K metro 0 – Roma – Il titolo di quest’articolo è la triste realtà che seguirà quanto si sta decidendo in Europa in questi giorni. Andiamo per ordine e chiariamo il quadro degli eventi partendo dalla notizia che Finlandia, da poche ore, ha annunciato di aver confermato di voler abbandonare il trattato di Ottawa. Negli ultimi
K metro 0 – Roma – Il titolo di quest’articolo è la triste realtà che seguirà quanto si sta decidendo in Europa in questi giorni. Andiamo per ordine e chiariamo il quadro degli eventi partendo dalla notizia che Finlandia, da poche ore, ha annunciato di aver confermato di voler abbandonare il trattato di Ottawa.
Negli ultimi giorni Lituania e Finlandia avevano reso noto che volevano avviare la produzione nazionale di mine antiuomo e dal prossimo anno (se non prima) rifornire le proprie forze di difesa e quelle dell’Ucraina, a causa di quella che considerano una minaccia militare da parte della Russia. I due paesi, che confinano con la Federazione Russia, hanno quindi annunciato l’intenzione di ritirarsi dalla Convenzione di Ottawa, che vieta l’uso di queste mine. I funzionari dei due paesi hanno dichiarato che la produzione potrebbe iniziare una volta completata la proceduradi ritiro dal trattato, che potrebbe durare alcuni mesi. In questa corsa agli armamenti emergente in Europa, altri tre paesi della NATO e dell’UE (Polonia, Lettonia ed Estonia) stanno anch’essi ritirandosi dal trattato, adducendo principalmente preoccupazioni per la sicurezza derivante dall’aggressione russa. Questi ultimi tre paesi non hanno ancora annunciato piani per avviare la produzione di mine antiuomo. Tuttavia, i funzionari di Polonia e Lettonia hanno indicato che potrebbero avviare la produzione rapidamente se necessario, e l’Estonia la considera una possibile opzione futura.
Il trattato del 1997, a cui hanno aderito oltre 160 paesi (Italia compresa), vieta l’uso, la produzione, lo stoccaggio e il trasferimento di mine antiuomo nel tentativo di proteggere i civili dagli esplosivi sparsi che potrebbero ancora ferirli molto tempo dopo la fine del conflitto. Tra i Membri della Convenzione, però, non figurano alcuni paesi che si possono definire come “significativi”: Cina Popolare, Federazione Russa, India, Pakistan, Israele, Repubblica di Corea e Stati Uniti.
Come indicato da subito, le mine non fanno discriminazioni tra combattenti e non combattenti e purtroppo parte di quelle impiegate sul terreno per realizzare i campi minati rimane inesplosa e attiva, creando problemi notevoli alla popolazione civile residente anche molto tempo dopo il cessate il fuoco. Nel tempo, la pioggia, le inondazioni e altri fattori climatici finiscono anche per spostare le mine da dove erano state posate. Quindi, senza controlli e con l’impatto del tempo, anche metereologico, definire le aree minate dopo un conflitto è molto difficile. Sono oltre 50 i Paesi, tra cui l’Italia, che nel corso del tempo avrebbero prodotto mine antiuomo, sia per i propri stock sia per rifornire altri Paesi. Attualmente, la produzione sarebbe in corso solo in quattro nazioni: India, Myanmar, Pakistan e Corea del Sud, sebbene anche USA, Russia, Cina Popolare, Corea del Nord, Cuba, Singapore, Vietnam, India e Pakistan siano potenziali produttori e detengano le maggiori scorte.
“Spenderemo centinaia di milioni di euro in mine anticarro, ma anche in mine antiuomo”. Sarà una cifra “significativa”, ha dichiarato il viceministro della Difesa lituano Karolis Aleksa, aggiungendo che: “È anche in linea con gli impegni assunti dal Presidente Trump nei confronti della NATO, ovvero aumentare la spesa al 5% del PIL”.
“La Finlandia, per la sicurezza dell’approvvigionamento, deve dotarsi di una propria produzione (mine antiuomo) “, ha dichiarato il presidente della Commissione Difesa del Parlamento finlandese: “Si tratta di un sistema d’arma altamente efficace e molto conveniente”.
La Finlandia potrebbe anche fornire mine antiuomo all’Ucraina, ha aggiunto. “Non è solo giusto e nostro dovere sostenere l’Ucraina, ma è anche importante per la sicurezza della Finlandia stessa”. Il motivo del ritiro è stata la necessità di rafforzare la difesa a fronte del deterioramento della situazione della sicurezza. L’esercito finlandese ha ora il diritto di fornire nuovamente le mine antiuomo al proprio sistema di difesa. Le dichiarazioni specifiche del Ministero degli Esteri hanno questo contenuto: “La risoluzione dell’accordo non pregiudica gli altri obblighi della Finlandia ai sensi del diritto internazionale, come quelli previsti dal diritto internazionale umanitario, che continueranno a essere rispettati. La Finlandia continuerà a sostenere gli obiettivi umanitari della Convenzione di Ottawa e le attività di sminamento umanitario.
Spostandoci in Ucraina, era già noto che il suo attuale presidente Zelensky aveva firmato un decreto sul ritiro dell’Ucraina dalla convenzione che vieta le mine antiuomo. Da notare che la Convenzione di Ottawa era stata firmata nel 1997, periodo di relativa tranquillità geopolitica. L’obiettivo era la completa eliminazione delle mine antiuomo attraverso un divieto internazionale del loro utilizzo, che dovrebbe ridurre le vittime civili. I paesi firmatari del documento si sono impegnati a non utilizzare, produrre o trasferire queste mine.
All’inizio di giugno ‘25, il parlamento estone ha approvato una legge per il ritiro del Paese dalla Convenzione di Ottawa e sempre a giugno, il Sejm polacco ha approvato un disegno di legge per il ritiro dalla Convenzione.
Il ritiro dalla Convenzione di Ottawa indica un cambiamento significativo nella politica di difesa che dimostra come alcuni paesi vicini all’Ucraina si stiano, purtroppo, seriamente preparando a una potenziale guerra in Europa.
La Russia avrebbe utilizzato più di una dozzina di varianti di mine antiuomo da quando ha lanciato un’invasione dell’Ucraina nel 2022, secondo il rapporto di giugno di Human Rights Watch.
In una mossa a sorpresa che aveva fatto contrariare Mosca, l’amministrazione Biden aveva approvato nel 2024 la fornitura di mine antiuomo all’Ucraina. L’allora Segretario alla Difesa Lloyd Austin aveva affermato che ciò serviva ad aiutare l’Ucraina a frenare l’avanzata russa a est, mentre la situazione al fronte si deteriorava. “Questo è un passo che la realtà della guerra richiedeva da tempo”, ha dichiarato il deputato ucraino Roman Kostenko, segretario della Commissione Difesa del Parlamento, che annunciava un significativo passo avanti nel ritiro dal trattato sulle principali mine.
Alla fine del conflitto “sminare” il terreno sarà comunque e per anni un problema e un costo che anticiperà una qualsiasi ricostruzione nelle aree interessate dall’uso di questi ordigni.