K metro 0 – Ginevra – Agenzie – Stati e banche centrali sono inquieti e temono una perdita di sovranità con l’arrivo del progetto di moneta digitale Libra, anche perché sono gli unici ad avere il diritto di “battere” moneta. Diversi Paesi sono preoccupati per l’eventuale uso improprio della moneta Libra e per la discussa
K metro 0 – Ginevra – Agenzie – Stati e banche centrali sono inquieti e temono una perdita di sovranità con l’arrivo del progetto di moneta digitale Libra, anche perché sono gli unici ad avere il diritto di “battere” moneta.
Diversi Paesi sono preoccupati per l’eventuale uso improprio della moneta Libra e per la discussa reputazione del gigante californiano di Internet in termini di privacy e protezione dei dati. A ottobre, il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire, assieme ai suoi omologhi tedeschi e italiani, aveva annunciato una serie di iniziative per far capire che Libra non era la benvenuta in Europa, “perché è in gioco la nostra sovranità”.
Dieci giorni fa, in un discorso tenuto a Francoforte, anche una funzionaria della Federal Reserve (Fed) statunitense aveva espresso perplessità in merito a Libra. A suo parere, “senza le necessarie salvaguardie, le reti di divise digitali stabili (ossia agganciate a una valuta o a un paniere di valute) su scala globale possono mettere a rischio i consumatori”. Anche i servizi di pagamento PayPal e poi Stripe (così come Visa, Mastercard e altri) si sono ritirati dal progetto, sotto la crescente pressione delle autorità di regolamentazione statunitensi e straniere. Le “monete” virtuali, come i famosi Bitcoin e le preannunciate Libra, sono retrocesse a meri asset digitali e, pertanto, possono essere trattate, a seconda delle circostanze in appresso riepilogate, secondo lo IAS 2 (Rimanenze) ovvero lo IAS 38 (Attività immateriali).
Nella sua forma attuale, il progetto di moneta digitale Libra di Facebook è fallito. Lo ha dichiarato il consigliere federale Ueli Maurer durante un’intervista pubblicata lo scorso 27 dicembre, sulla pagina web di SRF.
Secondo il ministro delle finanze, in un bilancio del suo anno presidenziale, stilato davanti ai media, ha detto: “le banche centrali non accetteranno il paniere di valute” su cui si dovrebbe appoggiare Libra.
Quest’ultima dichiarazione è l’ennesimo colpo duro al progetto di moneta digitale lanciato da Facebook, che dovrebbe nascere nel 2020 a Ginevra, progetto che ha attirato su di se, negli ultimi mesi, pesanti critiche da molte autorità statali estere.
Le dimensioni di Facebook – con circa 2,2 miliardi di persone che si collegano ogni giorno ad almeno una delle sue piattaforme come Instagram, WhatsApp, Messenger o Facebook – fanno sì che la nuova moneta potrebbe sconvolgere il sistema finanziario globale e rendere più difficile il compito delle banche centrali. Infatti, alcune amministrazioni si stanno già muovendo in chiave preventiva, con il fine, di breve termine, d’innalzare il gettito fiscale e con quello, di più lungo corso, di contrastare l’appetibilità di tali strumenti alternativi, anche tenuto conto dello spettro connesso alla futura moneta globale annunciata da Facebook, la Libra. È il caso del Fisco USA che ha annunciato l’inoltro di oltre 10 mila avvisi a suoi contribuenti che, sulla base delle informazioni in suo possesso, hanno effettuato transazioni in/con criptomonete, invitandoli a sanare eventuali inadempimenti e a versare le imposte dovute, con sanzioni e interessi, evitando l’innalzamento degli importi ascritti e, ove ne ricorrano i presupposti, l’applicazione di provvedimenti penali.