Libano, pronto un piano per rimpatriare 200 mila rifugiati siriani

Libano, pronto un piano per rimpatriare 200 mila rifugiati siriani

K metro 0 – Beirut – Il Libano ha elaborato un nuovo piano per il rimpatrio dei rifugiati siriani in diverse fasi, la prima delle quali prevede il ritorno di circa 200 o 300 mila persone. È quanto ha affermato il capo della commissione ministeriale libanese per il dossier sui rifugiati siriani e vice primo

K metro 0 – Beirut – Il Libano ha elaborato un nuovo piano per il rimpatrio dei rifugiati siriani in diverse fasi, la prima delle quali prevede il ritorno di circa 200 o 300 mila persone. È quanto ha affermato il capo della commissione ministeriale libanese per il dossier sui rifugiati siriani e vice primo ministro, Tarek Mitri, al quotidiano panarabo “Asharq al Awsat”, aggiungendo che “la commissione lo presenterà al Consiglio dei ministri il prima possibile per l’approvazione”.

Mitri ha dichiarato di aver tenuto conto del fatto che un gran numero di siriani aveva iniziato a tornare nel proprio Paese per vari motivi, ma che non erano disponibili dati precisi sul numero di rimpatriati. Il vice primo ministro ha affermato che un’ampia percentuale di rifugiati siriani ha espresso la propria disponibilità al rimpatrio, spiegando che “il governo siriano (guidato da Ahmed al Sharaa) non si oppone al rimpatrio dei rifugiati, sebbene sia preoccupato per le loro condizioni di vita e abitative. Questo rende necessario il rimpatrio volontario a tappe”.

Il meccanismo prevede un contributo di 100 dollari per ogni persona che lascerà il Libano e metterà a disposizione degli autobus per il viaggio. Mitri ha specificato che “la Sicurezza generale libanese esenterà coloro che lasciano il Paese dalle multe incorse per la scadenza del permesso di soggiorno, a condizione che non facciano ritorno in Libano”. Il vice premier ha rassicurato sul fatto che “un’espulsione forzata di massa è fuori questione”. La portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) in Libano, Lisa Abou Khaled, ha affermato che l’agenzia sarà costretta a interrompere completamente la copertura dei costi ospedalieri per i rifugiati entro la fine del 2025 a causa di un significativo deficit di finanziamento.

Abou Khaled ha confermato che il sostegno all’assistenza sanitaria di base è già stato interrotto, con un impatto diretto su 80 mila rifugiati. I programmi di assistenza hanno subito notevoli ripercussioni, con una riduzione del 65 per cento della loro capacità di raggiungere i beneficiari dallo scorso gennaio, ha concluso la portavoce.

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