K metro 0 – Kyiv- In Ucraina sono state arrestate ieri cinque persone per l’omicidio del reporter bielorusso Pavel Sheremet. Secondo la polizia i sospettati hanno prestato tutti servizio volontario nelle zone di conflitto del Donbass.

Nessuno di loro ha però rilasciato dichiarazioni. In seguito alla notizia dell’arresto, un legislatore dell’opposizione ha dichiarato come queste detenzioni siano in realtà un tentativo di reprimere le persone che difendono gli interessi dell’Ucraina.

Pavel Sheremet era famoso per la sua amicizia con Boris Nemtsov, l’oppositore critico nei confronti del Cremlino ucciso a Mosca il 27 febbraio 2015, e per le sue forti critiche contro il presidente bielorusso Aleksandr Lukašenko. Per questa sua attività Sheremet venne arrestato nel 1997, fuggì poi dalla Bielorussia per rifugiarsi in Russia, dove ottenne la cittadinanza. Sentendosi in pericolo, fuggì di nuovo per trasferirsi infine in Ucraina nel 2014, dove scriveva per la testata Ukrayinska Pravda (il cui fondatore, Georgiy Gongadze, era stato assassinato il 17 settembre del 2000).

Vincitore del CPJ International Press Freedom Award per le sue inchieste sulle sparizioni di giornalisti e politici dell’opposizione in Bielorussia, Sheremet era conosciuto anche per le sue posizioni contro l’annessione russa della Crimea e per il suo sostegno alle rivolte di Maidan. Venne ucciso il 20 luglio del 2016 alle 7.45, poco dopo essere uscito di casa, dall’esplosione dell’automobile da lui guidata nel quartiere Shevchenko Raion, al centro di Kyiv. Già da tempo, aveva confessato a colleghi e amici, si sentiva sotto sorveglianza.

Poco dopo l’omicidio la polizia ucraina lo classificò come omicidio premeditato, e l’allora consigliere del ministro degli interni ucraino, Zorian Shkiriak, affermò che i 600 grammi di tritolo contenuti nell’automobile, di proprietà di Olena Petrula, direttrice di Ukrayinska Pravda, furono fatti detonare “…possibilmente a controllo remoto o ad azione ritardata”.

Sheremet venne poi sepolto a Minsk il 23 luglio. Il giorno prima si era tenuta per lui una processione alla quale parteciparono giornalisti, legislatori, funzionari e l’allora presidente ucraino, Petro Poroshenko, che commentò l’omicidio del reporter come “…una terribile tragedia”.

Tra i cinque arrestati di ieri (nella lista doveva esserci anche una sesta persona, ma si è suicidata), troviamo anche un chirurgo pediatrico, Yulia Kuzmenko, vincitrice nel 2016 di un premio statale per la sua assistenza umanitaria nell’est dell’Ucraina. Secondo gli investigatori, sarebbe stata proprio la Kuzmenko a piazzare l’esplosivo nell’automobile, aiutata da Andriy Antonenko, ex musicista e veterano del Donbass. Antonenko, da parte sua, nega le imputazioni e, quando la polizia lo ha arrestato, ha scritto sul suo profilo Facebook. “Mi accusano dell’uccisione di Sheremet. (…) aiuto!”. Gli altri arrestati sono l’infermiera militare Yana Duhar, Vladislav e Inna Grishchenko.

Secondo il vicecomandante della polizia ucraina Ievghen Koval l’obiettivo dell’omicidio di Sheremot, del quale non si conoscono ancora i mandanti, era “destabilizzare la situazione nel Paese uccidendo una persona famosa”.

Il procuratore generale Ruslan Ryaboshapka ha poi dichiarato la sua soddisfazione per gli arresti: “In questo paese, pochissime persone credevano che un simile crimine potesse essere risolto. Questo è il primo passo per risolvere questo crimine, perché sono stati identificati solo coloro che hanno pianificato e commesso l’omicidio “.

di Emiliano Federico Caruso