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Rapporto ONU: la mancanza di dati ostacola la lotta contro il “razzismo sistemico”

K metro 0 – New York – Londra 10 settembre 2022: manifestazione di Black Lives Matter, dopo la morte di Chris Kaba, ucciso dalla polizia britannica. Minneapolis, maggio 2020: un giovane afroamericano muore soffocato dalla polizia americana. Kaba, come Floyd, sono entrambi vittime del “razzismo sistemico”: ovvero il razzismo radicato in tutte le istituzioni, strutture e

K metro 0 – New York – Londra 10 settembre 2022: manifestazione di Black Lives Matter, dopo la morte di Chris Kaba, ucciso dalla polizia britannica. Minneapolis, maggio 2020: un giovane afroamericano muore soffocato dalla polizia americana.

Kaba, come Floyd, sono entrambi vittime del “razzismo sistemico”: ovvero il razzismo radicato in tutte le istituzioni, strutture e relazioni all’interno della nostra società, che crea barriere all’accesso delle minoranze al lavoro, all’assistenza sanitaria, all’alloggio, all’istruzione e alla giustizia.

“Chiedo a tutti gli Stati di smettere di negarne l’esistenza e iniziare a smantellarlo, di porre fine all’impunità e creare fiducia e di ascoltare le voci delle persone di origine africana”, aveva dichiarato il 28 giugno 2021, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet.

L’uso, da parte della polizia, della schedatura razziale e della forza eccessiva – aveva aggiunto – è radicato in gran parte del Nord America, dell’Europa e dell’America Latina (vedi kmetro0.it, “Rapporto ONU chiede lo smantellamento del razzismo sistemico”, 29 giugno 2021).

Ma la mancanza di dati, in molti paesi, sulla “razza o etnia” delle persone arrestate o uccise dalla polizia resta un grave ostacolo alla lotta contro il “razzismo sistemico”, afferma il rapporto di esperti delle Nazioni Unite presentato lunedì 3 ottobre. E’ assolutamente necessario “raccogliere, analizzare, utilizzare e pubblicare dati relativi a razza o etnia”, ha affermato Yvonne Mokgoro, ex giudice sudafricano, presentando questo rapporto davanti al Consiglio per i diritti umani dell’ONU.

Negli Stati Uniti, ad esempio, non esiste un sistema centralizzato per la raccolta di queste statistiche. Sebbene la raccolta di dati non porrà fine, di per sé, al razzismo, ha proseguito Yvonne Mokgoro, è “un primo passo essenziale per evidenziare la portata del razzismo sistemico contro gli africani e le persone di origine africana e i modi in cui si manifesta nelle forze di polizia e nel sistema giudiziario”.

E’ dunque essenziale che “il razzismo sistemico, con le sue dimensioni strutturali e istituzionali, diventi visibile”, ha concluso Mogkoro, responsabile del “Meccanismo internazionale di esperti indipendenti per la promozione della giustizia e dell’uguaglianza razziale nel quadro del mantenimento dell’ordine”.

Questo organismo internazionale è stato istituito nel 2021 dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, dopo l’omicidio, negli Stati Uniti ,di George Floyd, un afroamericano disarmato, da parte di un poliziotto bianco.

In un rapporto separato, presentato lunedì scorso, il vice Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Nada Al-Nashif, ha dettagliato sette recenti casi di decessi dovuti alla polizia negli Stati Uniti, in Francia, Brasile, Gran Bretagna e Colombia, specificando che in ciascuno di questi casi “le famiglie sono sempre alla ricerca della verità e della giustizia”.

Il razzismo sistemico ha bisogno di una risposta sistemica“, aveva dichiarato Michelle Bachelet, nella convinzione che “oggi abbiamo un’importante occasione per promuovere una svolta storica verso l’uguaglianza razziale e la giustizia”.

(Franceinfo/AFP)

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