La Groenlandia a Trump: accordo minerario con l’Ue, non con gli USA

La Groenlandia a Trump: accordo minerario con l’Ue, non con gli USA

K metro 0 – Copenaghen – Mentre Washington resta a guardare, la Groenlandia stringe un accordo strategico con l’Europa per l’estrazione dell’anortosite, segnando un punto a favore dell’Unione Europea nella partita geopolitica per le risorse artiche. Una mossa che mette in ombra le ambizioni del presidente statunitense Donald Trump, che negli scorsi mesi aveva rilanciato

K metro 0 – Copenaghen – Mentre Washington resta a guardare, la Groenlandia stringe un accordo strategico con l’Europa per l’estrazione dell’anortosite, segnando un punto a favore dell’Unione Europea nella partita geopolitica per le risorse artiche. Una mossa che mette in ombra le ambizioni del presidente statunitense Donald Trump, che negli scorsi mesi aveva rilanciato la controversa proposta di acquistare l’isola.

L’accordo – definito “storico” dalle autorità locali – prevede la concessione di un permesso trentennale alla Greenland Anorthosite Mining (GAM), un consorzio danese-francese supportato dal Jean Boulle Group e da fondi pubblici sia della Danimarca che della stessa Groenlandia. Il progetto si concentrerà nella parte occidentale dell’isola, dove verrà sviluppata una miniera per l’estrazione di anortosite, una roccia di colore chiaro composta principalmente da alluminio, calcio e micro silice.

Oltre a essere un’alternativa più sostenibile alla bauxite – comunemente utilizzata per produrre alluminio – l’anortosite può essere impiegata anche nell’industria della fibra di vetro, rappresentando quindi una doppia risorsa strategica. Le sue caratteristiche ricordano quelle delle rocce lunari riportate sulla Terra durante le missioni Apollo della NASA.

“La mia speranza è che la miniera possa entrare in funzione entro cinque anni”, ha dichiarato Naaja Nathanielsen, ministra groenlandese delle Risorse minerarie, intervistata da Reuters. “Abbiamo bisogno di crescita sostenibile e di partner seri. Il clamore geopolitico non basta: contano solo gli impegni concreti”.

Il messaggio non è casuale. L’accordo con l’Europa arriva infatti dopo mesi di retorica americana, culminata con la proposta di Trump di acquisire la Groenlandia – un’idea che ha sollevato critiche da entrambi i lati dell’Atlantico e che è stata respinta con fermezza da tutti i partiti politici groenlandesi in una rara dichiarazione unitaria.

Secondo Nathanielsen, nonostante le visite di delegazioni commerciali private statunitensi, nessun dialogo formale è mai stato avviato con il governo americano, né si sono visti investimenti reali da parte di aziende statunitensi. “Il nostro orientamento è chiaro: vogliamo attrarre investitori affidabili, rispettosi del nostro ambiente e dei nostri obiettivi di sviluppo a lungo termine”, ha aggiunto.

La risposta della Casa Bianca non si è fatta attendere. La portavoce Karoline Leavitt ha ribadito che il presidente Trump “rimane impegnato nell’idea di ottenere la Groenlandia con qualsiasi mezzo necessario, per garantire gli interessi strategici e di sicurezza nazionale degli Stati Uniti nella regione artica”. Parole che confermano la centralità crescente del territorio nella geopolitica globale.

La Groenlandia – territorio autonomo del Regno di Danimarca – è infatti una delle ultime grandi frontiere minerarie del pianeta. Le sue vaste risorse naturali includono non solo minerali rari, ma anche potenziali giacimenti di petrolio e gas naturale. Inoltre, la posizione geografica la rende un crocevia strategico per le future rotte commerciali artiche, sempre più accessibili a causa dello scioglimento dei ghiacci.

Tuttavia, lo sviluppo economico dell’isola è sempre stato frenato da ostacoli strutturali: un mercato del lavoro ridotto, infrastrutture limitate, severe restrizioni ambientali e una popolazione di appena 56.000 abitanti. Al momento, sul territorio sono attive soltanto due miniere, e ogni nuovo progetto viene valutato con grande cautela dalle autorità locali e dalla popolazione.

Il governo groenlandese, in carica da aprile e considerato più aperto al mondo imprenditoriale rispetto ai suoi predecessori, ha indicato il settore minerario come uno dei pilastri per diversificare l’economia dell’isola, ancora fortemente dipendente dai sussidi danesi. Ma ha anche sottolineato la necessità di attrarre capitali “verdi” e tecnologie pulite, puntando su un modello di sviluppo compatibile con la fragile biodiversità artica.

“Il dialogo con l’Unione Europea e con la Danimarca è solido e concreto, frutto di anni di collaborazione. A differenza di altri interlocutori, qui vediamo passi reali, non solo dichiarazioni”, ha ribadito Nathanielsen.

In questo contesto, l’accordo con GAM non è solo una concessione mineraria: è un segnale politico chiaro, che allontana la Groenlandia dalle brame statunitensi e rafforza la sua cooperazione economica con l’Europa.

Con la firma del contratto, Bruxelles consolida la sua influenza nell’Artico, mentre Washington – almeno per ora – resta al margine. Per Trump, un altro affronto simbolico. Per la Groenlandia, un passo deciso verso la sovranità economica.

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