K metro 0 – Vienna – Il mondo potrebbe dover affrontare l’ennesima sovrapproduzione di petrolio e l’ipotesi – che farebbe probabilmente crollare i prezzi dei carburanti e dell’energia – aleggia minacciosamente sui membri dell’Opec, che si riuniranno oggi e domani per delle negoziazioni a Vienna.

Le nazioni produttrici di petrolio decideranno se continuare con i tagli alla produzione che hanno portato avanti da tre anni a questa parte, se eliminarli oppure se rimarcarli, con la speranza di far rialzare i prezzi. Il debutto sul mercato azionario della compagnia petrolifera saudita Aramc, che spicca il volo oggi con la quotazione in borsa, ha posto l’Arabia Saudita in una posizione precaria. Ci si sta interrogando infatti sulla quantità di petrolio da produrre per raggiungere una situazione positiva rispettivamente ai prezzi; in aggiunta le pressioni degli azionisti, i cui interessi andranno presi in considerazione. La nazione è già stata fortemente colpita dai tagli alla produzione, è infatti quella che ne ha risentito di più rispetto agli altri membri dell’Opec. Intanto, alcuni membri come l’Iraq stanno producendo molto di più di quanto stabilito dagli altri Paesi, ovvero di ridurre la produzione di 1,2 milioni di barili al giorno fino a marzo 2020 – gli analisti credono che la misura possa essere prorogata fino all’estate. La Russia, che non fa parte dell’Opec ma che ha seguito il suo modello di produzione negli ultimi anni, ha chiesto di ricalcolare i propri paletti sul petrolio così da renderli in linea con le indicazioni dell’organizzazione. Questo però potrebbe portare a una sovrapproduzione, il ministro russo dell’Energia, Alexander Novak, martedì ha sottolineato come Mosca debba ancora definire la propria posizione: “Stiamo aspettando nuovi sviluppi… Il meeting, come sempre, sarà di natura costruttiva”. Le azioni dell’Opec, in realtà, hanno trovato riscontri negativi nell’opinione del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha chiesto ripetutamente all’Arabia Saudita di abbassare i prezzi del petrolio in cambio di sostegno militare a Riyahd contro i rivali dell’Iran. Negli ultimi mesi, tuttavia, Trump ha parlato raramente dell’Opec ma potrebbe tornare a farlo nel 2020 se i prezzi di petrolio e gasolio aumenteranno – una tema particolarmente sentito negli Usa. Il costo del petrolio, tra l’altro, è già in rialzo in vista del meeting dell’Opec. I futures sul greggio Brent sono aumentati di 2,13 dollari, del 3,5%, arrivando a 62,95 dollari a barile mentre i futures sul greggio U.S. West Texas Intermediate (WTI) sono aumentati di 2,16 dollari, del 3,9%, arrivando a 58,27 dollari a barile.

Nel frattempo, il Consiglio di cooperazione del Golfo ha annunciato domenica che il 10 dicembre si terrà la 40esima riunione del gruppo. Il meeting è stato fissato da circa un anno e si sarebbe dovuto tenere negli Emirati Arabi Uniti ma, senza alcuna spiegazione sui motivi, è stato spostato in Arabia Saudita. Il GCC è composto da Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Proprio questi ultimi due hanno discusso nei giorni scorsi la costruzione di una raffineria nel Maharashtra, stato dell’India occidentale. Un’operazione del valore complessivo di 70 miliardi, anche se inizialmente l’investimento era stato fissato a 44 miliardi. Nel comunicato reso noto ieri si legge che le due parti hanno parlato dell’iniziativa di sviluppare il complesso, annunciata già nel 201, che dovrebbe produrre 600mila barili al giorno  per il mercato indiano.