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A Wattignies, nell’Alta Francia, un atto di vandalismo odora di islamofobia

A Wattignies, nell’Alta Francia, un atto di vandalismo odora di islamofobia

K metro 0 – Parigi – A Wattignies, comune francese di 13.180 abitanti nel dipartimento del Nord, nella regione dell’Alta Francia, sabato 18 marzo la comunità musulmana della città ha trovato i locali di “Al Amal”, associazione culturale e religiosa islamica, completamente vandalizzati. I soffitti sono stati distrutti, i cavi elettrici strappati, e i pavimenti

K metro 0 – Parigi – A Wattignies, comune francese di 13.180 abitanti nel dipartimento del Nord, nella regione dell’Alta Francia, sabato 18 marzo la comunità musulmana della città ha trovato i locali di “Al Amal”, associazione culturale e religiosa islamica, completamente vandalizzati. I soffitti sono stati distrutti, i cavi elettrici strappati, e i pavimenti cosparsi di detriti. 

Un residente, citato da franceinfo, si chiede: se le recenti manifestazioni della comunità musulmana locale per ottenere dall’amministrazione cittadina la concessione in uso di un luogo di preghiera per onorare adeguatamente le funzioni religiose, nel mese del Ramadan,  non abbiano attratto l’attenzione di qualche gruppo di estrema destra. Il sindaco Alain Pluss ne è convinto: questo vandalismo è davvero un “atto islamofobo “. 

L’atto è “oltraggioso, vergognoso, non possiamo fare cose del genere “, si lamenta. A riprova che non si è trattato d’un banale furto con scasso (che in ogni caso, non avrebbe reso logico il danneggiamento di tutto il locale), il suo assistente fa notare che “La cassetta che contiene denaro non è stata rubata, e non hanno recuperato un centimetro di rame ” (il rame, da anni, un po’ in tutta Europa è notoriamente richiesto in traffici di vario genere, per il suo valore economico). Intanto, “Non ci sentiamo più al sicuro” , è il commento inevitabile di molti fedeli: i quali ricordano che l’incursione nel centro (sulla quale è già in corso un’inchiesta penale)  è avvenuta proprio  nel bel mezzo di una battaglia per consentire l’apertura di questi locali, ancora non utilizzati a causa di vari ritardi delle autorità nel rilasciare i necessari permessi.

Il disagio dei musulmani locali, ancora prima del danneggiamento di sabato 18 marzo, nasce anche dal sospetto che questi ritardi, giustificati ufficialmente con  la mancanza, nel centro, di alcuni indispensabili requisiti di sicurezza, in realtà non siano altro che  scuse infondate per procrastinare l’apertura della sede. Il sindaco e il suo vice, che non esiteranno a far pervenire alla Prefettura competente il loro parere favorevole, ritengono anzi che certe giustificazioni addotte per il mancato rilascio delle concessioni edilizie e amministrative si contraddicano tra loro. 

Per capire l’attaccamento che la comunità musulmana di Wattignies ha nei confronti di questo luogo, bisogna tornare al 2008, quando è stata fondata l’associazione Al Amal: che, poi,  ha lottato sino al 2019 per trovare un locale che permettesse di avere sia uno spazio culturale che un luogo di culto.”Abbiamo ricevuto donazioni dai fedeli ma anche da credenti di altre fedi, alcuni non provenivano nemmeno da Wattignies” , ricorda Najih, residente nel paese. “Non ho mai visto una solidarietà così rapida e una raccolta fondi così rapida” in pochi mesi. “Abbiamo fatto questo progetto per offrire un luogo di apertura mentale,  un progetto per i giovani – spiega Najih -Volevamo offrire un luogo che proponesse l’islam della luce, non quello dell’oscurantismo. Doveva essere un modello di convivenza”. 

Il sindaco ritiene, per la comunità musulmana,  pienamente “legittimo chiedere un luogo per esercitare il suo culto“, in modo pubblico e ufficiale. Ma sinché non si avrà il parere favorevole della Prefettura, né lui né il suo sostituto, Jean-Marie Décan potranno istruire la concessione edilizia. Però, “quando i divieti saranno tolti, esamineremo questo permesso come tutti gli altri permessi della città”, assicura. 

In attesa che la situazione si evolva, nelle prossime settimane i  musulmani di Wattignies dimostreranno ancora nelle strade, chiedendo il rispetto dei loro diritti; e si terrà un incontro con tutte le autorità locali  per trovare almeno un luogo provvisorio dove possano riunirsi, soprattutto per il Ramadan.

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Nizar Ramadan
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