K metro 0 – Tripoli – Secondo l’ultimo rapporto trimestrale della Displacement Tracking Matrix (Dtm) dell’Oim, in Libia si trovano quasi 900 mila migranti provenienti da 45 Paesi, in aumento del 18 per cento su base annua. La maggior parte proviene da Egitto (26 per cento), Niger (31 per cento), Sudan (17 per cento) e
K metro 0 – Tripoli – Secondo l’ultimo rapporto trimestrale della Displacement Tracking Matrix (Dtm) dell’Oim, in Libia si trovano quasi 900 mila migranti provenienti da 45 Paesi, in aumento del 18 per cento su base annua. La maggior parte proviene da Egitto (26 per cento), Niger (31 per cento), Sudan (17 per cento) e Ciad (6 per cento), mentre il resto arriva da Nigeria, Etiopia, Ghana e Bangladesh. L’83 per cento dei migranti ha lasciato il proprio Paese per motivi economici, mentre il 14 per cento è fuggito da conflitti e instabilità, in particolare dal Sudan. Molti lavorano nei cantieri o nell’agricoltura, ma una parte consistente rimane intrappolata nelle reti del contrabbando o tenta la traversata verso l’Europa. La Libia, sottolinea l’Oim, “continua a fungere da snodo di transito e di destinazione” per la migrazione africana, in un contesto di frammentazione politica e di debolezza istituzionale.
Nel Frattempo, almeno 83 migranti sono morti o risultano dispersi in meno di un mese, al largo della Libia e dell’Italia, secondo i dati aggiornati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). L’ultimo episodio risale alla scorsa settimana, quando un gommone partito da Zuara, 200 chilometri a ovest di Tripoli, è affondato nel Mediterraneo centrale, lasciando 42 persone disperse. Il naufragio, avvenuto a pochi giorni dai raid aerei condotti dal Governo di unità nazionale (Gun) contro presunti obiettivi di contrabbando nella stessa area, si inserisce in un quadro di crescente pressione migratoria e di forte tensione politica interna tra le autorità della Tripolitania e quelle dell’Est del Paese.
Nel frattempo, il governo di Tripoli ha inaugurato un nuovo centro di formazione per la Guardia di frontiera e la Guardia costiera, finanziato dall’Unione europea e realizzato con il sostegno dell’Italia. Il progetto rientra nel programma europeo “Support to Integrated Border and Migration Management in Libya” (Sibmmil), attuato dal ministero dell’Interno italiano e dall’Oim. Alla cerimonia, svoltasi ieri nella capitale, hanno partecipato il ministro dell’Interno libico Imad Mustafa al Trabelsi, l’ambasciatore dell’Unione europea in Libia Nicola Orlando, la direttrice dell’Oim in Libia Nicoletta Giordano, il direttore della missione Eubam Jan Vycital e il vice ambasciatore d’Italia Riccardo Villa.
Nel suo intervento, Trabelsi ha ribadito la necessità di fornire “mezzi tecnici e risorse adeguate alla Guardia di frontiera, considerata la prima linea di difesa del Paese”, ricordando che l’immigrazione irregolare “ha generato gravi costi di natura economica, sociale e di sicurezza per la Libia”. Orlando, da parte sua, ha ribadito “l’impegno dell’Unione europea a favore dei rimpatri volontari sicuri e dignitosi e della tutela dei diritti umani”, aggiungendo che le parti “si sono impegnate a rafforzare la cooperazione per salvare vite in mare e nel deserto, nel pieno rispetto delle leggi libiche e degli obblighi internazionali”.













