Siria: “Attacco israeliano vicino al palazzo presidenziale è una grave escalation”

Siria: “Attacco israeliano vicino al palazzo presidenziale è una grave escalation”

K metro 0 – Damasco – La presidenza siriana ha condannato con forza il raid israeliano condotto nella notte nei pressi del palazzo presidenziale a Damasco. In un comunicato ufficiale, il governo ha definito l’attacco “una pericolosa escalation” con l’obiettivo di destabilizzare il Paese e colpire l’unità del popolo siriano. “Non scenderemo a compromessi sulla nostra

K metro 0 – Damasco – La presidenza siriana ha condannato con forza il raid israeliano condotto nella notte nei pressi del palazzo presidenziale a Damasco. In un comunicato ufficiale, il governo ha definito l’attacco “una pericolosa escalation” con l’obiettivo di destabilizzare il Paese e colpire l’unità del popolo siriano. “Non scenderemo a compromessi sulla nostra sovranità e sulla sicurezza nazionale”, si legge nella nota diffusa da Damasco. La leadership siriana accusa Israele di portare avanti azioni ostili mirate a innescare crisi interne e a frammentare la società, colpendo direttamente le istituzioni dello Stato.

Secondo la presidenza, le agenzie di sicurezza stanno conducendo le indagini per individuare i responsabili. Le autorità, viene assicurato, adotteranno tutte le misure necessarie per proteggere la popolazione e prevenire nuove minacce. Damasco ha anche lanciato un appello alla comunità internazionale e ai Paesi arabi affinché sostengano la Siria contro quelle che definisce “violazioni aggressive e illegali del diritto internazionale”.

Nel comunicato, il governo sottolinea che questi attacchi “non riusciranno a spezzare la volontà del popolo siriano, né a ostacolare gli sforzi per la stabilità e la pace”. La presidenza ribadisce la volontà di proseguire sulla strada delle riforme e della ricostruzione, nonostante le difficoltà. “La ruota della riforma non si fermerà. Continueremo a difendere i diritti del nostro popolo con tutti i mezzi disponibili”, si legge nel testo. Il messaggio si chiude con un nuovo invito al dialogo e alla cooperazione tra le forze politiche e sociali del Paese. La presidenza afferma che la Siria continuerà a lavorare per rafforzare la sicurezza interna, sostenere la riconciliazione nazionale e promuovere una rinascita sociale ed economica.

Dall’altra parte del confine, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha difeso l’operazione militare. “È un messaggio chiaro alla leadership siriana”, ha dichiarato. Il ministro della Difesa, Israel Katz, ha precisato che Israele non permetterà alle forze siriane di muoversi a sud di Damasco né di rappresentare una minaccia per la comunità drusa della regione.

Il raid sarebbe quindi legato anche alle tensioni crescenti nelle aree meridionali del Paese, dove Tel Aviv teme il rafforzamento di forze ostili lungo il confine.

La risposta dell’Unione Europea non si è fatta attendere. Durante il briefing quotidiano con la stampa, un portavoce della Commissione europea ha espresso “grande preoccupazione” per l’escalation. Bruxelles chiede a tutti gli attori coinvolti, inclusa Israele, di rispettare l’integrità territoriale della Siria e l’accordo del 1974 che regola la zona demilitarizzata delle Alture del Golan.

La Commissione ha anche condannato gli episodi di violenza registrati nelle zone druse della periferia di Damasco, in particolare a Jaramana e Sahnaya, dove scontri tra gruppi armati locali hanno causato almeno 30 morti. “Ogni violenza e ogni negligenza nella protezione dei civili mostrano quanto sia urgente che tutti si assumano la responsabilità di garantire legge e ordine nel Paese”, ha detto il portavoce.

Sul fronte diplomatico, l’Ue continua a sostenere la stabilizzazione della Siria, oggi sotto una nuova amministrazione ad interim dopo il rovesciamento del regime di Bashar al-Assad. La Commissione sottolinea che la tabella di marcia per l’allentamento delle sanzioni resta invariata, ma il processo potrebbe essere invertito se la situazione dovesse peggiorare. “L’approccio europeo è progressivo, graduale e flessibile”, ha spiegato il portavoce. “Monitoriamo da vicino ogni sviluppo sul terreno per adattare la nostra risposta in base alla realtà concreta.”

L’attacco israeliano arriva in un momento delicato per la Siria, dove la fragile stabilità ottenuta dopo anni di guerra civile continua a essere minacciata da tensioni interne, influenze regionali e interessi geopolitici. I recenti scontri a sfondo settario nelle zone druse e il ritorno di operazioni militari lungo le aree sensibili vicino al confine con Israele aumentano il rischio di una nuova crisi.

Mentre Damasco cerca sostegno internazionale e rilancia la narrativa della resistenza, Israele ribadisce la propria dottrina della “difesa preventiva”, giustificando i raid con esigenze di sicurezza. Nel mezzo, la comunità internazionale tenta di contenere le tensioni, ma resta divisa su come affrontare il futuro della Siria.

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