K metro 0 – Washington – Il tasso di popolarità del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è sceso al 45%, ben sette punti in meno rispetto alla settimana successiva al suo insediamento per il secondo mandato. Lo rivela un sondaggio del “New York Times”, secondo cui circa la metà degli americani giudica negativamente l’operato
K metro 0 – Washington – Il tasso di popolarità del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è sceso al 45%, ben sette punti in meno rispetto alla settimana successiva al suo insediamento per il secondo mandato. Lo rivela un sondaggio del “New York Times”, secondo cui circa la metà degli americani giudica negativamente l’operato dell’amministrazione.
La luna di miele con gli elettori sembra ormai alle spalle. A testimoniarlo sono i dati di diversi sondaggi pubblicati in occasione dei primi 100 giorni di Trump alla Casa Bianca. Il calo di popolarità riguarda soprattutto le politiche economiche e la gestione della vita quotidiana, due ambiti che toccano direttamente la popolazione.
Anche Fox News, storicamente vicina al presidente e punto di riferimento per il movimento Maga, ha registrato segnali negativi. Solo il 44% degli intervistati ha espresso soddisfazione per l’operato di Trump, in calo rispetto al 49% di marzo. Il malcontento cresce ulteriormente quando si parla di costo della vita e dazi: il 59% degli americani boccia la gestione dei prezzi, mentre il 58% critica le politiche commerciali.
La reazione di Trump non si è fatta attendere. In un post pubblicato su Truth Social, il presidente ha attaccato duramente Rupert Murdoch, proprietario di Fox News, accusandolo di remare contro di lui. Ha anche chiesto il licenziamento del sondaggista della rete, accusandolo di “odiarlo” e di “sbagliarsi su di lui da anni”.
Il Pew Research Center, in un sondaggio condotto all’inizio di aprile, ha rilevato che solo il 40% degli americani esprime un giudizio favorevole su Trump. In quel periodo, il presidente aveva appena modificato la sua linea sui dazi, spostando l’attenzione sulla Cina. I dati restano però tra i più bassi per un presidente a 100 giorni dall’inizio del mandato. Gli autori del sondaggio sottolineano che, a parte Bill Clinton, tutti i predecessori di Trump a partire da Ronald Reagan godevano di un consenso superiore al 50% a questo punto del mandato.
Anche l’indagine di Reuters/Ipsos conferma il trend negativo. Solo il 37% degli americani approva le politiche economiche del presidente. Si tratta di un calo evidente rispetto ai dati raccolti durante il primo mandato, quando le scelte economiche di Trump godevano di maggiore fiducia.
Un quadro simile emerge anche dal sondaggio realizzato da YouGov: il 51% degli intervistati si dichiara insoddisfatto della linea economica dell’amministrazione. Alla fine di marzo, la percentuale si fermava al 47%.
I dati raccolti delineano un presidente sempre più isolato, anche tra i suoi stessi sostenitori. Le promesse fatte in campagna elettorale sembrano non bastare più a tenere compatta la base. Le tensioni internazionali, la crescita dei prezzi e la percezione di una politica economica poco efficace minano la fiducia anche tra gli elettori che lo avevano sostenuto con convinzione.
Trump resta comunque un protagonista centrale della scena politica americana. Ma il calo di consenso, proprio nei primi 100 giorni del secondo mandato, rappresenta un campanello d’allarme per la sua amministrazione. La sfida, ora, sarà quella di invertire la rotta e riconquistare la fiducia dell’elettorato, partendo da risultati concreti su economia e qualità della vita.