K metro 0 – Washington – La continua dipendenza di Delhi dal petrolio greggio russo, che importa a prezzi scontati, è diventata l’elemento cruciale della contesa nelle relazioni tra Stati Uniti e India sotto l’amministrazione Trump, che ha adottato una linea più dura sulla guerra in Ucraina dopo il mancato accordo di pace con Putin.
K metro 0 – Washington – La continua dipendenza di Delhi dal petrolio greggio russo, che importa a prezzi scontati, è diventata l’elemento cruciale della contesa nelle relazioni tra Stati Uniti e India sotto l’amministrazione Trump, che ha adottato una linea più dura sulla guerra in Ucraina dopo il mancato accordo di pace con Putin. Mercoledì 15 ottobre, parlando alla Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti ha dichiarato di aver ricevuto dal premier Narendra Modi la garanzia che l’India avrebbe interrotto i suoi acquisti “a breve”.
Nella sua risposta iniziale, il governo indiano non ha contestato che la telefonata tra Trump e Modi sia avvenuta. Il comunicato recitava: “La nostra priorità costante è salvaguardare gli interessi dei consumatori indiani in uno scenario energetico instabile. Le nostre politiche di importazione sono guidate interamente da questo obiettivo”.
Il ministero degli Esteri indiano ha tuttavia dichiarato di non essere a conoscenza di una telefonata in cui il presidente statunitense Donald Trump avrebbe affermato che il primo ministro Narendra Modi si era impegnato a interrompere gli acquisti di petrolio russo. Tuttavia, Delhi aveva già chiarito che le discussioni con Washington su questo tema erano ancora aperte.
La notizia arriva dopo che un funzionario della Casa Bianca ha confermato alla BBC che Trump aveva in programma di parlare al telefono con il presidente russo Vladimir Putin giovedì 16 ottobre. L’amministrazione statunitense ha esercitato pressioni pubbliche e diplomatiche sull’India affinché cessi il suo sostegno al mercato energetico russo, nel tentativo di aumentare l’isolamento economico del Cremlino e costringerlo a porre fine alla guerra lanciata dalla Russia nel febbraio 2022.
L’India è diventata un cliente energetico chiave per la Russia dal giorno dell’invasione, consentendo in parte al Cremlino di resistere all’impatto della riduzione delle importazioni di petrolio e gas da parte degli alleati dell’Ucraina, il più grande mercato di esportazione del Paese russo.
La BBC News ha provato a contattare la Casa Bianca e il Dipartimento di Stato per un commento.
L’India è seconda solo alla Cina per quantità di energia russa importata, il cui finanziamento contribuisce a prevenire il collasso dell’importante industria russa dei combustibili fossili. Il governo di Modi ha accusato gli alleati dell’Ucraina di ipocrisia, sottolineando il commercio in corso con la Russia, comprese le importazioni di energia verso l’Unione Europea, sebbene a livelli ridotti.
Nell’ultima serie di sanzioni annunciate, il governo britannico ha dichiarato che prenderà di mira una grande raffineria di petrolio indiana poiché “continua a facilitare l’ingresso del petrolio russo nei mercati globali”. La società indiana Nayara Energy Limited ha difatti importato 100 milioni di barili di petrolio greggio russo per un valore di oltre 5 miliardi di dollari (3,75 miliardi di sterline) solo nel 2024.
Secondo i dati disponibili, le esportazioni di merci dall’India verso gli Stati Uniti, il suo principale mercato estero, hanno subito un forte calo del 20% a settembre e di quasi il 40% negli ultimi quattro mesi, a seguito dell’entrata in vigore dei dazi elevati imposti da Trump.
“Gli Stati Uniti sono diventati il mercato più colpito dall’India dall’inizio dell’escalation tariffaria”, ha affermato Ajay Srivastava della Global Trade Research Initiative (GTRI), un think tank con sede a Delhi, come riporta la BBC.
Sono dunque in corso negoziati per un accordo commerciale tra i due paesi, con l’obiettivo di concludere un’intesa entro il mese prossimo. Secondo il GTRI, l’impatto più significativo dei dazi è stato avvertito dai settori ad alta intensità di manodopera come quello tessile, dei gioielli e delle pietre preziose, dei prodotti dell’ingegneria meccanica e dei prodotti chimici, che hanno subito le perdite più pesanti.
Le spedizioni verso gli Stati Uniti hanno registrato un calo per quattro mesi consecutivi, con una flessione del 37,5%: da 8,8 miliardi di dollari (6,5 miliardi di sterline) a maggio a 5,5 miliardi a settembre. Il calo delle esportazioni ha anche contribuito al deficit commerciale dell’India (il divario tra importazioni ed esportazioni), che a settembre ha raggiunto il massimo degli ultimi tredici mesi, pari a 32,15 miliardi di dollari.
Parte della riduzione delle esportazioni verso gli Stati Uniti è stata attenuata dal miglioramento degli scambi commerciali con paesi come gli Emirati Arabi Uniti e la Cina. I negoziati commerciali tra India e Stati Uniti sono ripresi a settembre dopo mesi di stallo dovuti a una serie di divergenze.
Tuttavia, permangono importanti punti di attrito in materia di commercio, tra cui l’accesso al settore agricolo e lattiero-caseario. Da anni Washington spinge infatti per un maggiore accesso al mercato agricolo indiano, considerandolo un settore ancora inesplorato. Ma l’India lo ha protetto con forza, invocando la sicurezza alimentare, i mezzi di sussistenza e gli interessi di milioni di piccoli agricoltori.
Fino a poco tempo fa, gli Stati Uniti erano il principale partner commerciale dell’India, con un commercio bilaterale che ha raggiunto i 190 miliardi di dollari nel 2024. Trump e Modi hanno fissato l’obiettivo di portarla a 500 miliardi di dollari.
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