Brexit, Corbyn: «questo accordo è peggiore di quello della May»

Brexit, Corbyn: «questo accordo è peggiore di quello della May»

K metro 0 – London – L’accordo tra l’Unione Europea e il Regno Unito sulla Brexit sembra “anche peggio” di quanto negoziato da Theresa May e “dovrebbe essere respinto” dai parlamentari, ha affermato il leader laburista Jeremy CORBYN. Secondo fonti giornalistiche, il Partito laburista è infatti sempre più propenso a sostenere un referendum di conferma, il

K metro 0 – London – L’accordo tra l’Unione Europea e il Regno Unito sulla Brexit sembra “anche peggio” di quanto negoziato da Theresa May e “dovrebbe essere respinto” dai parlamentari, ha affermato il leader laburista Jeremy CORBYN. Secondo fonti giornalistiche, il Partito laburista è infatti sempre più propenso a sostenere un referendum di conferma, il che significa che approverebbero l’accordo solo se sottoposto a referendum. Poche ore prima del vertice che ha sancito l’accordo Ue-Regno Unito, la leader unionista del Democratic Unionist Party (nazionalisti nordirlandesi), Arlene Foster, e il suo vice Nigel Dodds hanno reso noto di non poter dare il loro sostegno all’ipotesi di accordo trovato. “Allo stato attuale non possiamo appoggiare ciò che viene suggerito riguardo alle questioni doganali e del ‘consent’ dell’assemblea locale dell’Irlanda del Nord”, scrivono Foster e Dodds. Dall’altro lato invece, il presidente della Commissione europea Juncker ha affermato che si tratta di un accordo equo ed equilibrato. Johnson ha quindi convinto i leader UE a suggellare un deal durante il vertice. Tuttavia, il mancato sostegno del DUP suggerisce difficoltà nella ratificazione prevista per sabato.

Il premier britannico, Boris Johnson, deve ottenere l’appoggio di almeno 320 deputati alla House of Commons – su 650 totale, di cui però 639 che votano – per ottenere la ratifica dell’accordo di recesso raggiunto con la Ue. La bozza di accordo verrà votata tra due giorni a Westminster, in quella che sarà la prima sessione del Parlamento britannico di sabato, dall’invasione argentina delle isole Falkland nel 1982. Ma l’aritmetica del Parlamento non pare giocare a favore del premier. Il partito unionista nordirlandese del Dup – alleato del governo con 10 seggi ai Comuni – ha già detto che potrebbe non sostenere l’intesa, come pure il partito nazionalista scozzese Snp (che controlla 35 seggi). I Lib-Dem (19 seggi) hanno annunciato che non appoggeranno l’accordo e chiederanno di mettere a referendum il documento. La posizione è simile a quella del Labour di Jeremy Corbyn, il quale ha bocciato l’accordo. Al momento, BoJo – che ha perso la maggioranza in Parlamento dopo l’espulsione dal partito conservatore di 21 deputati ribelli – è quasi sicuro di avere dalla sua parte 259 conservatori. Le stime più ottimistiche parlano di 287 sostenitori. BoJo deve, quindi, trovare il consenso di altri 61 deputati da altre formazioni in Parlamento, che vanno dai falchi ai più moderati sulla Brexit. Si guarda anche ai parlamentari laburisti su posizioni filo-Leave e ai 21 ex Tory ribelli.

Un’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea avrebbe un impatto molto rilevante sull’economia di Londra, con una perdita fino al 3,5% del PIl dell’economia nazionale. È la valutazione del Fondo monetario internazionale resa nota dal direttore Kristalina Georgieva durante gli incontri annuali di Washington. “Abbiamo fatto un lavoro abbastanza estensivo – ha detto Georgieva in una conferenza stampa – e la differenza è abbastanza eclatante. Uscire dall’Ue senza un accordo potrebbe costare all’economia del Regno Unito il 3,5% del suo Pil e costerebbe alla Ue fino a mezzo punto di Pil. È un dato piuttosto significativo. Abbiamo anche lavorato su quali sarebbero le implicazioni di un’uscita con un accordo. Le implicazioni per l’economia britannica – ha concluso – sarebbero significativamente più modeste, dell’ordine del 2% con l’avvertenza che una gran parte di tale impatto è stato assorbito”.

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