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Crisi energetica, per il momento  il peggio è passato in Europa. Ma domani?

K metro 0 – Bruxelles – Un inverno mite e le misure di risparmio energetico imposte hanno evitato blackout massicci e tagli al riscaldamento. Il Vecchio Continente l’ha scampata. Ma “attenti al prossimo inverno!”,  avvertono  gli esperti. Quando è scoppiata la guerra in Ucraina, l’Europa ha cominciato a tremare. Non solo per la minaccia militare

K metro 0 – Bruxelles – Un inverno mite e le misure di risparmio energetico imposte hanno evitato blackout massicci e tagli al riscaldamento. Il Vecchio Continente l’ha scampata. Ma “attenti al prossimo inverno!”,  avvertono  gli esperti.

Quando è scoppiata la guerra in Ucraina, l’Europa ha cominciato a tremare. Non solo per la minaccia militare incombente, ma anche per la sua sicurezza energetica. La Russia, il principale fornitore di gas naturale e uno dei maggiori esportatori di petrolio, non era più un partner affidabile. Tuttavia, nessuna delle peggiori previsioni si è avverata. Temperature insolitamente calde, risparmio energetico, calo della domanda  e rapida diversificazione hanno permesso all’UE di sopravvivere a una delle sue peggiori crisi.

Ma il prossimo inverno già desta preoccupazione. Per ora le riserve di gas sono quasi il 70%: 20 punti sopra la media degli ultimi anni. Ma non potendo più contare sul carburante russo, abbondante ed economico, per riempire questi depositi, cosa potrà succedere quando tornerà il freddo?

Quest’anno, l’Europa è stata fortunata. Ma la crisi non è finita. La questione del gas potrebbe essere ancora sul tavolo nel 2023, anche se forse non con i gravi problemi di prezzo o i bruschi tagli di offerta dello scorso anno.

Per sfuggire alla dipendenza dal combustibile russo, che arriva attraverso i gasdotti, l’Europa si è rivolta come mai prima d’ora al gas naturale liquefatto (GNL), trasportato da metaniere e rigassificato nei porti europei.

Ma sebbene questo gas, proveniente soprattutto dagli Stati Uniti e dal Golfo Persico, abbia consentito all’UE di salvare la situazione, ha tuttavia un inconveniente: i Ventisette (paesi membri dell’UE) devono competere, per accaparrarselo, con il resto dei mercati mondiali, compresa l’Asia, la cui domanda di gas aumenterà nei prossimi mesi, come prevede un recente rapporto della Bce.

E per quanto l’Europa abbia  sostanzialmente ridotto la sua dipendenza dal gas russo, è diventata molto più sensibile alle fluttuazioni della domanda di energia dal resto del mondo.

Nell’ultimo anno Mosca forniva circa il 40%  di gas naturale ai Ventisette. Ora ne fornisce solo il  15%, sostituita  da Norvegia, USA, Regno Unito e Qatar.

Un altro fattore decisivo che ha permesso all’Europa di evitare una grave crisi lo scorso anno è stata la riduzione della domanda di energia: del 19%, nel caso del gas, tra agosto e gennaio. Una riduzione che però ha anche un risvolto negativo, considerato che circa la metà del gas risparmiato veniva impiegato nell’industria: il che significa perdita di attività economica.

Ma anche così, registriamo  ancora un “deficit strutturale” di gas. Sebbene l’UE abbia aumentato le importazioni di GNL del 65%, si stima che questo deficit sia di 30 miliardi di metri cubi di gas (bcm), secondo la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. La BCE calcola che il deficit potrebbe variare dal 2%, nello scenario più favorevole, al 9% in quello più avverso, a seconda, ancora, delle condizioni meteorologiche e della domanda cinese.

Per far fronte a questo deficit, i paesi dovranno aumentare ulteriormente la loro capacità di rigassificazione, come stanno già facendo Germania e Italia, con l’installazione di nuovi terminali GNL galleggianti.

Lo scorso agosto il gas ha toccato il suo massimo storico in Europa: 339 euro per megawattora (MWh), quando un anno fa costava 27 euro.  Tra settembre 2021, già prima della guerra, e ottobre 2022, i prezzi medi dell’energia per consumatori e produttori nell’area dell’euro erano aumentati rispettivamente del 49,5% e del 93,4%, secondo la BCE.

Nelle ultime settimane, però, sono crollati, attestandosi intorno ai 50 €/MWh, il livello più basso dal 2021.

Già prima dello scorso inverno l’Europa pagava un prezzo salatissimo per riempire le riserve e, per evitare situazioni simili, ha approvato un tetto al prezzo del gas, fissato  a 180 euro/MWh. Ma è ancora un prezzo molto alto.

Salvo sorprese, è probabile che ci sarà un grande squilibrio tra domanda e offerta e che i prezzi rimarranno alti rispetto alla media storica degli ultimi anni.

Di fronte all’invasione dell’Ucraina, Bruxelles ha lanciato tempestivamente dure sanzioni contro Mosca. Concordando queste sanzioni, e approvando misure come il tetto al gas o al petrolio, i Ventisette hanno mostrato un’unità politica mai vista nelle crisi precedenti, come quella del debito del 2008.

L’inflazione, in gran parte causata dalla crisi energetica, sembra aver raggiunto il picco e le organizzazioni internazionali stanno indicando  migliori prospettive di crescita nell’UE per i prossimi mesi.

Le temperature di questo inverno e del prossimo, lo sviluppo della guerra in Ucraina, le decisioni di Mosca sul rubinetto del gas o la ripresa economica della Cina diranno se questi germogli sono un miraggio o se l’Europa avrà sicuramente evitato una crisi ben più profonda di quella che  ha vissuto.

(RTVE)

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