K metro 0 – Copenaghen – In un momento in cui l’Europa si confronta con sfide sempre più complesse legate alla migrazione irregolare e alla gestione dei diritti fondamentali, Danimarca e Italia stanno cercando di avviare un dibattito delicato ma cruciale: quello sul ruolo e i limiti della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU). I
K metro 0 – Copenaghen – In un momento in cui l’Europa si confronta con sfide sempre più complesse legate alla migrazione irregolare e alla gestione dei diritti fondamentali, Danimarca e Italia stanno cercando di avviare un dibattito delicato ma cruciale: quello sul ruolo e i limiti della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU).
I due Paesi stanno promuovendo una lettera congiunta – ancora in fase di elaborazione e non ancora resa pubblica – nella quale si invita a riflettere criticamente su alcune recenti decisioni della Corte con sede a Strasburgo. Secondo una bozza visionata in esclusiva da Euractiv, Copenaghen e Roma ritengono che la Corte si sia spinta “troppo in là” nell’interpretazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, specialmente in ambiti come l’asilo e la migrazione, finendo per ostacolare la capacità degli Stati di prendere decisioni politiche autonome.
“Ciò che era giusto una volta potrebbe non essere la risposta di domani”, si legge in un passaggio significativo della lettera, che intende avviare un confronto sul modo in cui la Convenzione dovrebbe essere interpretata alla luce delle sfide contemporanee.
Sebbene fonti italiane abbiano confermato l’esistenza del documento, Roma sarebbe ancora in fase di valutazione riguardo alla firma ufficiale. L’intento, tuttavia, è chiaro: raccogliere l’appoggio di altri Stati europei per costruire un fronte comune su un tema che da mesi anima il dibattito politico e istituzionale europeo.
Tra i possibili sostenitori figurano i Paesi che già partecipano al gruppo informale promosso da Italia e Danimarca in ambito UE per discutere le politiche migratorie. Si tratta, tra gli altri, di Polonia, Pepubblica Ceca, Finlandia e Paesi Bassi – nazioni che condividono una posizione più restrittiva in tema di immigrazione e gestione delle frontiere esterne.
Questa iniziativa arriva in un momento di crescente frizione tra il livello nazionale e quello internazionale. La Corte europea dei diritti dell’uomo, istituita per garantire l’attuazione della Convenzione nei 46 Paesi del Consiglio d’Europa, ha assunto un ruolo sempre più centrale nel definire i limiti delle politiche statali, anche su temi politicamente sensibili.
Tutti i 27 Stati membri dell’Unione europea fanno parte del Consiglio d’Europa e sono vincolati dalla Convenzione. L’UE come istituzione, però, non ha ancora formalizzato la propria adesione alla CEDU, nonostante l’obbligo sancito dal Trattato di Lisbona del 2007. Una questione che resta sospesa e che aggiunge ulteriore complessità al quadro giuridico europeo.
La lettera proposta da Danimarca e Italia potrebbe segnare l’inizio di una ridefinizione dei rapporti tra la Corte di Strasburgo e gli Stati nazionali. Resta da vedere quanti governi si uniranno ufficialmente all’iniziativa e quale sarà la reazione delle istituzioni europee e della stessa Corte. Ma una cosa è certa: il dibattito sull’equilibrio tra diritti fondamentali e sovranità politica è destinato a intensificarsi.
di Sandro Doria