Francia-Algeria, tensioni ed espulsioni reciproche di diplomatici

Francia-Algeria, tensioni ed espulsioni reciproche di diplomatici

K metro 0 – Algeri – Il gelo diplomatico tra Francia e Algeria si è trasformato in un aperto confronto, con una serie di espulsioni reciproche di diplomatici che segnano uno dei momenti più tesi nelle relazioni bilaterali degli ultimi decenni. Il 14 maggio, il ministro degli Esteri Jean-Noël Barrot ha annunciato che la Francia

K metro 0 – Algeri – Il gelo diplomatico tra Francia e Algeria si è trasformato in un aperto confronto, con una serie di espulsioni reciproche di diplomatici che segnano uno dei momenti più tesi nelle relazioni bilaterali degli ultimi decenni.

Il 14 maggio, il ministro degli Esteri Jean-Noël Barrot ha annunciato che la Francia procederà all’espulsione di nuovi diplomatici algerini presenti sul proprio territorio, in risposta a una misura analoga adottata da Algeri. In un’intervista a BFMTV, Barrot ha definito la decisione algerina “ingiustificata e ingiustificabile” e ha promesso una “risposta immediata, ferma e strettamente proporzionata”.

Escalation diplomatica: 12 funzionari espulsi per parte

Le tensioni erano già esplose a metà aprile, quando l’Algeria ha ordinato l’espulsione di 12 funzionari francesi del Ministero dell’Interno. Parigi ha reagito con la stessa misura, imponendo il rientro di 12 diplomatici e funzionari consolari algerini e richiamando per consultazioni l’ambasciatore Stéphane Romatet.

La situazione si è ulteriormente aggravata dopo la recente decisione algerina di imporre nuove condizioni di accesso al proprio territorio per i funzionari pubblici francesi, una misura che, secondo il Quai d’Orsay, viola l’accordo bilaterale del 2013.

Le ragioni profonde della crisi: Sahara Occidentale e arresti

La frattura non nasce solo da questi episodi contingenti. Alla base del deterioramento vi sono divergenze geopolitiche profonde. L’estate scorsa, il presidente Emmanuel Macron ha ufficialmente sostenuto il piano marocchino di autonomia per il Sahara Occidentale, un territorio conteso dove l’Algeria appoggia il Fronte Polisario, movimento indipendentista.

La risposta di Algeri è stata immediata: ritiro dell’ambasciatore a Parigi e congelamento di diversi canali diplomatici. A peggiorare il quadro, lo scorso novembre, l’Algeria ha arrestato lo scrittore franco-algerino Boualem Sansal, con l’accusa di minaccia alla sicurezza nazionale, provocando l’indignazione del mondo culturale francese.

Il peso della storia coloniale

A complicare ulteriormente le relazioni, permane l’ombra pesante della storia coloniale. La guerra d’Algeria (1954-1962), conclusasi con l’indipendenza del Paese nordafricano dalla Francia, resta un nodo irrisolto, ancora oggi fonte di diffidenza e rancori. Violenze, torture, arresti arbitrari: le ferite di quegli anni non sono mai state realmente sanate.

“Quella dell’Algeria è una decisione incomprensibile e brutale”, ha dichiarato Barrot da Caen, in Normandia. “Non è nell’interesse di nessuno. Ma la nostra risposta sarà ferma e proporzionata”.

Un dialogo sempre più fragile

Malgrado i tentativi di distensione orchestrati a fine marzo da Macron e dal presidente algerino Abdelmadjid Tebboune, la riconciliazione sembra lontana. La convocazione degli incaricati d’affari nelle rispettive ambasciate segnala un ritorno alla diplomazia muscolare, in un contesto globale sempre più polarizzato.

Domenica scorsa, Algeri ha nuovamente convocato l’incaricato d’affari francese per notificargli l’espulsione di altri funzionari. Si tratta di personale in missione temporanea, ha riferito una fonte diplomatica, senza però precisare né il numero esatto né le tempistiche dell’attuazione della misura.

La crisi in corso tra Francia e Algeria assume contorni inediti per intensità e rapidità dell’escalation. In gioco non ci sono solo equilibri bilaterali, ma influenze regionali, interessi geopolitici e la difficile gestione di un passato coloniale ancora irrisolto.

In assenza di un dialogo costruttivo e continuativo, la frattura rischia di allargarsi ulteriormente, con ripercussioni significative su cooperazione economica, sicurezza e flussi migratori tra le due sponde del Mediterraneo.

di Sandro Doria

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