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Elezioni regionali 2023 rafforzano Meloni, ora avanti con le riforme

Elezioni regionali 2023 rafforzano Meloni, ora avanti con le riforme

K metro 0 – Roma – Il vento di centrodestra continua a spirare nel Paese. E Giorgia Meloni, che nell’appuntamento elettorale al Teatro Dal Verme di Milano aveva chiesto agli elettori di scegliere tra due Italie – quella raccontata dall’opposizione e dal mainstream e quella che la vedeva alla guida di una coalizione a suo

K metro 0 – Roma – Il vento di centrodestra continua a spirare nel Paese. E Giorgia Meloni, che nell’appuntamento elettorale al Teatro Dal Verme di Milano aveva chiesto agli elettori di scegliere tra due Italie – quella raccontata dall’opposizione e dal mainstream e quella che la vedeva alla guida di una coalizione a suo dire compatta, monolitica – l’ha avuta vinta, con il Lazio che passa al centrodestra, guidata dall”outsider’ Francesco Rocca, e la Lombardia che resta saldamente nelle mani di Attilio Fontana. Vittoria “netta”, scrive il premier sui social, “che consolida la compattezza del centrodestra e rafforza il lavoro del governo”. Parole scelte non a caso, all’indomani dell’affondo con cui Silvio Berlusconi ha terremotato la vigilia elettorale su un tema sensibile come il sostegno all’Ucraina, provocando la reazione stizzita di Kiev, riporta l’Adnkronos.

Il presidente del Consiglio annulla gli appuntamenti di giornata, il suo staff motiva l’assenza spiegando che è influenzata. Per questo non sarà all’inaugurazione dell’anno accademico della Scuola dei carabinieri. Qualcuno pensa che si tratti di un’assenza tattica, in ore rese difficili dalla sortita infelice del Cavaliere a urne aperte, in barba al silenzio elettorale. Meloni attende da casa i risultati, che appaiono sin da subito fotografare un centrodestra con il vento in poppa.

Fdi si conferma primo partito in Lombardia e nel Lazio, in quest’ultima supera il risultato messo a segno alle politiche. Non umilia gli alleati – Fi tiene e la Lega regge, soprattutto nella roccaforte lombarda-, che, considerando i falli di reazione, a tratti potrebbe apparire anche un bene, consentendo a Meloni di navigare in acque meno tumultuose. “E’ un risultato che puntella il governo – dice un ministro di stretta osservanza meloniana – rafforza tutti, nessuno escluso. E spiana la strada per le riforme, a cominciare dal presidenzialismo. Se non ora, quando?”.

Intanto a Palazzo Chigi si continua a lavorare al viaggio a Kiev, reso ancor più centrale dopo l’infortunio di ieri. Per quanto in ambienti di governo si tenda a derubricare l’intemerata di Berlusconi contro Zelensky a una voce dal sen fuggita, c’è la consapevolezza della necessità di rinsaldare l’immagine di un sostegno che ora rischia di apparire ammaccato, seppur Meloni non lo abbia messo mai in discussione, nemmeno quando sedeva nei banchi dell’opposizione.

“‘Le parole sono uomini’, recitava il poeta turco Nazim Hikmet – spiega un ministro in quota Fdi – non possiamo lasciare che quelle di Berlusconi cadano così, nonostante il risultato messo a segno in Lazio e Lombardia potrebbe farci cadere in errore”.

Un risultato che “smentisce gli uccelli del malaugurio”, il leit motiv che rimbalza in ambienti di governo. Nonostante resti l’amarezza per il dato sull’affluenza, mai così basso. E benché ci sia consapevolezza che la strada sia stata spianata anche da un’opposizione divisa, in contraddizione con se stessa viste le alleanze a geometria variabile. “Ma il risultato premia il governo, premia Meloni, e su questo c’è poco da dire…”, osserva lo stesso ministro.

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