K metro 0 – Londra – La metropolitana di Londra è praticamente ferma e i pendolari sono costretti a cercare alternative: biciclette, autobus e i classici taxi neri stanno diventando i mezzi di salvezza per spostarsi nella capitale. Lo sciopero, indetto dai lavoratori della metro per protestare contro salari e condizioni di lavoro, durerà fino
K metro 0 – Londra – La metropolitana di Londra è praticamente ferma e i pendolari sono costretti a cercare alternative: biciclette, autobus e i classici taxi neri stanno diventando i mezzi di salvezza per spostarsi nella capitale.
Lo sciopero, indetto dai lavoratori della metro per protestare contro salari e condizioni di lavoro, durerà fino a giovedì 11 settembre e ha portato alla chiusura della maggior parte della rete. A muoversi sono i membri del sindacato Rail, Maritime and Transport (RMT).
Restano aperte la linea Elizabeth e la Overground, ma Transport for London (TfL) ha già avvisato: saranno prese d’assalto.
In questo scenario di caos, la società di noleggio biciclette Lime, che dispone di oltre 25.000 mezzi in città, si sta preparando a un boom di richieste. Il direttore generale Kaan Tas ha spiegato che, come in ogni sciopero, l’azienda ha predisposto un piano straordinario: squadre pronte a sostituire le batterie, riparare le biciclette e distribuire i mezzi dove c’è maggiore bisogno. Sono state organizzate anche pattuglie a piedi supplementari per liberare le aree più affollate e garantire la disponibilità delle bici.
Ma per chi arriva da fuori Londra il disagio è ancora più pesante. Chris Barnes, che ogni giorno si sposta da Ramsgate, nel Kent, ha raccontato che il suo tragitto giornaliero si allungherà fino a sei ore complessive: “Capisco le ragioni dei lavoratori, ma la mia comprensione è esaurita”.
Rachel Edwards, dipendente del servizio sanitario nazionale, si è detta contraria alla richiesta del sindacato di ridurre l’orario settimanale a 32 ore: “È irrealistica. Il Paese è già in difficoltà, dobbiamo collaborare e non scioperare”.
C’è anche chi, come Paul Weallans, la prende con filosofia: “Gli scioperi fanno parte della vita londinese. Speriamo solo che si arrivi presto a una soluzione”.
Secondo quanto riportato dalla BBC, il sindacato RMT ha ribadito che la protesta non ha l’obiettivo di colpire il pubblico o le piccole imprese, ma nasce dal rifiuto di TfL di valutare una riduzione dell’orario settimanale. Una misura che, secondo i sindacalisti, servirebbe a ridurre stanchezza e rischi per la salute, aggravati da turni sempre più pesanti.
Il sindacato ha fatto notare che dal 2018 i dipendenti della metro sono calati di 2.000 unità e che i lavoratori rimasti sopportano carichi eccessivi. “Una settimana più corta è equa e sostenibile – spiegano – soprattutto se si considera che TfL lo scorso anno ha registrato un surplus di 166 milioni di sterline e gestisce un bilancio annuale da 10 miliardi”.
Dall’altra parte, però, la dirigenza di London Underground non cede. Il direttore delle operazioni clienti, Nick Dent, ha definito “semplicemente insostenibili” le richieste del sindacato, stimando che una settimana lavorativa da 32 ore costerebbe all’azienda “centinaia di milioni”. E avverte che la protesta, organizzata a giorni alterni da diversi gruppi di lavoratori, rischia di causare danni seri al servizio.
di Sandro Doria