Francesca Albanese: “Israele va isolato, il diritto internazionale è sotto attacco”

Francesca Albanese: “Israele va isolato, il diritto internazionale è sotto attacco”

K metro 0 – Bogotà –  A Bogotà, in Colombia, la relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei Territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, ha lanciato un appello forte e senza precedenti: “interrompere ogni tipo di rapporto con Israele, non solo nei confronti delle sue autorità militari e civili operanti nei Territori occupati,

K metro 0 – Bogotà –  A Bogotà, in Colombia, la relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei Territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, ha lanciato un appello forte e senza precedenti: “interrompere ogni tipo di rapporto con Israele, non solo nei confronti delle sue autorità militari e civili operanti nei Territori occupati, ma anche a livello politico, diplomatico ed economico globale”.

Il suo intervento è avvenuto durante la Conferenza internazionale del Gruppo dell’Aia, promossa dal presidente colombiano Gustavo Petro con l’obiettivo di elaborare misure concrete contro le azioni militari israeliane a Gaza. Al vertice hanno partecipato, oltre alla Colombia, anche il Sudafrica – co-presidente dell’incontro – Cuba, Bolivia, Honduras, Malesia, Senegal e Namibia. Si tratta di un nucleo crescente di Paesi del Sud globale che sta cercando di costruire una nuova alleanza internazionale in nome del diritto e della giustizia, riferisce Ansa.

Secondo Albanese, il Gruppo dell’Aia rappresenta dunque un’opportunità storica per imprimere una svolta alla politica internazionale, spesso paralizzata da interessi strategici ed economici: “Questa conferenza dimostra che un cammino diverso è possibile. Il gruppo ha il potenziale per diventare un nuovo centro morale nel mondo”, ha dichiarato.

Durante il suo discorso, Albanese non ha risparmiato critiche neppure all’Unione europea, di cui lei stessa è cittadina: “Come europea, temo ciò che l’Ue è diventata per molti: una confraternita di Stati che predica il diritto ma è guidata da logiche coloniali, allineandosi agli interessi statunitensi anche quando questi ci trascinano da un conflitto all’altro”. Parole dure, che chiamano in causa le responsabilità dei governi occidentali nel mantenere lo status quo in Palestina.

La relatrice ha poi denunciato lo smantellamento “dell’ultima funzione dell’Onu, l’assistenza umanitaria” che ha come obiettivo “provocare fame, spostare ripetutamente o assassinare deliberatamente una popolazione che è stata ‘marcata’ per l’eliminazione”.

Un’accusa pesante, che si lega al contenuto dell’ultimo rapporto da lei pubblicato, in cui Israele viene accusato di crimini di guerra e persino di genocidio.

Questo stesso documento è all’origine delle sanzioni annunciate il 9 luglio dagli Stati Uniti nei suoi confronti. La Albanese si è così soffermata sulle sanzioni impostele da Washington a seguito delle sue critiche alla posizione della Casa Bianca su Gaza, a suo dire, una “violazione” della sua immunità.

Il Segretario di Stato, senatore repubblicano Marco Rubio, tra i promotori della misura, ha definito la sua attività “parziale e dannosa”, accusandola di voler influenzare indebitamente la Corte penale internazionale affinché proceda contro funzionari e aziende israeliane e statunitensi. Albanese ha risposto con fermezza: “Questa decisione non ha precedenti. Si tratta di una chiara violazione della mia immunità, garantita dalla Convenzione Onu sui privilegi e le immunità. È un segnale minaccioso per chiunque difenda il diritto internazionale”.

La nostra connazionale, giurista ed esperta di diritti umani italiana, è dunque nel mirino, viene minacciata ogni giorno, per le sue accuse di lunga data secondo cui Israele starebbe commettendo un “genocidio” a Gaza.

La sua posizione ha ricevuto il sostegno delle Nazioni Unite, che il giorno successivo hanno chiesto la revoca delle sanzioni, e dell’Unione europea, che ha ribadito il proprio appoggio agli organismi internazionali per i diritti umani e ai loro rappresentanti indipendenti.

Nel suo rapporto, Albanese punta il dito non solo contro lo Stato israeliano, ma anche contro centinaia di imprese – molte delle quali occidentali – che trarrebbero profitti dall’occupazione militare e dalla colonizzazione dei Territori palestinesi. “Se la Palestina fosse una scena del crimine, vi troveremmo le impronte digitali di tutti noi – ha detto in un’intervista a il Manifesto – dalle banche alle università, dalle piattaforme turistiche alle imprese dell’industria bellica”.

Secondo l’esperta, l’occupazione non è sostenuta solo da attori pubblici, ma anche da una rete diffusa e complessa di attività economiche: dalle aziende che estraggono materie prime nei Territori, a quelle che forniscono bulldozer per demolire abitazioni palestinesi, fino a giganti tecnologici e militari che collaborano con Israele nello sviluppo di armamenti. Tra le realtà citate ci sono anche multinazionali come Airbnb, Booking, Volvo, oltre a colossi del settore bellico come Elbit Systems e l’italiana Leonardo.

“Esiste un’economia dell’occupazione – ha spiegato – che si è evoluta in economia del genocidio. Queste aziende partecipano a crimini gravi e dovrebbero essere processate. Non si può più fingere che esista un Israele buono dentro i confini del ’48 e uno cattivo nei Territori. Lo Stato è uno solo, e l’intera impalcatura dell’apartheid e della violenza è una politica sistemica”.

La giurista ha inoltre ricordato che la Corte internazionale di Giustizia e la Corte penale internazionale hanno avviato procedimenti contro Israele, pur senza aver ancora emesso sentenze. Ma già oggi, secondo il diritto internazionale, esiste il dovere di non sostenere in alcun modo uno Stato sotto indagine per crimini gravi. “Se questo vale per gli Stati, deve valere anche per le imprese”, ha precisato.

Nel frattempo, l’effetto politico dell’intervento di Bogotà è evidente: si sta rafforzando un fronte internazionale deciso a mettere in discussione l’impunità di cui Israele ha finora goduto. E mentre la relatrice Onu affronta attacchi politici e personali, cresce anche il sostegno alla sua battaglia per la legalità internazionale.

di Sandro Doria

Condividi su:

Posts Carousel

Latest Posts

Top Authors

Most Commented

Featured Videos

Che tempo fa



Condividi su: