K metro 0 – Hong Kong – La controversa legge sulla sicurezza nazionale della Cina ha iniziato a mostrare le sue conseguenze sulla libertà e sui diritti di Hong Kong dopo che, secondo….
K metro 0 – Hong Kong – La controversa legge sulla sicurezza nazionale della Cina ha iniziato a mostrare le sue conseguenze sulla libertà e sui diritti di Hong Kong dopo che, secondo quanto riferisce la Reuters, l’emittente televisiva, finanziata con il denaro pubblico, Radio Television Hong Kong (RTHK) ha deciso di abbandonare uno dei suoi programmi più popolari. Lo spettacolo satirico di RTHK trasmesso da quasi tre decenni e denominato “Headliner”, era noto per le sue interpretazioni umoristiche sulla polizia e sull’amministrazione, ma la trasmissione è stata sospesa ore dopo che la Communications Authority (CA) ha emesso un avvertimento per un presunto oltraggio alle forze di polizia.
Il direttore Leung, diventato un personaggio conosciuto per le sue posizioni sulla famosa repressione di piazza Tiananmen contro i manifestanti, non ha voluto rispondere alle domande della Reuters. Dal canto suo, il governo di Hong Kong non si è espresso sull’ipotesi di possibili pressioni su Leung, affinché annullasse il programma. La cancellazione del programma “Headliner” ha suscitato forte preoccupazione tra alcuni giornalisti, che temono una crescente pressione da parte dei governi di Hong Kong e Pechino sulla questione della libertà di espressione. L’emittente RTHK, fondata nel 1928, è l’unico media indipendente che gode di finanziamento pubblico.
Dal canto suo, il leader di Hong Kong Carrie Lam, ha negato che la nuova legislazione limiterebbe la libertà dei media; anche recentemente ha affermato che la libertà di espressione, la libertà di protesta e la libertà di stampa, non saranno limitate. Anche un portavoce del Ministero degli Affari Esteri cinese ha detto alla Reuters che la proposta di legge prende di mira solo le attività legate alla sovversione, al separatismo, al terrorismo e alle interferenze straniere negli affari di Hong Kong e che non pregiudicherà la libertà di espressione, le libertà dei media o qualsiasi altro diritto e indipendenza.
Un portavoce dell’Ufficio del Commercio ha scritto alla Reuters, in una e-mail, che RTHK ha l’indipendenza editoriale, ma in quanto dipartimento governativo, RTHK e il suo staff sono soggetti a tutte le norme e i regolamenti governativi applicabili. Intanto, alcuni membri del personale RTHK riferiscono di avere ricevuto minacce sui social e di essere stati presi di mira dai media pro-Pechino di Hong Kong per presunti pregiudizi antigovernativi.
In un clima di calma apparente, continuano le tensioni tra Cina e Stati Uniti. Gli Usa infatti, hanno diminuito il numero di giornalisti autorizzati a lavorare presso i media cinesi di proprietà statale, nel paese. Intanto, a marzo, Pechino ha revocato le credenziali di circa una dozzina di giornalisti americani che lavoravano nella Cina continentale per il Wall Street Journal, il Washington Post e il New York Times, affermando che ai reporters non sarebbe stato permesso di trasferirsi e lavorare a Hong Kong.
Precedentemente, il segretario di Stato americano Mike Pompeo, in una nota del mese scorso pubblicata su sito del Dipartimento di Stato, ha accusato il governo cinese di interferenza con il lavoro dei giornalisti americani a Hong Kong, senza fornire altri dettagli. Una fonte attendibile ha riferito alla Reuters che, se la tensione con gli Stati Uniti aumentasse ulteriormente, Pechino potrebbe ostacolare il rilascio di visti ai giornalisti stranieri a Hong Kong.
Il portavoce del ministero degli Esteri cinese ha dichiarato: “Le questioni relative ai visti spettano alla sovranità nazionale. Il governo cinese gestisce gli affari relativi ai media e ai giornalisti stranieri secondo le leggi e i regolamenti previsti”.
Intanto, il ministro degli Esteri della Corea del Nord Ri Son Gwon, ha incontrato l’ambasciatore cinese e ha espresso sostegno alle misure prese dalla Cina ad Hong Kong, riporta l’agenzia di stampa di Stato della Corea del Nord, KCNA. Il ministro ha affermato che la questione di Hong Kong è un affare interno della Cina e che l’interferenza straniera viola la sovranità della Cina e il diritto internazionale. Ha sottolineato il suo paese sosterrà come sempre la posizione del partito e del governo cinese. I commenti della Corea del Nord arrivano all’indomani del nuovo pacchetto di leggi sulla sicurezza nazionale imposto a Hong Kong da Pechino.
Quest’anno, la polizia di Hong Kong ha vietato la grande (e molto sentita) veglia a Victoria Park, ufficialmente per evitare assembramenti e quindi nuovi contagi da coronavirus. C’è tuttavia chi crede che il vero motivo sia un altro, di natura politica: la Cina starebbe cioè già comprimendo le libertà di Hong Kong dopo l’approvazione – ma l’iter non è concluso – di una nuova legge sulla sicurezza nazionale, che in sostanza aumenterà l’ingerenza di Pechino negli affari della ex-colonia britannica. Mettendo fine al modello di semi-autonomia condensato nella formula “un Paese, due sistemi”.