K metro 0 – Londra – L’HSBC, la banca con sede a Londra, nonché il più grande istituto europeo, ha dichiarato 35mila esuberi in tre anni in tutto il mondo, per fare fronte alle perdite del 33 per cento dei profitti accumulate nel corso del 2019. Il gruppo bancario britannico, particolarmente presente in Asia, ha
K metro 0 – Londra – L’HSBC, la banca con sede a Londra, nonché il più grande istituto europeo, ha dichiarato 35mila esuberi in tre anni in tutto il mondo, per fare fronte alle perdite del 33 per cento dei profitti accumulate nel corso del 2019. Il gruppo bancario britannico, particolarmente presente in Asia, ha predetto anche che la diffusione del nuovo coronavirus potrà avere gravi effetti sui propri bilanci nel 2020. Inoltre, ha aggiunto che l’epidemia di coronavirus ha creato problemi “per personale, fornitori e i clienti, in particolare nella Cina continentale e a Hong Kong, che potrebbe portare a riduzioni dei ricavi da minori volumi di prestiti e transazioni e ulteriori perdite di credito derivanti da interruzioni delle catene di approvvigionamento dei clienti”. Intanto, il forte calo degli utili nel 2019 ha rispecchiato l’attività economica più lenta, ma anche una svalutazione di 7,3 miliardi di sterline per le divisioni bancarie globali e dei mercati finanziari e bancari di Hsbc in Europa.
Entro la fine del 2022, HSBC ridurrà anche le attività di proprietà di oltre $ 100 miliardi nell’ambito di ampie riforme. In totale i posti di lavoro tagliati ammontano al 15 per cento dei dipendenti della banca.
L’amministratore delegato della banca, Noel Quinn, ha dichiarato che HSBC ridurrà il suo organico da 235.000 a circa 200.000 nei prossimi tre anni.
La banca attualmente opera in oltre 50 paesi: in Nord America, Europa, Medio Oriente e Asia. Impiega oltre 40.000 persone nel Regno Unito, dove ha sede. Circa 10.000 di questi lavorano nella sua sede principale a Canary Wharf a Londra e altri 2.000 nella sua nuova sede nel Regno Unito a Birmingham. HSBC ha affermato che alcuni dei tagli saranno nelle sue attività bancarie di investimento in Europa e negli Stati Uniti, sebbene non sia stato specifico su dove cadranno i tagli all’occupazione. Le quattro aree chiave che potrebbero essere colpite sono: la banca d’investimento britannica, le operazioni centrali del gruppo, il sistema bancario al dettaglio negli Stati Uniti e – come in molte aziende – quelle aree in cui i posti di lavoro vengono sostituiti dalla tecnologia.
Intanto in Italia la situazione non è delle migliori sul piano finanziario-bancario: la fusione del gruppo bancario Ubi-Intesa nasconde in realtà 5000 esuberi, che si aggiungono ai 6000 di UniCredit, quelli di Mps e di Popolari di Bari. Un totale di 30mila posti di lavoro in meno, cui si sommano i 50mila del decennio 2008-2018, dando vita a un vero dramma occupazionale.
Nel caso di Unicredit il piano della banca 2019-2023 si è trasformato in una condanna per i lavoratori. Unicredit ha previsto 6mila esuberi e la chiusura di 450 filiali tra il 2019 e il 2023 in Italia. A quanto pare i tagli arriveranno presto, anche perché la stessa banca ha investito molto nel digitale.
Già a fine 2019 Unicredit aveva annunciato la riduzione del personale di circa 8mila unità complessive nell’arco del piano 2020-2023, mentre per l’ottimizzazione della rete delle filiali si era parlato della chiusura di circa 500 sportelli.