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Gran Bretagna. Vittoria schiacciante dei conservatori di Johnson. Brexit a un passo

Gran Bretagna. Vittoria schiacciante dei conservatori di Johnson. Brexit a un passo

K metro 0 – Londra – Boris Johnson stravince le elezioni in Gran Bretagna e a questo punto la Brexit sembra davvero a un passo. I conservatori hanno infatti conquistato 363 seggi su 650 e il primo ministro ha ora dalla sua una maggioranza assoluta. “Grazie a tutti nel nostro grande Paese, a chi ha

K metro 0 – Londra – Boris Johnson stravince le elezioni in Gran Bretagna e a questo punto la Brexit sembra davvero a un passo. I conservatori hanno infatti conquistato 363 seggi su 650 e il primo ministro ha ora dalla sua una maggioranza assoluta. “Grazie a tutti nel nostro grande Paese, a chi ha votato, a chi è stato volontario, a chi si è candidato. Viviamo nella più grande democrazia del mondo”, ha esultato il premier britannico.

Abbiamo provocato un terremoto, andremo fino in fondo con Brexit“. “Questa – ha detto ancora Johnson – è la più grande vittoria dagli anni ’80, quando molti di voi non erano neanche nati. Adesso uniamo il Paese grazie a tutti coloro che hanno votato i conservatori per la prima volta! Non vi daremo mai per scontati”. La bastonata per il Labour – il peggior risultato dal 1935, che ha fruttato appena 203 seggi – ha portato Jeremy Corbyn a dichiarare che non sarà più lui alla guida del partito alle prossime elezioni. Fatto sta che Johnson governerà con una maggioranza ampia, come ebbe solo la Thatcher, grazie alla quale potrà procedere verso l’addio a Bruxelles a tappe forzate ed entro venerdì 20 dicembre farà approvare il Withdrawal Agreement Bill per approdare a fine gennaio alla tanto sospirata uscita dalla Ue. Come c’era da attendersi, il presidente americano Donald Trump è tra i primi a esultare per il risultato del voto in Gran Bretagna: “Congratulazioni a Boris Johnson per la sua fantastica VITTORIA! La Gran Bretagna e gli Stati Uniti saranno ora liberi di concludere un nuovo grande accordo commerciale dopo la BREXIT. Questo accordo ha il potenziale per essere molto più grande e redditizio di qualsiasi accordo che potrebbe essere fatto con l’Ue” ha infatti twittato l’inquilino della Casa Bianca.

Sul piano delle reazioni europee, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha chiesto che il Parlamento britannico voti sull’accordo Brexit “il più presto possibile”, dopo la schiacciante vittoria di Boris Johnson nelle elezioni di ieri. Al Vertice di oggi “c’è un importante dibattito sul Regno Unito e sulla Brexit”, ha spiegato Michel. “Voglio congratularmi con il primo ministro del Regno Unito, Boris Johnson, per la sua vittoria. Ci aspettiamo il più presto possibile il voto del parlamento britannico sull’accordo di ritiro. E’ importante avere chiarezza“, ha detto Michel, sottolineando la necessità di avviare i negoziati sulle relazioni future “in modo sereno”. Michel ha spiegato che, nelle trattative sul futuro accordo commerciale, per l’Ue sarà importante “vegliare all’integrità del mercato interno e alla parità di condizioni”. Il presidente del Consiglio europeo non si è voluto sbilanciare sui tempi per chiudere il negoziato, anche se Johnson ha indicato la volontà di arrivare a un accordo entro la fine del 2020 per evitare di prolungare il periodo transitorio post-Brexit. “Vista l’esperienza del passato sulla Brexit non faccio previsioni”, ma “è importante dare stabilità e sicurezza il più presto possibile ai cittadini e alle imprese europee e anche britanniche”, ha detto Michel.

Ma dalle urne sono uscite anche alcune clamorose novità. Il Regno Unito si avvia a segnare un nuovo record nella sua storia sul numero di donne al Parlamento: 218 deputate, un terzo del totale. Il Labour si conferma il partito più al femminile con 104 elette, anche se in calo rispetto al 2017 quando furono 119. Tra i Tory sono invece 86 le deputate, in significativo aumento rispetto alle 67 del 2017. E il parlamento uscito dalle elezioni di ieri in Gran Bretagna è anche il più multietnico di sempre, con un parlamentare su dieci che appartiene a una minoranza etnica. Lo rileva il think tank British Future sottolineando che dieci anni fa la proporzione era uno su quaranta. I deputati “non bianchi”, precisa il think tank, saranno 65 contro i 52 del 2017. Tra questi, 22 sono conservatori, 41 laburisti e 2 Libdem. Tutti sono stati eletti in Inghilterra.

Si apre intanto la questione scozzese. Una volta smaltita la sbornia elettorale, che lo ha condotto a un vero trionfo, Boris Johnson si troverà una gatta da pelare: la Scozia, pronta a chiedere un secondo referendum sull’onda di un voto che ha fatto di Nicola Sturgeon l’altro primo ministro vincitore oltre al premier britannico. Lo Scottish National Party ha conquistato 48 seggi scozzesi su 59 riportandosi vicino ai livelli record del 2015 quando ne aveva vinti 56. Il recupero (+13) rispetto alle elezioni del 2017 arriva non solo togliendo al Labour, ma anche strappando ben 6 seggi ai Conservatori, che hanno faticato in questa terra dove il Remain era stato egemone. “Votate l’Snp per cacciare i Tory, fuggire dalla Brexit e mettere il futuro della Scozia nelle mani della Scozia”, aveva scritto su Twitter Sturgeon un’ora prima della chiusura dei seggi, e il successo sembra volerla incoraggiare nella direzione dello Scoxit. Prima di Natale potrebbe chiedere al premier uscente Boris Johnson un decreto ai sensi della Sezione 30, che darebbe il permesso al governo scozzese di organizzare un nuovo referendum.

di Joseph Villeroy

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