Shutdown al sesto giorno: Trump e i democratici restano fermi

Shutdown al sesto giorno: Trump e i democratici restano fermi

K metro 0 – Washington – È entrato nel suo sesto giorno lo shutdown del governo federale, e a Washington non si intravedono spiragli per una rapida riapertura. Mentre circa due milioni di dipendenti pubblici restano senza stipendio e oltre 750 mila sono in congedo forzato, il presidente Donald Trump continua a puntare il dito

K metro 0 – Washington – È entrato nel suo sesto giorno lo shutdown del governo federale, e a Washington non si intravedono spiragli per una rapida riapertura. Mentre circa due milioni di dipendenti pubblici restano senza stipendio e oltre 750 mila sono in congedo forzato, il presidente Donald Trump continua a puntare il dito contro i democratici, accusandoli di “bloccare l’assistenza sanitaria per gli americani che lavorano duramente”.

Durante il fine settimana, Trump ha rilanciato il messaggio nel corso di un evento in Virginia per il 250° anniversario della Marina statunitense, assicurando ai militari che “riceveranno presto i loro assegni” e promettendo aumenti salariali “generalizzati”.

Secondo quanto riferisce Associated Press (AP), al Congresso si respira un clima di totale sfiducia reciproca: nessun contatto concreto tra i leader dei due partiti dopo la riunione del 29 settembre alla Casa Bianca. Da allora, “i repubblicani, compreso Trump, hanno smesso di comunicare”, ha dichiarato il leader democratico alla Camera Hakeem Jeffries (D-NY).

Caos al Congresso e una crisi di fiducia

Con la Camera in pausa fino al 14 ottobre, l’attenzione si concentra ora sul Senato, chiamato a votare su due disegni di legge per sbloccare i fondi federali. Entrambe le misure, tuttavia, rischiano di naufragare senza un compromesso bipartisan.

Il leader della maggioranza repubblicana al Senato John Thune, dal South Dakota, ha avvertito che la sospensione dei finanziamenti “continuerà finché i democratici voteranno contro”.

Nel frattempo, i repubblicani vogliono mantenere invariati gli attuali livelli di spesa, mentre i democratici chiedono una proroga dei sussidi dell’Affordable Care Act, considerata la condizione minima per appoggiare qualsiasi legge di bilancio.

“Dobbiamo affrontare la crisi sanitaria e ottenere garanzie scritte nella legge”, ha spiegato il senatore democratico Adam Schiff, citato da AP, accusando l’amministrazione Trump di “bloccare anche le spese già approvate dal Congresso”.

Stipendi congelati e uffici chiusi

Con il protrarsi della chiusura, cresce la tensione tra i dipendenti pubblici. Molti servizi non essenziali sono sospesi, mentre truppe, controllori di volo e personale della sicurezza nazionale continuano a lavorare senza retribuzione.

Secondo la Partnership for Public Service, l’amministrazione Trump ha già ridotto di oltre 200.000 unità la forza lavoro federale, e i nuovi tagli minacciati dal presidente aggravano ulteriormente la situazione.

Durante un punto stampa alla Casa Bianca, Trump ha confermato che i licenziamenti “stanno avvenendo proprio ora”, attribuendo ancora una volta la responsabilità ai democratici. Non ha però chiarito quali agenzie siano coinvolte.

L’economia rallenta e il deficit pesa

Lo stallo arriva in un momento di fragilità economica. La crescita statunitense resta positiva ma rallenta, mentre l’inflazione e il deficit federale – vicino ai 2.000 miliardi di dollari – destano crescente preoccupazione.

Le tasse sulle importazioni introdotte da Trump hanno aumentato i costi per le imprese e alimentato i timori di nuovi contraccolpi sulla fiducia dei consumatori. Alcuni funzionari citati da AP sostengono che la sospensione del lavoro di migliaia di dipendenti possa “far risparmiare denaro al governo”, ma le agenzie come i CDC e la FAA operano ormai a regime ridotto, con ritardi e rischi per la sicurezza.

Guerra di propaganda e accuse incrociate

Nelle ultime ore, lo scontro si è spostato anche sui social. I democratici accusano i repubblicani di usare “meme e provocazioni” per distrarre l’opinione pubblica dal blocco legislativo.

Il vicepresidente JD Vance ha difeso un video ironico – in cui Jeffries appare con un sombrero e baffi finti – definendolo “solo uno scherzo”, ma il gesto è stato interpretato come una presa in giro delle comunità di origine messicana.

I repubblicani, da parte loro, sostengono che i sussidi richiesti dai democratici favorirebbero anche gli “immigrati illegali”. Un’affermazione contestata dai dati ufficiali, che mostrano come gli stranieri senza documenti non abbiano diritto ad alcun programma sanitario federale, incluso l’Affordable Care Act o Medicaid, salvo i rimborsi di emergenza per gli ospedali.

Washington paralizzata e America divisa

A Capitol Hill, la paralisi appare totale. Nessun tavolo di mediazione formale è in corso e i contatti privati tra le due delegazioni – riferisce ancora AP – “sono scarsi e superficiali”.

Molti analisti ricordano che questo è il quarto shutdown federale in meno di dieci anni, ma il primo del secondo mandato di Trump, che ora affronta anche critiche interne al Partito repubblicano.

Il presidente della Camera Mike Johnson ha convocato una conferenza stampa per lunedì, ma senza indicare nuove proposte. I democratici, al contrario, si dicono pronti a votare “oggi stesso” un piano ponte di 45 giorni per garantire il pagamento degli stipendi e riattivare i servizi di base.

Se il blocco dovesse superare le due settimane, gli effetti si farebbero sentire anche sull’economia reale, in particolare nei trasporti, nell’edilizia pubblica e nei contratti militari.  Per ora, però, nessuno dei due partiti sembra disposto a cedere.

di Sandro Doria

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