K metro 0 – Copenaghen – I Paesi scandinavi sono noti per l’ampia rete di sicurezza sociale a disposizione e per i fondi investiti nella sanità universale, nell’educazione, nell’assistenza all’infanzia e agli anziani. Tuttavia, a una spesa pubblica alta corrisponde un livello di tassazione altrettanto alto.

Nel 2018, il rapporto tra gettito fiscale e PIL della Danimarca si è attestato al 44,9%, quello della Norvegia al 39% e quello della Svezia al 43,9%. Negli Stati Uniti, lo stesso rapporto si posiziona intorno al 24,3%. La maggior parte dei progetti su larga scala che interessano la popolazione sono gestiti abilmente attraverso i ricavi provenienti dalle imposte sui consumi e dai contributi alla sicurezza sociale. Secondo lo studio condotto da taxfoundation.org, nel 2018 la Danimarca, la Norvegia e la Svezia hanno visto entrare nelle proprie casse una grossa fetta di introiti fiscali, quasi esclusivamente attraverso le contribuzioni e dalle dichiarazioni dei redditi. Questo va poi comparato al 16,0% del PIL in singole imposte degli Usa.

Le nazioni scandinave propongono servizi pubblici ad ampio raggio rispetto a quanto avviene in America. Tuttavia, un progetto del genere necessita per forza di cose di un sistema d’imposte che gravi maggiormente sulle spalle dei cittadini. Traslare un piano del genere negli Stati Uniti imporrebbe un cambiamento radicale. In particolare, se dovessero emulare quanto avviene nei Paesi scandinavi, le tasse – specialmente quelle della classe media – aumenterebbero tramite l’IVA e tramite maggiori contributi alla sicurezza sociale e le dichiarazioni dei redditi. Le imposte alle imprese e sui capitali non dovrebbero essere necessariamente toccate, se si dovesse seguire il modello scandinavo. Anzi, l’imposta sul reddito delle società calerebbe. Per arrivare a un guadagno considerevole, comunque, la base d’imposta deve essere ampia. Questo significa tasse più alte sui consumi attraverso l’IVA e tasse più alte che gravino sulla classe media attraverso contributi maggiori alla sicurezza sociale. Le imposte alle imprese, invece, sono una fonte meno affidabile di reddito. Per farla breve, i Paesi scandinavi concentrano la tassazione sul lavoro e sui consumi, trascurando i capitali.

Nonostante un sistema di tassazione studiato a puntino, la Danimarca, e in generale i Paesi scandinavi, sono stati colpiti da un’ondata di evasione. La pratica più diffusa è quella di pagare commercianti e addetti alle pulizie a nero. Queste attività hanno portato a un buco di 41.5 milioni di dollari nel 2017, secondo quanto riportato da PwC. Praticamente il 4% del PIL danese. Le perdite fiscali hanno coinciso con l’aumentare dei casi di evasione nel Paese. Lunedì, il corpo governativo che monitora la spesa pubblica, ha inaugurato un programma indirizzato a impiegati e datori di lavoro. Questi potranno, in forma anonima, denunciare casi di corruzione. L’ente ha spiegato che sarebbe utile ricevere informazioni sugli stipendi, sui sussidi e sulle spese effettuate con fondi statali

Un caso in particolare è salito alla ribalta in questi giorni. Quello di Britta Nielsen, un’ex assistente sociale di 65 anni, ha eluso uno dei sistemi anti-corruzione migliori al mondo per 25 anni. In questo lungo lasso di tempo ha avuto modo di incanalare i fondi destinati ai cittadini danesi indigenti in un conto privato. Grazie a questi si è inserita con abilità nell’èlite del jet-set, comprando cavalli per sua figlia e diverse proprietà, tra cui un ranch in Sudafrica. Proprio lì la signora è stata incastrata. Ora la Danimarca vorrà sicuramente sapere come sia potuto avvenire un tale raggiro.