbolo della transumanza, patrimonio immateriale Unesco. Bisogna ripristinare il percorso al suo interno, già munito di impianto di illuminazione, servizio di videosorveglianza e dotato di tutti i requisiti di sicurezza, attestati da responsabile del settore della locale Soprintendenza”. Dunque, si può intervenire per rendere fruibile il monumento”.
Attualmente il Castello è visitabile per due ore della settimana con la collaborazione di personale precario, messo a disposizione dal Comune di Castropignano.