K metro 0 – Bucarest – Il leader dell’Alleanza per l’Unione dei Romeni (Aur), George Simion, ha ottenuto poco meno del 41% dei voti al primo turno delle elezioni presidenziali in Romania. Lo certificano i dati parziali diffusi dall’Autorità elettorale permanente. Simion guida un partito di estrema destra e si dichiara sostenitore del movimento “Make
K metro 0 – Bucarest – Il leader dell’Alleanza per l’Unione dei Romeni (Aur), George Simion, ha ottenuto poco meno del 41% dei voti al primo turno delle elezioni presidenziali in Romania. Lo certificano i dati parziali diffusi dall’Autorità elettorale permanente. Simion guida un partito di estrema destra e si dichiara sostenitore del movimento “Make America Great Again” di Donald Trump. Dopo il voto ha promesso di “rispettare sempre la volontà del popolo” e ha dichiarato: “Sono qui per servire i romeni, non il contrario”.
Il ballottaggio del 18 maggio vedrà Simion sfidare Nicusor Dan, sindaco di Bucarest, centrista e indipendente. Dan ha superato di poco Crin Antonescu, candidato sostenuto dalla coalizione di governo. Ha raccolto il 20,99% dei voti in patria e il 25,45% tra i romeni all’estero. Antonescu si è fermato al 20,07% in Romania e al 6,74% all’estero.
“La sfida del secondo turno – ha detto Dan – è tra una Romania filo-occidentale, che rappresento, e una visione anti-occidentale.” Ha annunciato che costruirà la sua campagna proprio su questa contrapposizione.
Il voto romeno è stato seguito da vicino sia a Bruxelles che a Washington. La Romania, membro dell’Unione Europea e della Nato, è oggi uno dei nuovi teatri dello scontro tra l’estrema destra nazionalista e le forze europeiste. Il risultato del primo turno ha segnato una sconfitta netta per la coalizione di governo, formata da Partito Socialdemocratico (Psd), Partito Nazionale Liberale (Pnl) e Unione Democratica dei Magiari di Romania (Udmr). Il loro candidato, Antonescu, ha ammesso la sconfitta e ha lasciato alla coalizione la libertà di scegliere chi sostenere al secondo turno. “Dovranno giudicare da soli chi dei due candidati è compatibile con i principi per cui mi sono candidato”, ha dichiarato.
Queste elezioni si sono svolte dopo l’annullamento delle presidenziali di novembre da parte della Corte Suprema, che aveva riscontrato una presunta ingerenza russa in favore di Calin Georgescu. Allora Georgescu, figura ultranazionalista, aveva vinto il primo turno e avrebbe dovuto affrontare al ballottaggio la riformista Elena Lasconi. In questa tornata, Lasconi si è ripresentata ma ha ottenuto solo il 2,68% dei voti. Simion ha già annunciato l’intenzione di coinvolgere Georgescu in un ruolo di primo piano, forse addirittura come primo ministro. “Ci stiamo avvicinando a un risultato eccezionale”, ha detto Simion.
In un comunicato scritto diffuso questa mattina, il leader dell’Aur ha assicurato di non voler portare la Romania fuori dall’Unione Europea, ma ha ribadito l’obiettivo di riformarla: “Crediamo in un’Unione che prosperi come un nido per le sue nazioni diverse e sovrane”.
L’affluenza si è attestata intorno al 53%, con circa 9,5 milioni di votanti. Un dato considerato positivo, in un contesto di crescente polarizzazione politica e disillusione verso le istituzioni.
Intanto, il risultato del voto ha acceso il dibattito interno alla coalizione di governo. All’interno del Psd sono in corso discussioni serrate sulla possibile uscita di scena del primo ministro Marcel Ciolacu. Secondo quanto riportato dall’agenzia G4Media, alcuni leader del partito hanno già chiesto le sue dimissioni dopo il fallimento di Antonescu. “Abbiamo bisogno di un nuovo primo ministro del Psd. Ciolacu non ha più legittimità”, ha detto una fonte anonima interna al partito.
Non è la prima volta che Ciolacu finisce sotto pressione: già lo scorso anno non era riuscito ad arrivare al secondo turno, superato da Georgescu e Lasconi. Al momento non ha confermato l’intenzione di lasciare l’incarico. Anzi, la scorsa settimana aveva ribadito di voler restare fino al 2026.