K metro 0 – Bruxelles – “Continueremo ad essere amici e partner stretti; le cose che abbiamo in comune dal punto di vista storico e geografico e i nostri valori condivisi ci porteranno a continuare la nostra collaborazione in ogni ambito”, ma bisogna essere consapevoli “che i nostri rapporti saranno diversi” e che questo “è
K metro 0 – Bruxelles – “Continueremo ad essere amici e partner stretti; le cose che abbiamo in comune dal punto di vista storico e geografico e i nostri valori condivisi ci porteranno a continuare la nostra collaborazione in ogni ambito”, ma bisogna essere consapevoli “che i nostri rapporti saranno diversi” e che questo “è inevitabile”. ha detto il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, intervenendo dopo l’approvazione della plenaria sull’accordo Brexit.
Boris Johnson aprendo il suo discorso alla nazione nella notte ha detto: “L’Unione Europea, nonostante tutti i suoi punti di forza e le ammirevoli qualità, si è evoluta negli ultimi 50 anni verso una direzione che non si addice più” al Regno Unito, definendo “sana e democratica” la scelta del divorzio per restituire “sovranità” al Paese su temi quali “controllo dell’immigrazione”, commerci, legislazione. Una scelta che “il popolo ha confermato alle urne non una, ma due volte”: al referendum del 2016 e alle elezioni di dicembre.
Ma con l’uscita del Regno Unito, l’Unione europea perde oltre 66 milioni di cittadini e 248.536 chilometri quadrati, tanto che anche il centro geografico esatto dell’Unione post-Brexit si sposterà di 60 chilometri, da Westerngrund al villaggio di Gadheim, (entrambi in Baviera).
La Brexit non avrà invece conseguenze sul destino lavorativo dei circa 700 impiegati britannici già in servizio alla Commissione europea, o dei 33 impiegati al Consiglio europeo, mentre sono tre i giudici della Corte di giustizia Ue a fare gli scatoloni. Gli eurodeputati ‘brit’ ad aver abbandonato l’Eurocamera (stamani una quindicina di membri del Brexit party lo hanno fatto al suono delle cornamuse) sono 73 e molti dei 67 assistenti parlamentari se ne andranno con loro.
Sulla base dei dati della Commissione europea per il periodo 2014-2020, con la dipartita di Londra si creerà un buco di almeno 13,462 miliardi di euro nel prossimo bilancio comunitario, attualmente in discussione. Un contributo significativo, anche perché, con un prodotto interno lordo di quasi 2400 miliardi di euro, nel 2018 l’economia britannica si è confermata la seconda più grande nell’Ue, dopo quella tedesca.
I settori più importanti dell’economia del Regno Unito nel 2018 sono stati il commercio all’ingrosso e al dettaglio, i trasporti e i servizi alberghieri e di ristorazione (17,9%), la pubblica amministrazione, la difesa, l’istruzione, la sanità e l’assistenza sociale (17,5%) e l’industria (14,1%).
Inoltre nel 2018 il Regno Unito ha esportato per il 47% all’interno dell’Ue (Germania 10%; Francia e Paesi Bassi 7%; e Irlanda 6%). Nei Paesi extra-Ue ha invece esportato per il 13% negli Usa e per il 6% in Cina. L’import è stato per il 53% dai partner dell’Ue: Germania 14%, Paesi Bassi 8% e Francia 5%; mentre dai Paesi extra-Ue, il 10% dagli Usa ed il 9% dalla Cina.
Intanto, il parlamento scozzese ha approvato questa settimana la richiesta di un nuovo referendum sull’indipendenza, con 64 voti a favore e 54 contrari, e ha deciso di continuare a far sventolare la bandiera dell’Unione Europea al suo ingresso. “L’indipendenza è il mezzo per poter plasmare il nostro futuro e costruire una Scozia migliore”, ha detto il premier Nicola Sturgeon, sottolineando che la Scozia è costretta ad uscire dall’Unione Europea contro la sua volontà. La maggioranza degli scozzesi ha votato No al referendum sulla Brexit nel 2016, dopo aver bocciato due anni prima l’indipendenza dal Regno Unito.