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Il Parlamento Europeo denuncia la Commissione UE: non fa rispettare lo stato di diritto in Ungheria e Polonia

Il Parlamento Europeo denuncia la Commissione UE: non fa rispettare lo stato di diritto in Ungheria e Polonia

K metro 0 – Strasburgo – Una decisione storica che è passata quasi inosservata. La Commissione europea viola la legge perché non mette in riga Ungheria e Polonia. Questa è emerso dal parlamento di Strasburgo che ha deciso, con un schiacciante maggioranza di 506 voti su 684, di denunciare la Commissione Ue presieduta dalla cristiano-democratica

K metro 0 – Strasburgo – Una decisione storica che è passata quasi inosservata. La Commissione europea viola la legge perché non mette in riga Ungheria e Polonia. Questa è emerso dal parlamento di Strasburgo che ha deciso, con un schiacciante maggioranza di 506 voti su 684, di denunciare la Commissione Ue presieduta dalla cristiano-democratica Ursula von der Leyen chiamandola a rispondere davanti alla Corte di Giustizia europea per inazione.

I commissari nominati dai governi dei paesi membri dell’UE sono stati accusati dagli eurodeputati di quasi tutti i partiti politici di non intraprendere tute le azioni necessarie conto lo smantellamento dello Stato di diritto in Ungheria e Polonia.

Un fatto clamoroso se si considera che normalmente il parlamento di Strasburgo si accontenta di compromessi tra i diversi partiti di cui è composto lasciando poco spazio a grandi gesti. Ma giovedì scorso le cose sono andate diversamente.

Lo scontro fra le due grandi istituzioni europee ha una chiara base giuridica. Dal 1° gennaio 2021 è in vigore un regolamento che sanziona l’uso improprio de fondi europei, definito, per l’esattezza, “Regolamento sulla condizionalità dello Stato di diritto”, incluso, tra mille negoziati, nell’accordo sul Recovery Fund e sul nuovo bilancio pluriennale dell’UE.

Questo obbliga la Commissione a sospendere i finanziamenti ai paesi membri che non rispettano lo Stato di diritto e a sottoporre la decisione, per la conferma, al Consiglio dei ministri Europei. Basterebbe una delibera di maggioranza, in modo che Polonia e Ungheria non possano più proteggersi a vicenda con un veto.

E’ sotto gli occhi di tutti che il bilancio europeo e il piano di ripresa finanzino la repressione delle libertà o la rielezione degli autocrati conservatori in Ungheria e Polonia” ha dichiarato l’eurodeputata francese Fabienne Keller di Renew Europe (il terzo gruppo del parlamento di Strasburgo, coni suoi 93 deputati di area liberale e del partito di Emmanuel Macron).

Parole condivise da gran parte dell’europarlamento che nella sua risoluzione contro la Commissione ha lamentato che “nonostante un regolamento per tutelare i fondi comunitari (che si applica anche al Recovery Plan) sia in vigore fin dal 1° gennaio 2021, la Commissione non ha ancora (…) messo a punto le linee guida sull’applicazione del nuovo Regolamento”.

Il fatto è che in seguito all’opposizione del blocco di Visegrad, e in particolare di Budapest e Varsavia, gli stati membri e la Commissione hanno concordato una tregua, in attesa che si pronunci la Corte di giustizia europea.

E intanto il clan Orban continua sottrarre fondi UE, come denuncia l’eurodeputata liberale ungherese Katalin Cseh. L’autorità dell’UE contro le frodi di bilancio ha dimostrato che il genero dell’autocrate ungherese Victor Orban si è arricchito con fondi comunitari. E così pure Lorinc Meszaros, l’uomo più ricco del Paese e amico di Orban fin dall’infanzia, le cui aziende hanno ricevuto un miliardo di euro di sussidi UE. In barba al rispetto delle pratiche corrette e dello Stato di diritto.

“Se il presidente della Commissione fosse eletto direttamente, allora dovrebbe spiegare agli elettori perché pensa di non poter agire“, ha detto Kastalin Cseh.

Ma la von der Leyen è nominata solo dai governi nazionali. E le hanno detto di stare ferma. Perché i capi di governo dell’Ue erano stati ricattati da Orban e dal primo ministro polacco Mateusz Morawiecki. Dopo che i due hanno minacciato di porre il veto al nuovo bilancio dell’UE.

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