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Belgio: Un’indagine fotografa la situazione attuale dei lavoratori stranieri

Belgio: Un’indagine fotografa la situazione attuale dei lavoratori stranieri

K metro 0 – Bruxelles – Diversamente dalla Gran Bretagna dove, a causa della Brexit, mancano camionisti e braccia da lavoro (soprattutto dall’Est Europa) perché Boris Johnson non vuole stranieri tra i piedi, in Belgio prevale una tendenza contraria. La percentuale di lavoratori provenienti da paesi come la Romania o la Bulgaria è raddoppiata in

K metro 0 – Bruxelles – Diversamente dalla Gran Bretagna dove, a causa della Brexit, mancano camionisti e braccia da lavoro (soprattutto dall’Est Europa) perché Boris Johnson non vuole stranieri tra i piedi, in Belgio prevale una tendenza contraria. La percentuale di lavoratori provenienti da paesi come la Romania o la Bulgaria è raddoppiata in 10 anni (+93%), passando dall’1,39% al 2,68% del totale.

Diminuiscono invece i polacchi. Il loro numero, in Belgio, era cresciuto fra il 2012 e il 2017 (dallo 0,8% all’1%) ma da allora è diminuito drasticamente e “quest’anno è addirittura sceso allo 0,85%”. E questo è dovuto allo “sviluppo sociale e salariale che sta vivendo la Polonia, che permette ai suoi lavoratori di trovare buoni posti di lavoro nel loro paese”.

Il mercato del lavoro sta cambiando, e così anche le sue componenti, come emerge da un’indagine condotta da Partena Professional (la principale società belga di consulenza alle imprese) che ha analizzato l’evoluzione dei lavoratori stranieri in Belgio tra il 2012 e il 2021.

In questo decennio, la percentuale di lavoratori stranieri nel paese è leggermente aumentata, passando dal 15,4% al 16,9%. Ma con i recenti eventi politici e sanitari, sono stati osservati cambiamenti nelle tendenze.

Partena nota innanzitutto quello che sembra un effetto Brexit. Perché se “i lavoratori britannici erano già in forte minoranza in Belgio prima che Londra lasciasse l’Unione, ora sono quasi un’eccezione: sono passati dallo 0,36% dei lavoratori attivi nel 2012 allo 0,25% di oggi”. Uno slittamento che però è avvenuto gradualmente, e non in maniera massiccia, al momento dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.

Il calo maggiore riguarda i lavoratori italiani, scesi dal 2,5% al 2,09%. Un vuoto in parte colmato dai francesi, la cui quota è passata dal 3,43% al 3,83%. “I francesi sono anche i lavoratori stranieri più presenti sul nostro territorio. I lavoratori di tutti i paesi extraeuropei rappresentano oggi il 3,9% del totale”, precisa il rapporto di Partesa.

I lavoratori stranieri rappresentano tuttavia “una parte molto importante della nostra economia”, ricorda Wim Demey, Customer Intelligence Manager di Partena Professional.

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