K metro 0 – Istanbul – Cresce l’attenzione internazionale su Istanbul, dove si terranno questa settimana nuovi colloqui di pace tra Russia e Ucraina, un’iniziativa che potrebbe segnare una svolta nei negoziati per porre fine a un conflitto che dura da oltre tre anni. Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha definito l’incontro “molto
K metro 0 – Istanbul – Cresce l’attenzione internazionale su Istanbul, dove si terranno questa settimana nuovi colloqui di pace tra Russia e Ucraina, un’iniziativa che potrebbe segnare una svolta nei negoziati per porre fine a un conflitto che dura da oltre tre anni. Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha definito l’incontro “molto importante” e ha elogiato il ruolo della Turchia e del suo presidente, Recep Tayyip Erdoğan, nel favorire il dialogo.
“Ho insistito molto affinché l’incontro avesse luogo”, ha dichiarato Trump in conferenza stampa. “Penso che da questo incontro possano uscire buone cose.”
Le dichiarazioni di Trump arrivano in un momento in cui Ankara rafforza la propria posizione come attore chiave nelle trattative di pace internazionali. Negli ultimi anni, la Turchia si è infatti distinta per il suo ruolo attivo e sempre più riconosciuto nella mediazione in numerose aree di conflitto, dal Caucaso al Corno d’Africa, passando per i Balcani e il Medio Oriente.
Secondo gli analisti, il rafforzamento del ruolo turco non è frutto del caso, ma il risultato di una strategia diplomatica pluridecennale basata su quattro pilastri: imparzialità, legami storici, ingegno diplomatico e posizione geografica strategica.
“La Turchia è vista come un mediatore affidabile non solo dai suoi partner storici, ma anche da attori geopolitici molto diversi tra loro”, afferma Elem Eyrice Tepeciklioglu, docente presso l’Università di Scienze Sociali di Ankara. “La sua politica estera attiva e multilaterale le consente di costruire ponti dove altri vedono muri.”
Dal lancio dell’iniziativa “Mediazione per la pace” presso le Nazioni Unite nel 2010, Ankara ha promosso costantemente il dialogo come strumento principale per la risoluzione dei conflitti, guadagnandosi crescente credibilità internazionale.
Tra i più importanti successi diplomatici della Turchia figura l’Iniziativa sul grano del Mar Nero del luglio 2022, che ha consentito l’export di cereali ucraini bloccati dal conflitto, contribuendo ad allentare le tensioni globali sulla sicurezza alimentare. Sempre nel 2022, Istanbul ha ospitato scambi di prigionieri tra Russia e Ucraina e colloqui ad alto livello tra i ministri degli Esteri dei due Paesi.
Ma l’azione diplomatica turca va ben oltre l’Europa orientale. Nel dicembre 2024, la Turchia ha mediato uno storico accordo tra Somalia ed Etiopia, ponendo fine a una disputa accesa dall’accordo etiope con il Somaliland.
Nel Caucaso, Ankara ha fornito sostegno militare e diplomatico all’Azerbaigian durante la ripresa del controllo sul Karabakh, per poi contribuire agli sforzi di normalizzazione con l’Armenia.
A livello globale, nell’agosto 2024, il MIT (Servizio di intelligence turco) ha orchestrato un complesso scambio internazionale di prigionieri che ha coinvolto sette Paesi, inclusi Stati Uniti, Russia, Germania e Bielorussia.
Il successo turco nella mediazione deriva anche dalla capacità di Ankara di combinare diplomazia ufficiale con strumenti “soft”: progetti umanitari, cooperazione economica, formazione e scambi culturali.
Nel continente africano, dove la Turchia ha moltiplicato ambasciate, investimenti e voli diretti, è oggi vista come un partner alternativo ai tradizionali attori occidentali o asiatici. Le ONG turche operano in molteplici settori, dall’istruzione alla sanità, contribuendo alla costruzione di fiducia con le popolazioni locali.
“Non è un ruolo che si conquista dall’oggi al domani,” ha dichiarato Esra Cuhadar, ex consulente ONU per la mediazione. “La Turchia ha lavorato con coerenza per posizionarsi come attore affidabile, e oggi ne raccoglie i frutti.”
I colloqui di Istanbul tra Russia e Ucraina rappresentano non solo un momento cruciale per la stabilità europea, ma anche una conferma del nuovo profilo globale della Turchia. Recep Tayyip Erdoğan, che ha mantenuto attivi i canali con Mosca e Kiev sin dall’inizio della guerra, è oggi uno dei pochi leader mondiali con accesso diretto a entrambi i fronti.
In un panorama geopolitico sempre più frammentato, la Turchia si propone come mediatore neutrale e pragmatico, capace di dialogare con tutti e di proporre soluzioni concrete. Se i colloqui di questa settimana dovessero portare a progressi significativi, sarebbe una vittoria per la pace — e per la diplomazia turca.
di Sandro Doria