Corea del Sud, destituito il presidente Yoon Suk Yeol

Corea del Sud, destituito il presidente Yoon Suk Yeol

K metro 0 – Seul – Con una decisione storica destinata a lasciare un segno profondo nella politica sudcoreana, la Corte Costituzionale della Corea del Sud ha confermato oggi, con effetto immediato, la rimozione del presidente Yoon Suk Yeol dall’incarico. La sentenza arriva a conclusione di settimane di attesa e tensione crescente, dopo che Assemblea

K metro 0 – Seul – Con una decisione storica destinata a lasciare un segno profondo nella politica sudcoreana, la Corte Costituzionale della Corea del Sud ha confermato oggi, con effetto immediato, la rimozione del presidente Yoon Suk Yeol dall’incarico. La sentenza arriva a conclusione di settimane di attesa e tensione crescente, dopo che Assemblea Nazionale, lo scorso dicembre, aveva messo in stato d’accusa il presidente, per aver proclamato unilateralmente la legge marziale.

Il presidente supplente della Corte, Moon Hyung-bae, ha letto in diretta televisiva la decisione. Un momento che segna uno dei momenti più drammatici nella storia democratica della Corea del Sud. La proclamazione della legge marziale da parte del presidente Yoon del 3 dicembre 2024, è stata interpretata come un tentativo di colpo di mano, volto a bloccare le attività parlamentari e a reprimere l’opposizione politica.

Secondo le accuse mosse dal Parlamento, Yoon avrebbe ordinato l’arresto di figure politiche di spicco e l’invio di truppe presso l’edificio dell’Assemblea Nazionale, nel tentativo di impedire ai legislatori di riunirsi per votare la revoca del decreto presidenziale. Ma nonostante la presenza dei militari, numerosi parlamentari sono riusciti a radunarsi e a votare all’unanimità per l’annullamento della legge marziale, ufficialmente revocata sei ore dopo la sua proclamazione.

La crisi ha suscitato una vasta ondata di preoccupazione sia a livello interno che internazionale, sollevando interrogativi sullo stato della democrazia sudcoreana e sulla tenuta delle sue istituzioni. La Corte, nella motivazione del verdetto, ha sottolineato come le azioni del presidente abbiano rappresentato una “grave violazione dell’ordine costituzionale”, compromettendo l’equilibrio tra i poteri dello Stato e mettendo a rischio le fondamenta democratiche del Paese.

Come previsto dalla legge, la destituzione del presidente comporta l’obbligo di indire elezioni presidenziali anticipate entro 60 giorni. Diverse fonti politiche e giornalistiche ipotizzano che il voto possa tenersi il prossimo 3 giugno, ma la data ufficiale sarà annunciata nei prossimi giorni.

Nel corso degli ultimi mesi, Yoon ha respinto tutte le accuse, sostenendo che la sua decisione fosse motivata dalla necessità di “dare un segnale forte contro l’abuso di potere della maggioranza parlamentare”, guidata dal Partito Democratico, principale forza d’opposizione. In diverse dichiarazioni pubbliche, l’ex presidente ha affermato che la legge marziale non era intesa come un tentativo autoritario, bensì come uno strumento di emergenza per superare quella che ha definito una “paralisi istituzionale”.

Nella sua dichiarazione conclusiva, pronunciata il 25 febbraio, Yoon ha rincarato la dose, affermando che il suo gesto fosse un appello al popolo per contrastare le “forze anti-statali” e i simpatizzanti della Corea del Nord, che secondo lui avrebbero infiltrato l’opposizione parlamentare con l’obiettivo di destabilizzare il Paese.

La destituzione del presidente Yoon apre ora una fase di transizione delicata per la Corea del Sud. Sarà il primo caso di rimozione presidenziale per abuso dei poteri in ambito militare dai tempi della democratizzazione del Paese, negli anni Ottanta.Temporaneamente il primo ministro assumerà le funzioni presidenziali fino all’elezione del nuovo capo dello Stato.

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