Serbia, studenti in protesta a Nis e sciopero generale dei lavoratori della giustizia

Serbia, studenti in protesta a Nis e sciopero generale dei lavoratori della giustizia

K metro 0 – Belgrado – A Nis, nel sud della Serbia, gli studenti della facoltà di Medicina hanno lanciato un appello alla cittadinanza: “Unitevi a noi, difendete il nostro diritto alla protesta”. Temono che il preside possa ordinare l’interruzione del blocco delle lezioni e che la polizia venga chiamata per sgomberare l’università. Per questo,

K metro 0 – Belgrado – A Nis, nel sud della Serbia, gli studenti della facoltà di Medicina hanno lanciato un appello alla cittadinanza: “Unitevi a noi, difendete il nostro diritto alla protesta”. Temono che il preside possa ordinare l’interruzione del blocco delle lezioni e che la polizia venga chiamata per sgomberare l’università. Per questo, cittadini e docenti hanno trascorso la notte nell’edificio, a fianco degli studenti in presidio.

Dusan Tasić, uno dei rappresentanti degli studenti, ha raccontato all’emittente serba N1 che la protesta si è intensificata dopo l’arrivo di una lettera da parte del preside. “Quel messaggio suona come una minaccia. Dice chiaramente che, se non lasciamo l’edificio, affronteremo delle conseguenze. Siamo qui anche per evitare che si ripeta quanto accaduto a Novi Sad”, ha dichiarato Tasić, riferendosi al recente intervento della polizia contro gli studenti della facoltà di Scienze motorie nella città del nord.

Secondo quanto riportato dagli stessi manifestanti, il piano dell’ateneo sarebbe quello di far entrare ogni giorno gruppi di docenti e personale amministrativo per tentare di riprendere possesso dell’edificio. “Se non ci riusciranno, chiameranno la polizia”, ha aggiunto Tasić.

La tensione resta alta. Gli studenti continuano a presidiare la sede universitaria, mentre aumentano i segnali di solidarietà da parte della comunità accademica e dei cittadini. La loro battaglia, iniziata settimane fa contro riforme giudicate dannose per la qualità della formazione medica, si intreccia ora con la questione del diritto a manifestare e della gestione autoritaria delle proteste.

Ma la facoltà di Medicina non è l’unico fronte caldo nel Paese. Questa mattina, i dipendenti delle istituzioni giudiziarie di tutta la Serbia hanno dato il via a uno sciopero generale. Chiedono stipendi dignitosi, condizioni di lavoro adeguate e il riconoscimento del loro ruolo all’interno del sistema giudiziario. A promuovere la mobilitazione è il sindacato delle autorità giudiziarie, che accusa il governo di ignorare da anni le richieste dei lavoratori del settore.

“Senza di noi non ci sono udienze, non ci sono sentenze, non c’è giustizia”, si legge in una nota del sindacato. “La magistratura si fermerà finché il nostro lavoro non verrà riconosciuto e rispettato”. Il comunicato invita tutti i dipendenti del comparto a partecipare allo sciopero senza eccezioni, convinto che solo un’adesione di massa possa portare risultati concreti.

“Ogni ufficio che domani resterà vuoto sarà un segnale forte. È una battaglia per il rispetto, ma anche per la giustizia e per un sistema che deve funzionare per tutti”, conclude il sindacato.

Già nei giorni scorsi erano stati organizzati scioperi di avvertimento, ma ora la protesta è entrata in una nuova fase. Il blocco riguarda tribunali, procure e uffici amministrativi in tutto il Paese, rallentando l’intero sistema giudiziario serbo.

La Serbia si trova quindi in un momento di forte mobilitazione sociale. Mentre gli studenti difendono il diritto allo studio e alla protesta, migliaia di lavoratori rivendicano dignità e riconoscimento. In entrambi i casi, il denominatore comune è la richiesta di ascolto da parte delle istituzioni. E il timore, sempre più diffuso, che la risposta possa arrivare sotto forma di repressione.

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