Nigel Farage, il ritorno in prima linea della politica britannica

Nigel Farage, il ritorno in prima linea della politica britannica

K metro 0 – Londra – Nigel Farage, figura storica della destra britannica e protagonista della stagione che ha portato alla Brexit, è tornato a occupare un ruolo centrale nella politica del Regno Unito. Dopo anni trascorsi ai margini, nel 2024 ha ottenuto per la prima volta un seggio alla Camera dei Comuni, all’ottavo tentativo,

K metro 0 – Londra – Nigel Farage, figura storica della destra britannica e protagonista della stagione che ha portato alla Brexit, è tornato a occupare un ruolo centrale nella politica del Regno Unito. Dopo anni trascorsi ai margini, nel 2024 ha ottenuto per la prima volta un seggio alla Camera dei Comuni, all’ottavo tentativo, con il suo partito Reform UK. Un passaggio che ha dato nuova legittimità a un leader spesso percepito come outsider e che ha consolidato le basi per il rilancio del movimento.

Oggi Reform UK conta quattro deputati e circa 230mila iscritti. Nonostante il peso parlamentare ancora ridotto, il partito punta a presentarsi come una forza politica strutturata, capace di andare oltre il ruolo di semplice catalizzatore di proteste. Al congresso nazionale di Birmingham, l’organizzazione ha mostrato una crescita visibile: più personale a tempo pieno, una rete territoriale in espansione e persino un think tank, il Centre for a Better Britain, incaricato di elaborare proposte politiche per rafforzare il profilo programmatico del movimento.

Il tema centrale resta l’immigrazione, questione che negli ultimi mesi ha dominato il dibattito pubblico, soprattutto dopo le proteste contro l’uso di hotel per ospitare richiedenti asilo e vari episodi di cronaca. Farage insiste su misure drastiche, come il blocco immediato degli sbarchi, ma senza dettagli concreti sulla loro attuazione. La semplicità dei messaggi, tuttavia, continua a intercettare un malessere diffuso, soprattutto in aree dove i cambiamenti demografici sono percepiti come più rapidi.

Parallelamente, Reform ha cercato di ampliare il proprio raggio d’azione con proposte su temi economici e sociali, compresa la nazionalizzazione di alcuni settori strategici, una scelta che mira a conquistare consenso in aree tradizionalmente laburiste. Questa strategia ha già dato risultati: il partito ha ottenuto voti significativi in circoscrizioni come Durham e ha iniziato a radicarsi anche in Galles e Scozia, territori finora lontani dalla sua influenza.

Il contesto politico favorisce questa avanzata. I Conservatori, logorati da quindici anni al governo, affrontano un calo di consensi e divisioni interne. I Laburisti di Keir Starmer, pur avendo conquistato una larga maggioranza, devono fare i conti con critiche legate alla gestione economica e alla politica estera. In questo scenario, Reform UK si propone come una terza opzione, sfruttando la sfiducia verso i partiti tradizionali.

Resta però l’incognita della tenuta interna. La base elettorale di Reform è eterogenea: accanto a chi lo sostiene per le posizioni dure sull’immigrazione, ci sono elettori attratti da temi sociali ed economici, oppure semplicemente delusi dalle altre forze politiche. Questa varietà di motivazioni potrebbe diventare un limite quando il partito sarà chiamato a elaborare politiche più precise e dettagliate.

Sul piano politico, Farage non nasconde le sue ambizioni. In più occasioni ha dichiarato di guardare alle elezioni del 2029 come obiettivo reale per rafforzare il peso di Reform, consapevole che il percorso sarà lungo e complesso. La solidità della maggioranza laburista rende improbabile una crescita rapida fino al governo, ma il partito punta a consolidarsi come forza stabile, capace di influenzare l’agenda politica e di capitalizzare il malcontento diffuso.

Il percorso di Farage rimane dunque legato a una scommessa: trasformare un movimento nato come espressione di protesta in un soggetto politico capace di durare nel tempo e di incidere davvero sulla vita politica britannica. Una sfida che finora nessuna delle sue precedenti esperienze ha superato.

Nigel Farage, intanto, ha ammesso di usare una società privata per evitare di pagare meno tasse. Parlando con una corrispondente dell’emittente “Sky News” a Birmingham, in occasione della conferenza di Reform, Farage ha affermato di avvalersi di una società privata per non pagare parte delle tasse dovute per i guadagni extra rispetto al suo ruolo politico. Questo, come scrive “Sky News”, gli permette di dirottare i fondi su “Gb News”, il che significa che pagherebbe il 25 per cento di imposta sulle società sugli utili e non il 40 per cento di imposta sul reddito. Il registro degli interessi parlamentari mostra che Farage ha guadagnato quasi 400 mila sterline da Gb News dall’agosto 2024, ma queste somme vengono versate direttamente alla sua società Thorn in the Side Ltd, di cui è amministratore. Il valore della società ammonta ora a 2,6 milioni di sterline. 

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