USA, Alabama. Approvata la legge sulla castrazione chimica per chi abusa di minori di 13 anni

USA, Alabama. Approvata la legge sulla castrazione chimica per chi abusa di minori di 13 anni

K metro 0 – Montgomery – Negli Stati Uniti d’America, precisamente nello Stato dell’Alabama, è entrata in vigore l’11 giugno una legge che prevede di iniziare le procedure per la castrazione chimica per i colpevoli di violenza sessuale sui minori di 13 anni. A deciderlo, è stata la governatrice repubblicana dell’Alabama, Kay Ivey, che ha firmato

K metro 0 – Montgomery – Negli Stati Uniti d’America, precisamente nello Stato dell’Alabama, è entrata in vigore l’11 giugno una legge che prevede di iniziare le procedure per la castrazione chimica per i colpevoli di violenza sessuale sui minori di 13 anni.

A deciderlo, è stata la governatrice repubblicana dell’Alabama, Kay Ivey, che ha firmato la legge definendola “un passo verso la protezione dei bambini”. I condannati, detenuti per i suddetti reati sessuali, dovranno quindi iniziare il trattamento farmacologico di castrazione a partire da un mese prima della loro scarcerazione, e le spese saranno a loro carico. Inoltre, il trattamento dovrà obbligatoriamente essere continuato anche dopo la scarcerazione, fin quando il giudice lo riterrà necessario.

per quanto riguarda gli Stati Uniti, sono 8 gli Stati che prevedono la castrazione chimica: California, Florida, Georgia, Louisiana, Montana, Oregon, Texas e Wisconsin. Ma negli Usa si parla d’altro, infatti, la castrazione chimica è una punizione, quindi il più delle volte obbligatoria e non una libera scelta del condannato.

Tecnicamente, la castrazione chimica comporta la somministrazione di farmaci (compresse o iniezioni) per rimuovere l’interesse sessuale e rendere impossibile ad una persona compiere atti sessuali. Se la persona interrompe il trattamento, gli effetti possono essere reversibili.

La legge è stata approvata da entrambe le camere del Parlamento dell’Alabama alla fine di maggio, su proposta del repubblicano Steve Hurst. La legislazione definisce la castrazione chimica come “la somministrazione di farmaci che riducono, inibiscono o bloccano la produzione di testosterone, ormoni o altre sostanze chimiche” al fine, appunto, di eliminare nel soggetto l’interesse sessuale. Qualora il condannato, poi, scelga a un certo punto di sottrarsi al trattamento, questo comporterà la violazione della libertà condizionale e una nuova incarcerazione.

Dopo l’ultimo provvedimento della Ivey, che prevede un divieto quasi totale di praticare l’aborto in tutto lo Stato (anche in casi di stupro e incesto), questo è il secondo provvedimento che fa discutere l’opinione pubblica internazionale, poiché i critici sono del parere che tale provvedimento violi i diritti umani dei condannati.

Sono solo due i Paesi europei, Repubblica Ceca e Germania, in cui si è fatto ricorso alla castrazione chirurgica in anni recenti, secondo il rapporto del Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura (Cpt) del Consiglio d’Europa. In entrambi i Paesi l’operazione avviene con il consenso della persona condannata e dopo un esame del caso da parte di un gruppo di esperti. Secondo il Cpt, però, in alcuni casi avvenuti in Repubblica Ceca il consenso degli interessati non era facilmente accertabile, visto che si trattava di individui con deficit mentali o alcolizzati. Germania e Repubblica Ceca sono state invitate dal Cpt a interrompere la pratica.

Intanto, è bene sottolineare che in Europa, l’adesione del condannato è volontaria e informata sui rischi per la sua salute. E, ancora, alcuni Paesi, come già detto, prevedono dei paletti. Per esempio, Svezia, Finlandia e Germania ne hanno in base all’età minima del condannato, che deve andare dai 20 ai 25 anni.

Inoltre, l’uso della castrazione chimica non è utilizzato necessariamente per punire o controllare i colpevoli di reati sessuali di per sé. Per esempio, la Finlandia permette la procedura solo se allevierà l’angoscia mentale del soggetto riguardo i suoi impulsi sessuali, mentre Danimarca, Germania e Norvegia la permettono se si può dimostrare che il soggetto potrebbe essere costretto a commettere crimini sessuali a causa di istinti sessuali incontrollabili.

La Svezia permette la castrazione chimica nel caso in cui il soggetto possa essere una minaccia per la società e la pratica è strettamente volontaria, con l’obbligo che il soggetto sia pienamente informato di tutti i possibili effetti collaterali.

In Belgio, invece, la castrazione chimica non è prevista nelle leggi, ma è il giudice che può offrire la libertà condizionale a patto che il condannato accetti trattamenti medico-farmacologici, che possono comprendere anche la castrazione chimica. L’adesione del condannato deve essere sempre volontaria e informata sui rischi per la salute.

La Polonia è il primo caso (e l’unico) nell’Unione europea a prevedere la castrazione chimica come punizione obbligatoria, precisando però che riguarda i colpevoli di stupro di minorenni e di parenti stretti. Di recente altri Paesi hanno seguito l’esempio della Polonia: alla fine del 2011, la Russia ha introdotto la castrazione chimica obbligatoria come pena da comminare ai condannati di reati sessuali contro i minori di 14 anni, sentito il parere di uno psichiatra forense.

In Italia La Lega, si era fatta promotrice tramite la raccolta firme, lanciata più di un mese fa, per sostenere la proposta di legge, a seguito del caso della violenza sessuale a Viterbo. Matteo Salvini in una nota del Viminale ha precisato: “La castrazione chimica è un modo per prevenire altre violenze e intervenire su persone evidentemente malate, oltre che col carcere anche con una cura farmacologica!”.

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