Tensioni Usa-Iran. Prezzo petrolio e oro in forte rialzo

Tensioni Usa-Iran. Prezzo petrolio e oro in forte rialzo

K metro 0 – Lunedì, il prezzo del petrolio greggio ha superato i 70 dollari al barile per la prima volta in tre mesi. L’escalation delle tensioni militari tra Iran e Stati Uniti, infatti, comincia a ripercuotersi su alcuni settori dell’economia. Ciononostante, la maggior parte degli analisti, come riporta AP, non sono preoccupati per i

K metro 0 – Lunedì, il prezzo del petrolio greggio ha superato i 70 dollari al barile per la prima volta in tre mesi. L’escalation delle tensioni militari tra Iran e Stati Uniti, infatti, comincia a ripercuotersi su alcuni settori dell’economia.

Ciononostante, la maggior parte degli analisti, come riporta AP, non sono preoccupati per i danni che potrebbe subire l’economia statunitense a causa dell’aumento del prezzo del petrolio. Molti hanno sottolineato come un rincaro possa comunque giovare, visto che gli Usa sono esportatori netti di prodotti petroliferi. Inoltre, la promessa della Federal Reserve di abbassare ulteriormente i tassi d’interesse, significa che la Fed stessa non prevede aumenti nel prossimo futuro per contrastare gli effetti inflazionanti derivanti dall’aumento del prezzo del petrolio. Gli economisti credono che un’ulteriore escalation nel confronto tra il governo Trump e l’Iran possa però minacciare l’economia a lungo termine. C’è preoccupazione riguardo le possibili ritorsioni di Teheran indirizzate agli impianti petroliferi fondamentali degli Stati Uniti e dei suoi alleati nel Golfo, come già successo in passato. Anche l’oro ha raggiunto il suo prezzo più alto in sette anni lunedì, anche qui conseguentemente alle tensioni Usa- Iran e alla possibilità che si scateni un conflitto. L’oro in situazioni simili ha spesso retto, come durante le due guerre del Golfo e l’11 settembre 2001, e ha sempre incassato al meglio le modifiche ai tassi di interesse e le oscillazioni della valuta. Le azioni in Asia ed Europa hanno registrato perdite parallelamente al divincolarsi del dollaro da investimenti troppo rischiosi. Il mercato statunitense ha invece chiuso con guadagni modesti, scrollandosi di dosso il brutto andamento del mattino. Dopo aver perso poco più di mezzo punto percentuale all’apertura dei mercati, lo S&P 500 è riuscito a recuperare nel corso della giornata.

La situazione economica, comunque, rimane in parte preoccupante anche in Europa. Soprattutto per quanto riguarda l’industria automobilistica, che sta accusando l’incertezza legata alle nuove normative ambientali. Queste potrebbero infatti rappresentare una criticità per l’industria, in particolare le restrizioni sui veicoli diesel. Secondo quanto riportato dalla Society of Motor Manufacturers and Traders (SMMT), il numero di auto nuove vendute in Gran Bretagna lo scorso anno è sceso al minimo dal 2013, visto che i consumatori sono stati influenzati anche dall’incertezza sulla Brexit. Le immatricolazioni sono scese del 2% nel 2019 arrivando a 2,31 milioni, il terzo crollo annuale consecutivo dopo il picco di 2,69 milioni nel 2016. Le vendite del mese di dicembre, tuttavia, fanno ben sperare, con un aumento del 4% rispetto all’anno precedente, quando la disponibilità di svariati modelli era stata limitata per i nuovi test sulle emissioni. La Gran Bretagna, dopo la Brexit, dovrà seguire il piano attuale dell’Ue che comprende una multa per i produttori le cui auto emettano più di 95 grammi di anidride carbonica per km trascorso. La misura avrà effetto a partire dal 2021.

Per quanto riguarda gli altri settori, i consumatori britannici hanno rallentato nella richiesta di prestiti e l’industria edilizia ha subito un peggioramento della propria situazione nel mese di dicembre, secondo i dati pubblicati venerdì dalla Bank of England. Sono i segni di un’economia stagnante nell’ultimo anno. I crediti al consumo hanno raggiunto il 5,7% nei 12 mesi fino a novembre – prima delle elezioni nazionali – ovvero il piu’ piccolo incremento da giugno 2014. Gli investitori, in questo momento, stanno valutando i possibili impatti della vittoria ma la maggior parte degli indicatori economici non infondono fiducia.

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