K metro 0 – Roma – Ci sono personaggi che rappresentano la cartina tornasole di un Paese. Il nostro, gerontocratico per eccellenza, ammicca ai giovani, per poi optare per antiche vie elevate. Se di elevato vi sia ancora qualcosa non sta a me dirlo. E’ il caso di Achille Lauro, artista sanremese che ha dato
K metro 0 – Roma – Ci sono personaggi che rappresentano la cartina tornasole di un Paese. Il nostro, gerontocratico per eccellenza, ammicca ai giovani, per poi optare per antiche vie elevate. Se di elevato vi sia ancora qualcosa non sta a me dirlo.
E’ il caso di Achille Lauro, artista sanremese che ha dato il via, suo malgrado, a una serie di articoli denigratori, volti alla sua musica, ai suoi testi e alla sua persona. Dalle accuse di incitamento alla droga, sino alla blasfemia, è un artista che sicuramente avrà più successo del fenomeno Young Signorino. Ed i suoi detrattori si dimenticano che si tratta proprio di questo: arte. Achille Lauro non è certo il primo a sdoganare il politicamente corretto, facendo breccia nel cuore dei giovani (soprattutto delle giovani); prima di lui, Sfera Ebbasta, Salmo, Gemitaiz. Eppure, vi è un perbenismo, nel nostro Paese, che rasenta spesso l’ipocrisia. L’arte in Italia è da sempre sotto la lente di ingrandimento dei “benpensanti”, come li definiva De Andrè. Si affannano nel ricercare un’arte consolatoria, politicizzata ed educativa, fino ad essere demagogica.
L’arte non è nulla di tutto questo. E’ arte. Piaccia o no, essa esprime, col suo successo, la realtà di una società. La musica è una musa con una gonna molto ampia, e la componente istrionica di Lauro è forse un neoavanguardismo, che i più ritengono essersi fermato al Gruppo ‘63. La prova è che alcune frange del mondo cattolico hanno protestato sia contro i testi delle sue canzoni, sia contro i suoi modi di metterle in scena. Del resto, nella società dello spettacolo e della rappresentazione, non si può pretendere che gli artisti si limitino a cantare, specialmente testi, che siano politicamente corretti. Anche in quel caso la domanda resta una: corretti da chi?
di Danilo Campanella