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Afghanistan, i talebani dichiarano guerra all’oppio

Afghanistan, i talebani dichiarano guerra all’oppio

K metro 0 – Kabul – Per fare l’oppio ci vuole un fiore. Non è la vecchia canzoncina per i bambini. E’ proprio così. Il fiore è il papavero, da cui si ricava l’oppio. E dall’oppio, com’è noto, si ricava l’eroina: la “roba” come si dice nel gergo dei tossicomani, al primo posto nella classifica di

K metro 0 – Kabul Per fare l’oppio ci vuole un fiore. Non è la vecchia canzoncina per i bambini. E’ proprio così. Il fiore è il papavero, da cui si ricava l’oppio. E dall’oppio, com’è noto, si ricava l’eroina: la “roba” come si dice nel gergo dei tossicomani, al primo posto nella classifica di pericolosità delle varie droghe, secondo Lancet, la prestigiosa rivista medico-scientifica inglese.

Per contrastare questo flagello, che ogni anno nel mondo produce decine di migliaia di morti, i talebani, tornati al potere in Afghanistan, hanno annunciato, domenica, il divieto di raccogliere i papaveri, anche se gli agricoltori in alcune parti del paese hanno iniziato a estrarre l’oppio dalla pianta necessaria per produrre l’eroina.

La decisione è stata resa pubblica dal portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid in una conferenza stampa a Kabul. L’ordine, impartito dal leader supremo dei talebani, Haibatullah Akhundzada, vieta anche l’uso, il trasporto e il commercio, di eroina, hashish e alcol.

La messa al bando della coltivazione del papavero, ispirata da una severa interpretazione dell’Islam, era già stata decisa, alla fine degli anni ’90, dal precedente governo dei talebani, che dovettero poi affrontare una reazione popolare.

Ma secondo le nazioni Unite quella decisione contribuì a sradicare la coltivazione del papavero.

Oggi, l’Afghanistan è il più grande produttore mondiale di oppio, nonostante i miliardi di dollari spesi dalla comunità internazionale, durante i suoi 20 anni in Afghanistan, per debellare il narcotraffico.

Il raccolto annuale di oppio, concluso a luglio 2021, ha segnato, secondo un rapporto dell’ONU, il quinto anno consecutivo di produzione ai massimi storici: più di 6.000 tonnellate da cui sono state ricavate 320 tonnellate di eroina pura diretta verso tutto il mondo.

La coltivazione del papavero, dunque, rende e i suoi prezzi erano più che raddoppiati quando cominciarono a circolare indiscrezioni che i talebani l’avrebbero vietata. Ma sebbene i profitti derivanti dai traffici illegali di stupefacenti siano una risorsa per l’Afghanistan, i talebani hanno preso una posizione pubblica netta al riguardo, appena saliti al potere lo scorso agosto. E domenica hanno avvertito ufficialmente gli agricoltori che i loro raccolti verranno bruciati e se continuano a coltivare il papavero rischiano la prigione. In un paese disperatamente povero come l’Afghanistan, il divieto sembra destinato a impoverire ulteriormente i suoi cittadini più poveri in un momento di grave crisi economica.

Dopo la cacciata dei talebani nel 2001, in molte parti del paese si è tornati alla produzione di papavero, che permette a milioni di piccoli agricoltori e braccianti di guadagnare fino a 300 dollari al mese raccogliendo ed estraendo l’oppio.

L’Afghanistan produce più oppio di tutti gli altri paesi che lo producono. Negli anni della guerriglia talebana, il movimento avrebbe ricavato milioni di dollari dal mercato degli oppiacei. E così pure alti funzionari del governo sostenuto dagli Stati Uniti. Quasi l’80% dell’eroina prodotta dall’oppio afgano raggiunge l’Europa attraverso l’Asia centrale e il Pakistan. Secondo un rapporto dell’ONU, nel 2021 il traffico degli oppiacei in Afghanistan rendeva tra gli 1,8 e i 2,7 miliardi: oltre il 7% del PIL del paese. Senza contare i profitti, molto maggiori, derivanti dalle “catene di approvvigionamento di droghe illecite al di fuori dell’Afghanistan”.

Il divieto dei talebani arriva mentre il paese affronta una crisi umanitaria che ha spinto le Nazioni Unite a chiedere 4,4 miliardi di dollari, il mese scorso, poiché il 95% degli afgani non ha abbastanza da mangiare. Sebbene il divieto colpisca duramente le centrali di produzione di droga, sarà probabilmente devastante per i piccoli coltivatori che fanno affidamento sulla produzione di oppio per sopravvivere. È difficile capire come faranno i talebani a creare colture sostitutive e a fornire finanziamenti agli agricoltori, in un momento in cui i fondi per lo sviluppo internazionale non sono più disponibili.

I più poveri, in Afghanistan, usano spesso la promessa del raccolto di papaveri del prossimo anno per acquistare alimenti di base come farina, zucchero, olio e combustibile per il riscaldamento.

Quando hanno governato il paese, l’ultima volta, i talebani si sono serviti degli anziani del villaggio e dei religiosi della moschea per far rispettare il divieto. E se non riuscivano ad imporlo li arrestavano.

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