K metro 0 – Bruxelles – Non solo armi, missili e cyberdifesa. La NATO guarda alla sanità come nuovo fronte strategico, convinta che la guerra del futuro si giocherà anche sulla capacità di mantenere in vita, curare e rafforzare i soldati. È in questa chiave che tre startup del settore salute – la francese MANITTY,
K metro 0 – Bruxelles – Non solo armi, missili e cyberdifesa. La NATO guarda alla sanità come nuovo fronte strategico, convinta che la guerra del futuro si giocherà anche sulla capacità di mantenere in vita, curare e rafforzare i soldati.
È in questa chiave che tre startup del settore salute – la francese MANITTY, la statunitense Swaza e la britannica 52 North Health – sono state scelte dall’acceleratore tecnologico DIANA, insieme ad altre dodici aziende, per sviluppare progetti a duplice uso: soluzioni nate per la medicina civile, ma già pensate per scenari militari.
Le idee selezionate non sembrano uscire da un ospedale tradizionale, ma da un manuale di guerra avanzata. MANITTY punta a un sistema basato sull’intelligenza artificiale capace di controllare in tempo reale segni vitali e attività cerebrale, scoprendo in anticipo sintomi di collasso fisico o mentale. Swaza lavora a un metodo per respirare senza ventilatori né bombole, pensato per teatri di emergenza dove i mezzi scarseggiano. 52 North Health, invece, sviluppa un dispositivo in grado di rilevare in pochi minuti chi è stato contaminato da radiazioni, rendendo possibile un triage a distanza in caso di incidente o attacco nucleare.
Ognuna riceverà 300.000 euro, accesso ai centri di test dell’Alleanza e il supporto per attrarre investitori e utenti finali. In altre parole, la NATO non si limita a finanziare idee: cerca di trasformarle in strumenti operativi pronti all’uso.
Non è un caso isolato. DIANA ha già inserito la “resilienza umana e le biotecnologie” tra le aree prioritarie del 2026, con l’obiettivo di “migliorare e proteggere la salute e le prestazioni umane in condizioni estreme”. E lo scorso giugno, il fondo per l’innovazione dell’Alleanza ha investito 30 milioni di euro in Portal Biotech, società britannica che accelera lo sviluppo di farmaci e diagnostica.
Il discorso non riguarda solo Bruxelles. In Francia, un documento interno del Ministero della Salute – svelato da Le Canard Enchaîné – ha chiesto agli ospedali di predisporre piani in caso di conflitto armato entro marzo 2026. Lo scenario prevede l’arrivo di 10.000 fino a 50.000 militari feriti in poche settimane.
Il ministro Catherine Vautrin ha confermato la circolare: “Non dobbiamo ripetere gli errori del Covid. Prepararsi significa essere pronti ad affrontare ogni crisi”. La stessa lettera, datata 18 luglio, consigliava anche ai cittadini di mettere da parte un kit di sopravvivenza: sei litri d’acqua, cibo in scatola, torce, batterie e farmaci di base.
Il messaggio, in controluce, è chiaro: la difesa non si gioca solo sul terreno dei carri armati, ma anche nelle corsie d’ospedale e nella capacità di resistere a crisi prolungate. Non a caso Emmanuel Macron ha raddoppiato il bilancio militare francese, destinato a passare da 32 miliardi di euro nel 2017 a 64 miliardi nel 2027, con un aumento già di 3 miliardi il prossimo anno.
La guerra del futuro, insomma, non sarà soltanto una questione di arsenali: sarà anche una sfida medica, psicologica e logistica.
di Sandro Doria