Il Papa all’Intelligence italiana: No a uso informazioni per ricattare o screditare

Il Papa all’Intelligence italiana: No a uso informazioni per ricattare o screditare

K metro 0 – Città del Vaticano – Da una parte, l’“apprezzamento” per un lavoro di grande “impegno” e “grave responsabilità” che “richiede competenza, trasparenza e insieme riservatezza” per monitorare i pericoli per la tutela della pace e la vita della Nazione. Dall’altra parte, la raccomandazione a evitare che “informazioni riservate” siano usate “per intimidire,

K metro 0 – Città del Vaticano – Da una parte, l’“apprezzamento” per un lavoro di grande “impegno” e “grave responsabilità” che “richiede competenza, trasparenza e insieme riservatezza” per monitorare i pericoli per la tutela della pace e la vita della Nazione. Dall’altra parte, la raccomandazione a evitare che “informazioni riservate” siano usate “per intimidire, manipolare, ricattare, screditare” personaggi pubblici. Problema, questo, che emerge in diversi Paesi anche nei confronti della Chiesa, “vittima di servizi di intelligence che agiscono per fini non buoni opprimendone la libertà”, lo riporta Nova.

Parole significative quelle che Papa Leone XIV rivolge a dirigenti e funzionari del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, ricevuti questa mattina in udienza in Vaticano. L’occasione è il centenario della istituzione (era il 1925 con il Servizio Informazioni Militare) dell’attività di intelligence in Italia. Un sistema “coordinato ed efficace, a tutela della sicurezza dello Stato”, che lungo questo secolo – annota il Pontefice – ha visto tanti cambiamenti: nelle capacità e negli strumenti che si sono andati raffinando, per le sfide che sono andate sempre più ad aumentare e diversificarsi.

Nel suo discorso – tutto in italiano – ai membri dei “Servizi”, guidati dal sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio e autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, Alfredo Mantovano, insieme all’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, Francesco Di Nitto, Papa Leone XIV loda il lavoro svolto sempre “con professionalità”. Al contempo, il Papa raccomanda “uno sguardo etico che tenga conto almeno di due aspetti imprescindibili: il rispetto della dignità della persona umana e l’etica della comunicazione”. Il rispetto della dignità umana quale “esigenza etica” che mai si può dimenticare e mai può venir meno, afferma il Pontefice. Neanche in quelle circostanze difficili in cui “il bene comune da perseguire ci sembra più necessario di tutto il resto”. Certo, “non è sempre facile trovare un equilibrio”, ammette il Papa, che cita la Commissione Europea per la democrazia attraverso il diritto, secondo la quale “le agenzie di sicurezza spesso devono raccogliere informazioni sugli individui e, perciò incidono fortemente sui diritti individuali”.

“È necessario allora – rimarca Leone – che vi siano dei limiti stabiliti, secondo il criterio della dignità della persona, e che si resti vigilanti sulle tentazioni a cui un lavoro come il vostro vi espone”. In questo senso, per il Papa “occorre che le attività dei Servizi siano disciplinate dalle leggi, debitamente promulgate e pubblicate, che vengano sottoposte al controllo e alla vigilanza della magistratura e che i bilanci siano sottoposti a controlli pubblici e trasparenti”. Osservando poi il notevole cambiamento del mondo delle comunicazioni, con una “rivoluzione digitale” divenuta parte integrante di vita e relazioni e con le nuove tecnologie “sempre più avanzate” che offrono tante possibilità quanti “continui pericoli”, Papa Leone XIV chiede un ulteriore sforzo di vigilanza per questo “scambio massiccio e continuo di informazioni”. Vigilanza per distinguere tra verità e fake news, per evitare “l’esposizione indebita della vita privata”, come pure “la manipolazione dei più fragili, la logica del ricatto, l’incitamento all’odio e alla violenza”.

“Questi rischi vanno sempre valutati ed esigono un’alta statura morale in chi si prepara a svolgere un lavoro come il vostro e in chi lo svolge da tempo”, ammonisce il Papa. Si dice “ben consapevole” del ruolo delicato e della responsabilità della Intelligence. E a tal proposito ricorda tutti quei colleghi che hanno perso la vita in missioni delicate, svolte in contesti difficili: “La loro dedizione non è consegnata forse ai titoli dei giornali, ma è viva nelle persone che hanno aiutato e nelle crisi che hanno contribuito a risolvere”. Da qui, la riconoscenza per gli sforzi dei Servizi di intelligence italiani anche nel garantire la sicurezza della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano. E, a braccio, parole di gratitudine per la collaborazione “con la Gendarmeria, con il Vaticano, la Santa Sede” in tanti servizi: “Veramente questa capacità e possibilità di servire gli altri si fa realtà grazie alla buona collaborazione con voi”.

A conclusione del suo discorso, il Papa incoraggia ad avere “sempre di mira il bene comune”, “imparando a valutare con giudizio ed equilibrio le diverse situazioni” che si pongono davanti e “restando saldamente ancorati a quei principi giuridici ed etici che mettono al di sopra di tutto la dignità della persona umana”.

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