Portogallo, domenica le politiche, favoriti Montenegro e Santos

Portogallo, domenica le politiche, favoriti Montenegro e Santos

K metro 0 – Lisbona – Il Portogallo si prepara a eleggere domenica i 230 deputati dell’Assemblea della Repubblica. Secondo i dati ufficiali, sono chiamati alle urne 10.819.122 elettori, residenti sia nel Paese che all’estero. I seggi apriranno alle ore 8 e chiuderanno alle 19 nel Portogallo continentale e a Madeira. Nelle Azzorre, a causa

K metro 0 – Lisbona – Il Portogallo si prepara a eleggere domenica i 230 deputati dell’Assemblea della Repubblica. Secondo i dati ufficiali, sono chiamati alle urne 10.819.122 elettori, residenti sia nel Paese che all’estero. I seggi apriranno alle ore 8 e chiuderanno alle 19 nel Portogallo continentale e a Madeira.

Nelle Azzorre, a causa del fuso orario, l’apertura e la chiusura dei seggi avverranno un’ora dopo rispetto a Lisbona. Con 18 forze politiche in corsa – tra cui il Partito socialdemocratico (Psd) del premier uscente Luis Montenegro alla guida della coalizione conservatrice Alleanza Democratica, il Partito Socialista (Ps) e la formazione sovranista Chega -, le elezioni si preannunciano cruciali per il futuro del Paese lusitano, riferisce Nova.

Le elezioni legislative designano (attraverso l’applicazione del sistema proporzionale della media più alta D’Hondt) i 230 deputati dell’Assemblea della Repubblica, unica camera parlamentare. I deputati sono eletti seguendo l’ordine della lista plurinominale presentata dal partito, o da una coalizione, per ciascuna circoscrizione elettorale, senza che l’elettore possa esprimere una preferenza per un singolo candidato. In Portogallo vi sono 22 circoscrizioni: 18 che corrispondono ai distretti; una per ciascuna regione autonoma; una per i portoghesi residenti in Europa e una per i portoghesi residenti nel resto del mondo. Il numero totale di deputati per quanto riguarda il territorio nazionale è pertanto pari a 226, distribuiti proporzionalmente al numero di elettori di ciascuna circoscrizione.

Le elezioni, come le precedenti, si preannunciano estremamente combattute. Secondo l’ultimo sondaggio dell’8 maggio condotto dall’istituto Pitagorica per “Jornal de Noticias”, “Tsf “e “Cnn Portugal”, in testa alle intenzioni di voto c’è Psd di Montenegro con il 34,8 per cento dei voti, seguito dal Ps al 28,1 per cento. In terza posizione si colloca la formazione di estrema destra Chega, con il 15,2 per cento, mentre Iniciativa Liberal (Il) raggiunge il 7,4 per cento. A sinistra, Livre è accreditato al 4,4 per cento e la Cdu (coalizione tra comunisti e verdi) al 4,1 per cento. Numeri che fotografano un elettorato diviso, dove nessun partito appare in grado di ottenere la maggioranza assoluta. Il premier uscente Luís Montenegro si presenta nuovamente agli elettori dopo essere stato sfiduciato dal Parlamento l’11 marzo scorso. La sua caduta è stata causata da accuse di conflitto di interessi legate a una società di consulenza riconducibile alla sua famiglia.

Salito al potere dopo le elezioni anticipate del 2024, in seguito alle dimissioni del socialista Antonio Costa, Montenegro si trova ora a un bivio politico: consolidare il proprio progetto moderato o fare i conti con l’ascesa dell’estrema destra e una crescente instabilità parlamentare. Con lo slogan “Il Portogallo non può fermarsi”, Montenegro propone un programma improntato ai principi di “ambizione, realismo e responsabilità”. Tra le sue promesse: una riduzione fiscale fino a 2 miliardi di euro, tagli all’imposta sul reddito delle persone fisiche e delle società, agevolazioni per i giovani e aumento del salario minimo a 1.100 euro. Sul fronte sociale, il premier conservatore intende costruire 59 mila alloggi pubblici, rafforzare la sanità pubblica con maggiore collaborazione del privato e vietare l’uso dei cellulari nelle scuole per i minori di 12 anni. Pur favorendo una “transizione graduale” verso le energie rinnovabili, Montenegro non esclude il ricorso alle fonti tradizionali nel breve termine. E per quanto riguarda la lotta alla corruzione, il leader ha promesso misure per regolamentare le lobby e rafforzare i controlli. Tuttavia, Montenegro ha ribadito la sua netta opposizione a qualsiasi accordo con Chega, partito sovranista guidato da André Ventura.

Sul fronte progressista, i socialisti puntano a riconquistare la guida del Paese con un nuovo volto: Pedro Nuno Santos, 48 anni, economista e storico dirigente del Ps. Eletto segretario generale nel 2023 con il 62 per cento dei voti, Santos è considerato l’esponente dell’ala sinistra del partito e un erede politico di Antonio Costa, con cui ha collaborato in più governi, ricoprendo ruoli chiave come ministro delle Infrastrutture. Il programma elettorale del Ps prevede la riduzione del debito pubblico (dal 95,1 per cento del Pil nel 2024 all’80,1 per cento entro il 2028), crescita stabile al 2 per cento annuo, e diminuzione della disoccupazione al 5,7 per cento. Tra le misure economiche spiccano l’aumento del salario minimo a 1.000 euro entro il 2026, sgravi fiscali per la classe media e una riforma del sistema pensionistico. Sul fronte abitativo, poi, Santos propone una nuova Autorità per il controllo degli affitti e accesso agevolato al credito per i giovani fino a 40 anni. Mentre nel settore della sanità, il leader socialista ha assicurato un rafforzamento dell’assistenza pubblica e un’offerta più diversificata nei centri sanitari.

Ambientalista convinto, Santos ha rilanciato gli investimenti nelle energie rinnovabili, in particolare nell’idrogeno verde, nel litio e con progetti volti all’estensione della rete ferroviaria. Nonostante il programma ambizioso, Santos deve fare tuttavia i conti con la debolezza dei rapporti con le altre forze di sinistra (Blocco di Sinistra, Comunisti e Livre) con cui non esistono al momento accordi di collaborazione. Una frammentazione che rischia di compromettere la possibilità di formare una maggioranza progressista e potrebbe favorire, di riflesso, il ritorno al potere della destra. Con Luís Montenegro leggermente in vantaggio su Pedro Nuno Santos, e la destra populista di Chega ormai consolidata come terza forza politica, il futuro esecutivo rischia di nascere sotto il segno dell’instabilità. Nessun partito appare al momento in grado di conquistare la maggioranza assoluta e il rifiuto del Psd di alleanze con l’estrema destra, così come la frammentazione del fronte progressista, rendono ancora più incerta la formazione di una maggioranza di governo.

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