K metro 0 – Bruxelles – Giro di vite per i visti turistici ai cittadini russi? La Commissione europea presenterà a breve nuove raccomandazioni sul rilascio dei permessi, che dovrebbero entrare in vigore all’inizio del 2026. Non saranno vincolanti, fungeranno però da guida per gli Stati membri. Altro argomento oggetto di discussione da tempo è
K metro 0 – Bruxelles – Giro di vite per i visti turistici ai cittadini russi? La Commissione europea presenterà a breve nuove raccomandazioni sul rilascio dei permessi, che dovrebbero entrare in vigore all’inizio del 2026. Non saranno vincolanti, fungeranno però da guida per gli Stati membri. Altro argomento oggetto di discussione da tempo è la limitazione della libertà di movimento dei diplomatici russi in possesso di visti Schengen e presenti nell’UE.
Secondo la Commissione europea, nel 2024 oltre 500.000 russi hanno ottenuto un visto Schengen, con un aumento significativo rispetto all’anno precedente. È proprio questa dinamica che ha stimolato la richiesta di nuove restrizioni. “Non possiamo semplicemente permettere ai russi di viaggiare e godersi la vita mentre il loro governo uccide ogni giorno gli ucraini e minaccia la nostra sicurezza”, ha affermato un diplomatico UE, sottolineando che sono soprattutto i rappresentanti benestanti della classe media russa a recarsi nel Vecchio continente.
Bruxelles vuole dunque che i paesi rendano più difficile questa possibilità, dopo anni di pressioni da parte dei paesi membri lungo il confine orientale.
L’UE ha di fatto già abolito il suo accordo di facilitazione dei visti con la Russia nel settembre 2022, dopo che Mosca ha lanciato la sua invasione su larga scala dell’Ucraina, rendendo il processo di richiesta del visto più costoso e arduo per i russi.
Tuttavia, i pass rimangono di competenza dei singoli paesi membri, il che significa che l’esecutivo della Commissione non può imporre un divieto totale all’ingresso dei russi nel blocco. Di conseguenza, le politiche nazionali variano a seconda delle nazioni continentali. Polonia, Repubblica Ceca, Finlandia, Lettonia, Estonia e Lituania, bloccano o limitano severamente le richieste di visto da parte dei cittadini russi, tranne in casi specifici, mentre Ungheria, Francia, Spagna e Italia, le concedono in modo più liberale. La Lettonia in particolare ha sospeso i visti turistici per i russi tre anni fa. Interrogata sulle nuove linee guida dell’UE, il ministro degli Esteri Baiba Braže ha sottolineato la necessità di “garantire un approccio unificato e coerente in tutto il blocco” nel rilascio dei visti ai cittadini russi.
In dettaglio, la maggior parte degli Stati dell’UE confinanti con la Russia ha già limitato in modo significativo le richieste di visto da parte dei cittadini russi. La Polonia, gli Stati baltici, la Repubblica Ceca e la Finlandia hanno praticamente chiuso le porte al loro vicino orientale.
Tuttavia, i paesi la cui economia dipende dal turismo – Italia, Spagna, Grecia, Francia e l’Ungheria, favorevole a Mosca – continuano ad applicare una politica dei visti relativamente liberale, nonostante la guerra in corso in Ucraina.
Delle capitali più intransigenti stanno inoltre spingendo per un divieto totale di ingresso dei cittadini russi. Una tale decisione richiederebbe però una maggioranza qualificata degli Stati membri.
Alcuni membri della società civile russa hanno però messo in guardia l’UE dal trasformare i visti turistici in un’arma contro Mosca. Yulia Navalnaya, figura chiave dell’opposizione russa in esilio e vedova del defunto leader dell’opposizione Alexei Navalny, questa settimana ha espresso il suo sgomento dopo che i media hanno riferito che l’UE stava valutando un divieto di ingresso per i turisti russi nell’ambito del suo 19° pacchetto di sanzioni, che dovrebbe essere presentato alla fine di questo mese.
In una lettera indirizzata al capo della politica estera dell’UE Kaja Kallas, Navalnaya ha così esortato Bruxelles a “fare una chiara distinzione tra la responsabilità del regime e quella dei cittadini russi comuni”. Ha suggerito di rivolgere tali restrizioni agli “oligarchi, ai funzionari della sicurezza, ai propagandisti e agli altri complici del regime”.
Il ministro degli Esteri ceco Jan Lipavský propone da tempo di vietare ai diplomatici russi di viaggiare al di fuori del Paese in cui sono stati inviati. “È un vantaggio inutile che concediamo al regime russo e che viene sfruttato per facilitare operazioni di sabotaggio”, ha affermato il mese scorso.
Un funzionario della Commissione europea ha confermato a POLITICO che le nuove linee guida per i paesi dell’Unione, previste per la fine dell’anno, raccomanderanno restrizioni più severe sul rilascio dei visti ai cittadini russi e di altri paesi ostili.
Due diplomatici europei provenienti da paesi confinanti con la Russia hanno affermato che i loro governi hanno esercitato pressioni su Bruxelles per anni affinché essa emanasse tali linee guida, che uno dei diplomatici ha definito “attese da tempo”. Al funzionario della Commissione e ai diplomatici europei è stata concessa l’anonimato in quanto non autorizzati a discutere pubblicamente di questo delicato argomento.
Le misure, ricordiamo, sono tornate all’ordine del giorno nel contesto della guerra prolungata della Russia contro l’Ucraina e dopo che un numero record di turisti russi – più di mezzo milione – ha visitato l’Europa durante la stagione estiva di quest’anno.
Il diciannovesimo pacchetto di sanzioni dell’UE dovrebbe essere presentato nei prossimi giorni e alcuni diplomatici riferiscono che gli Stati membri stanno valutando la possibilità di aggiornare le norme già modificate dopo l’abolizione del regime semplificato dei visti con la Russia nel settembre 2022.
In precedenza, la Repubblica Ceca aveva proposto di vietare ai diplomatici russi di circolare liberamente in Europa, consentendo loro di soggiornare solo nel Paese in cui sono accreditati, annullando di fatto l’accordo di Schengen per loro.
Praga, sostenuta da altri Stati confinanti, cita i rischi di spionaggio e sabotaggio, dopo aver espulso negli anni precedenti decine di agenti russi che si fingevano diplomatici.
“Gli arresti della scorsa settimana in Romania e l’espulsione di un ‘diplomatico’ bielorusso da Praga sono un’ulteriore prova che la libertà di movimento dovrebbe essere limitata”, ha affermato un altro diplomatico dell’UE.
“Questo caso dimostra che non dovremmo permettere che Schengen venga abusato per azioni ostili. Gli agenti coperti dall’immunità diplomatica non dovrebbero avere libertà di azione in Europa”, ha affermato il ministro degli Esteri ceco Jan Lipavský.
di Sandro Doria