Dazi, Tokyo vuole chiudere l’accordo con gli USA entro agosto

Dazi, Tokyo vuole chiudere l’accordo con gli USA entro agosto

K metro 0 – Washington – Nonostante la sconfitta della coalizione di governo alle elezioni per la Camera alta, il Giappone non ha intenzione di rallentare i negoziati commerciali con gli Stati Uniti. Ryosei Akazawa, il principale negoziatore giapponese, è arrivato ieri a Washington con un obiettivo preciso: trovare un’intesa con l’amministrazione Trump entro il

K metro 0 – Washington – Nonostante la sconfitta della coalizione di governo alle elezioni per la Camera alta, il Giappone non ha intenzione di rallentare i negoziati commerciali con gli Stati Uniti. Ryosei Akazawa, il principale negoziatore giapponese, è arrivato ieri a Washington con un obiettivo preciso: trovare un’intesa con l’amministrazione Trump entro il 1° agosto, data fissata dallo stesso presidente americano come limite per concludere i colloqui, riferisce Japan Today.

Appena atterrato, Akazawa ha detto ai giornalisti di non essere preoccupato per gli esiti elettorali. “Credo che sia il Giappone sia gli Stati Uniti vogliano trovare un’intesa entro quella scadenza”, ha dichiarato, riferendosi alla fine del periodo di sospensione delle tariffe volute da Trump.

Negli States però, il Segretario al Tesoro Scott Bessent ha frenato le aspettative, ribadendo in un’intervista alla CNBC che la priorità resta ottenere accordi “di qualità” e che non ci saranno accelerazioni solo per rispettare una data.

Akazawa è a Washington per l’ottavo ciclo di trattative di persona con esponenti del governo americano. È partito da Tokyo poche ore dopo la batosta elettorale che ha tolto al primo ministro Shigeru Ishiba la maggioranza anche alla Camera alta. Un risultato influenzato dal crescente malcontento per il caro vita e dal calo di fiducia nei confronti della coalizione di governo.

Senza un accordo entro l’inizio di agosto, il Giappone rischia in effetti di subire un nuovo dazio del 25% su molte merci, che andrebbe ad aggiungersi alle tariffe già imposte sulle auto e altri settori, con il rischio di un colpo serio all’economia del Paese.

Durante la sua missione di tre giorni, Akazawa ha in programma incontri con Bessent, il Segretario al Commercio Howard Lutnick e il Rappresentante per il Commercio Jamieson Greer, se gli impegni dei tre lo consentiranno.

“Le questioni interne al Giappone non sono la nostra priorità. Il nostro compito è ottenere il miglior accordo possibile per gli americani”, ha ribadito Bessent.

Il primo ministro Ishiba, che ha annunciato di voler restare in carica, ha voluto ricordare che il Giappone è uno dei maggiori investitori negli Stati Uniti e un importante creatore di posti di lavoro. “Proprio per questo – ha spiegato – abbiamo sempre cercato il dialogo, puntando sugli investimenti anziché sui dazi”.

Lo scorso 2 aprile, Trump aveva imposto dazi generalizzati contro molti Paesi con cui gli USA registrano un disavanzo commerciale, congelandoli però per 90 giorni in attesa di negoziati. Il rinvio della scadenza al 1° agosto è stato deciso alla luce dei pochi progressi registrati, soprattutto con partner come Giappone, Corea del Sud e Unione Europea.

Da allora, il team di Akazawa ha cercato di convincere Washington a fare marcia indietro sulla tariffa sulle auto, salita ad aprile al 27,5%. Nelle proposte giapponesi figurano maggiori importazioni di mais e gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti, nel tentativo di ridurre il surplus commerciale.

Ma per ora la Casa Bianca non ha dato segnali di apertura. Anzi, Trump ha continuato a fare pressione, accusando il Giappone di essere restio ad aprire il proprio mercato alle auto e ai prodotti agricoli statunitensi.

Intanto, a Tokyo, alcuni avvocati hanno presentato ricorsi in tribunale per chiedere l’annullamento dei risultati delle elezioni di domenica. Al centro della contestazione c’è la forte disparità nel peso dei voti tra le diverse circoscrizioni elettorali, un problema storico in Giappone.

Secondo i calcoli dell’agenzia Kyodo, la prefettura di Kanagawa ha registrato il maggior numero di elettori per ogni seggio disponibile, mentre Fukui ne ha avuti molti di meno. In alcuni casi, il valore del voto di un cittadino poteva essere tre volte inferiore a quello di un altro, a seconda della zona.

“Anche se la Corte Suprema ha dichiarato che questo problema va risolto, si è votato ancora con lo stesso sistema”, ha spiegato l’avvocato Hidetoshi Masunaga dopo aver depositato il ricorso presso il tribunale di Osaka.

Negli anni scorsi, la Corte Suprema giapponese aveva già definito incostituzionali diverse elezioni a causa delle disparità di rappresentanza, ma non ha mai annullato formalmente i risultati, limitandosi a richiamare il legislatore.

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Joseph Villeroy
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