Truffa del lavoro: lavori falsi, vittime reali

Truffa del lavoro: lavori falsi, vittime reali

K metro 0 – Berlino – Apparentemente innocue, spesso ben camuffate, le truffe legate al lavoro si stanno moltiplicando in tutta Europa. Offerte allettanti vengono pubblicate su portali noti, i siti web clonano quelli di aziende vere, e il linguaggio è professionale al punto da ingannare anche i candidati più accorti. È il volto moderno

K metro 0 – Berlino – Apparentemente innocue, spesso ben camuffate, le truffe legate al lavoro si stanno moltiplicando in tutta Europa. Offerte allettanti vengono pubblicate su portali noti, i siti web clonano quelli di aziende vere, e il linguaggio è professionale al punto da ingannare anche i candidati più accorti. È il volto moderno del job scamming, un inganno che, grazie all’uso dell’intelligenza artificiale, si fa sempre più sofisticato e difficile da riconoscere.

Gli autori operano da strutture organizzate, in rete tra loro e spesso da paesi esteri, dove è difficile rintracciarli. Secondo Rainer Schülke dell’Ufficio Criminale di Berlino (LKA), non si tratta di singoli truffatori: “Si può presumere che ci siano alcune persone che tirano i fili sullo sfondo, che hanno gli scagnozzi adatti”.

A farne le spese sono candidati in buona fede, spesso giovani e digitalmente competenti. È il caso di Anna Kaufmann (nome di fantasia), che aveva controllato ogni dettaglio del presunto datore di lavoro: l’indirizzo legale, il numero di registrazione, persino la sede sulla mappa. “Non volevo cadere in qualcosa di ingenuo”, racconta. “Ho fatto controllare il contratto anche da ChatGPT. Sembrava tutto autentico”. Ne riferisce Zdf-heute.

Convinta della legittimità del ruolo – testare siti web aziendali – Anna ha accettato di aprire un conto bancario e richiedere un prestito “dimostrativo”. Solo dopo ha scoperto che il sito era una trappola di phishing, e i 25.000 euro ottenuti dal prestito sono scomparsi: prelevati dal falso datore di lavoro.

Il danno, però, non è solo economico. Per molte vittime, come Paula Müller (altro nome di fantasia), la pressione psicologica è devastante. Anch’ella aveva contratto un prestito per un incarico apparentemente dimostrativo. I conti aperti a suo nome sono stati poi usati per attività di riciclaggio di denaro, rendendola indirettamente coinvolta in un’indagine penale. “La paura domina la mia vita. Ho il terrore di finire in prigione. Mi sembra un incubo”, confessa.

Secondo Schülke, per le vittime è quasi impossibile recuperare il denaro. I fondi passano per decine di conti, spesso oltreconfine. “Dopo alcuni giorni, il denaro è letteralmente sparito. Il recupero è difficilmente possibile”, ammette. Le indagini si bloccano davanti a giurisdizioni internazionali complesse e alla velocità con cui i truffatori muovono il denaro.

A peggiorare la situazione è il senso di vergogna che accompagna chi cade vittima del raggiro. Molti non denunciano per paura o imbarazzo, lasciando il fenomeno in gran parte sommerso. “I truffatori sanno esattamente come colpire: promettono lavori ben pagati, flessibili e internazionali, proprio quando le persone sono più vulnerabili e bisognose”, spiega Schülke. “È un gioco malvagio con le speranze delle persone”.

In alcuni casi, come quello di Anna e Paula, le banche hanno rinunciato a esigere il rimborso, e le indagini sono state archiviate. Ma si tratta di eccezioni. Nella maggior parte dei casi, le vittime restano impantanate nei debiti, senza possibilità concreta di giustizia.

Il fenomeno è in crescita in tutta Europa, e riguarda sempre più professionisti che agiscono da remoto, anche per ruoli apparentemente legati al marketing, all’analisi dati o al supporto tecnico. Gli strumenti usati sono sempre più credibili: chatbot, siti clonati, email professionali e documenti identici a quelli delle aziende vere.

In risposta, le autorità invitano i cittadini a verificare direttamente con le aziende l’autenticità delle offerte, a non condividere dati sensibili senza garanzie certe e a denunciare immediatamente sospetti. Ma in un mondo in cui la digitalizzazione accelera e la disoccupazione resta alta, la truffa del lavoro si conferma una delle minacce più insidiose, silenziose e pericolose del nostro tempo.

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