K metro 0 – Londra – I cittadini britannici di sedici e diciassette anni potrebbero votare per la prima volta alle prossime elezioni parlamentari del Regno Unito, in linea con quanto già previsto per gli appuntamenti elettorali in Scozia e Galles. Il governo di Londra, infatti, ha presentato una proposta per abbassare l’età di voto
K metro 0 – Londra – I cittadini britannici di sedici e diciassette anni potrebbero votare per la prima volta alle prossime elezioni parlamentari del Regno Unito, in linea con quanto già previsto per gli appuntamenti elettorali in Scozia e Galles.
Il governo di Londra, infatti, ha presentato una proposta per abbassare l’età di voto da 18 a 16 anni, che è una delle promesse contenute nel manifesto elettorale laborista dell’estate scorsa. “Per troppo tempo la fiducia pubblica nella nostra democrazia è stata danneggiata”, ha dichiarato la vicepremier Angela Rayner, aggiungendo: “Stiamo agendo per rimuovere le barriere alla partecipazione, garantendo che più persone abbiano la possibilità di prendere parte alla democrazia britannica. È parte del nostro piano per il cambiamento e del nostro impegno a dare ai sedicenni il diritto di voto”.
Intanto, secondo le ultime previsioni delle Nazioni Unite, entro la fine del secolo la popolazione del Regno Unito passerà da 69,6 a 74,3 milioni di abitanti, registrando un incremento del 6,8 per cento: il più alto tra i grandi Paesi europei. La crescita sarà trainata soprattutto dall’immigrazione, con un saldo migratorio netto stimato in 14,3 milioni di persone entro il 2100, quasi il doppio rispetto alla Francia (7,8 milioni). In assenza di nuovi ingressi, la popolazione britannica subirebbe invece un forte calo, scendendo sotto i 50 milioni, complice un tasso di fertilità stabile a 1,44 figli per donna. Anche l’età mediana della popolazione, attualmente pari a 40 anni, potrebbe toccare i 50 già nel 2067 se venisse meno l’apporto migratorio.
Tuttavia, l’aumento degli arrivi pone sfide rilevanti per il sistema dei servizi pubblici. Il numero di stranieri che percepiscono l’Universal Credit è salito a 1,26 milioni, mentre tra i rifugiati e i titolari di visti umanitari il tasso di disoccupazione si attesta al 59,1 per cento.
Infine, il programma preventivo di antiterrorismo britannico “Prevent” dovrebbe includere anche persone “ossessionate dalla violenza” ma prive di una chiara ideologia. È quanto risulta da un rapporto commissionato dal governo di Londra, in cui è emerso che il programma, istituito nel 2003 e ampliato dopo gli attentati del 7 luglio 2005 nella capitale, funzionerebbe meglio se fosse collegato formalmente a un sistema più ampio di prevenzione e protezione dalla violenza.
“Con l’evolversi delle minacce, è sempre più difficile distinguere tra violenza estrema di matrice terroristica e non terroristica”, ha dichiarato David Anderson, autore del rapporto, al quotidiano “Financial Times”, aggiungendo: “Prevent deve poter affrontare entrambe le situazioni”. Il rapporto analizza i casi di Axel Rudakubana, che ha ucciso tre bambine a Southport nell’estate dell’anno scorso, e di Ali Harbi Ali, autore dell’omicidio del deputato David Amess nel 2021: in entrambi i casi Prevent aveva ignorato i segnali d’allarme. Anderson propone un sistema integrato di tutela che offra supporto a tutte le persone con tendenze violente, a prescindere dalla motivazione.
L’esperto ha inoltre suggerito di rafforzare il monitoraggio online tramite una nuova unità di intelligence open source. Pur definendo Prevent “controverso”, Anderson ha affermato che “nei suoi esiti migliori, può ottenere risultati incoraggianti e ispiratori”.