K metro 0 – Yerven – In una dichiarazione su Facebook, il primo ministro armeno Nikol Pashinyan Pashinyan ha sostenuto che la Chiesa apostolica armena è stata presa sotto il controllo di un gruppo “anticristo e antistatale”. “Io guiderò questa liberazione”, ha tuonato, accusando diverse persone, tra cui Garegin II, il capo dell’AAC, e l’arcivescovo
K metro 0 – Yerven – In una dichiarazione su Facebook, il primo ministro armeno Nikol Pashinyan Pashinyan ha sostenuto che la Chiesa apostolica armena è stata presa sotto il controllo di un gruppo “anticristo e antistatale”.
“Io guiderò questa liberazione”, ha tuonato, accusando diverse persone, tra cui Garegin II, il capo dell’AAC, e l’arcivescovo Bagrat Galstanyan, che ha guidato le proteste nel 2024 per chiedere le dimissioni del premier, di avere una “completa mancanza di connessione e di relazione… con Gesù Cristo e i suoi insegnamenti”.
Il 25 giugno il Comitato investigativo armeno aveva anche dichiarato di aver sventato un presunto complotto golpista di Galstanyan per rovesciare il governo, accusando lui e altri di aver istigato un cambio di potere.
Anche Notiziegeopolitiche pone l’accento sul tentativo di colpo di stato. Dopo le perquisizioni presso il patriarcato di Echmjadzin, sede della Chiesa apostolica armena, sono stati arrestati dalle autorità civili due arcivescovi, e il premier Pashinyan ha chiesto la rimozione del catholikos Karekin II, al secolo Ktrij Nersessian.
Secondo CivilNet – che ha riportato le accuse dell’Armenia – dietro le manovre del clero vi sarebbe addirittura la Russia, ma da più parti tale supposizione è stata bollata come di routine per marchiare ogni oppositore.
I due arcivescovi che avrebbero collaborato per la creazione di gruppi volti a compiere attacchi hacker contro il sistema bancario, provocare incidenti stradali per paralizzare il traffico intorno alle caserme e alimentare la protesta di piazza, sono, appunto, Bagrat Galstanyan, capo della diocesi di Tavush, e Mikael Ajapahyan, numero uno della diocesi di Shirak. Con loro arrestati anche una quindicina di altri individui, tra cui sacerdoti e politici, compreso il deputato del blocco Armenia, Artur Sarkisyan, il capo del Parlamento dell’ex Repubblica dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh), David Galstyan, e uno dei dirigenti del partito Dashnaktsutyun, Igor Sarkisyan.
Con una lettera dai toni duri e appassionati, la Chiesa apostolica armena ha manifestato la sua “profonda indignazione” per quella che definisce una campagna orchestrata dalle autorità armene – e direttamente dal primo ministro – contro l’istituzione ecclesiastica, il catholicos Karekin II e l’alto clero. Una campagna fatta, si legge nel testo, di “odio, ostilità, insulti personali e parole irrispettose”, che secondo il patriarcato rappresenta un colpo durissimo non solo per la Chiesa, ma per l’intera nazione armena, già scossa da sfide cruciali.
La nota denuncia apertamente una persecuzione contro religiosi, benefattori e semplici fedeli vicini alla Chiesa, accompagnata da dichiarazioni pubbliche che – sempre secondo il clero – violano la presunzione d’innocenza e i principi fondamentali dello Stato di diritto. Le autorità, infatti, avrebbero già etichettato come colpevoli molti degli arrestati, prima ancora che si celebrasse un processo.
Tra le accuse rivolte al governo c’è anche l’arresto del filantropo Tiar Samvel Karapetyan, che avrebbe pagato con il carcere il solo fatto di essersi espresso in difesa della Chiesa armena.
Nel documento, la classe episcopale chiede l’immediata scarcerazione dei religiosi e civili coinvolti, ribadendo con forza che nessuna autorità esterna può interferire con le regole interne e i principi canonici che governano da secoli l’autonomia spirituale della Chiesa. A conclusione della lettera, i vescovi rinnovano la loro piena fedeltà a Sua Santità Karekin II, il catholicos di tutti gli Armeni, dichiarando che continueranno a operare nel solco della tradizione, senza lasciarsi condizionare da pressioni politiche.
di Sandro Doria