K metro 0 – Mosca – Le sanzioni imposte dagli Stati Uniti contro i colossi petroliferi russi Rosneft e Lukoil sono state definite dal presidente Vladimir Putin “un atto ostile”. Mosca, ha tuttavia assicurato che tali misure non avranno ripercussioni significative sull’economia nazionale. Da Washington, però, la replica non si è fatta attendere: “Lo vedremo tra
K metro 0 – Mosca – Le sanzioni imposte dagli Stati Uniti contro i colossi petroliferi russi Rosneft e Lukoil sono state definite dal presidente Vladimir Putin “un atto ostile”. Mosca, ha tuttavia assicurato che tali misure non avranno ripercussioni significative sull’economia nazionale. Da Washington, però, la replica non si è fatta attendere: “Lo vedremo tra sei mesi” ha dichiarato il presidente Donald Trump, aggiungendo ironicamente: “Sono contento che la pensi così”, in riferimento alla fiducia espressa da Putin sulla tenuta dell’economia russa.
Nel frattempo, il previsto vertice di Budapest è stato rinviato a data da destinarsi, mentre sullo scenario internazionale si intensifica il confronto diplomatico, tra minacce, avvertimenti e aperture di dialogo.
La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha precisato che un incontro tra Trump e Putin non è del tutto escluso: “Il presidente e l’amministrazione auspicano che un giorno ciò possa accadere di nuovo. Tuttavia, desideriamo che da un eventuale vertice emerga un risultato concreto e positivo, che rappresenti un impiego efficace del tempo del presidente.”
Da Mosca, la risposta è arrivata attraverso la portavoce del Ministero degli Esteri, Maria Zakharova, che ha definito le sanzioni “controproducenti” e ha ribadito che la Russia ha sviluppato “una solida immunità” contro tali misure. Secondo Zakharova, le conseguenze di questa politica saranno disastrose per la stabilità dell’economia mondiale.
Negli ultimi mesi si moltiplicano i segnali di un riavvicinamento strategico tra Cina, Russia e India. Tornato al centro della scena internazionale, Trump ha lanciato un monito: “Pechino e Nuova Delhi stanno finanziando la guerra russa in Ucraina.”
Un’affermazione che ha scosso Washington e riacceso il dibattito su un possibile “asse orientale”, potenzialmente in grado di ridefinire gli equilibri geopolitici globali.
L’effetto delle sanzioni e delle restrizioni si sta rivelando paradossale: più l’Occidente tenta di isolare i rivali, più questi trovano motivi per unirsi. I dazi americani hanno spinto l’India verso nuovi mercati; le sanzioni europee hanno legato la Russia alla Cina; e Pechino, a sua volta, ha accelerato la creazione di reti commerciali e finanziarie alternative insieme ai Paesi del Sud Globale.
Dietro questa crescente intesa non vi è solo pragmatismo, ma una convergenza di interessi strategici. La Cina mira a scardinare l’egemonia americana e a espandere la propria influenza economica e politica; La Russia, isolata dalle sanzioni occidentali, cerca nuovi sbocchi commerciali e legittimità internazionale; L’India, con i suoi 1,46 miliardi di abitanti e una crescita economica superiore al 6%, punta a ottenere il riconoscimento del proprio ruolo di potenza emergente, ancora esclusa dalle principali istituzioni dell’ordine globale, come il Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Oggi Mosca fornisce a Nuova Delhi circa un terzo del suo fabbisogno petrolifero, mentre Pechino rimane il principale partner commerciale dell’India. Nonostante le diffidenze reciproche, la realtà economica e geopolitica spinge i tre Paesi verso una cooperazione sempre più stretta: la Russia ha bisogno di sostegno per mantenersi, la Cina per consolidare la propria leadership, e l’India per affermarsi come potenza riconosciuta a livello globale.













