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Ppe: sospensione per il partito ungherese Fidesz, mentre Orban tratta e cerca appoggi in Europa

Ppe: sospensione per il partito ungherese Fidesz, mentre Orban tratta e cerca appoggi in Europa

K metro 0 – Sofia – Lo stile autoritario del primo ministro Viktor Orban e la politica anti-migratoria e anti-europea lo hanno a lungo messo in disaccordo con molti membri del Partito Popolare Europeo, i cui delegati si sono incontrati ultimamente per discutere di possibili misure disciplinari contro Fidesz,il partito del Premier ungherese: che di fatto

K metro 0 – Sofia – Lo stile autoritario del primo ministro Viktor Orban e la politica anti-migratoria e anti-europea lo hanno a lungo messo in disaccordo con molti membri del Partito Popolare Europeo, i cui delegati si sono incontrati ultimamente per discutere di possibili misure disciplinari contro Fidesz,il partito del Premier ungherese: che di fatto e’ stato sospeso, dopo una lunga disputa sui suoi valori e le sue politiche.

Il leader del PPE, il tedesco Manfred Weber, ha detto che Fidesz “non può più proporre candidati per i posti” nel gruppo, e non può “votare su questioni o partecipare a riunioni di gruppo importanti fino a quando la sospensione dura”.

“Il PPE ha preso una buona decisione perché ha mantenuto l’unità”, ha detto comunque Orban, che ha partecipato alla riunione. “Abbiamo preso una buona decisione, perché nessuna strada rimarrà’ chiusa. Dopo le elezioni, Fidesz e il PPE possono entrambi decidere liberamente, sulla nostra relazione “.

“Il PPE è stato molto chiaro e unito … la sospensione è necessaria”, ha osservato Weber. “E ‘stata una decisione molto difficile”.

Orban ha precisato che Fidesz stesso ha proposto le misure approvate dal PPE nela sua ultima riunione; ribadendo però che il suo partito avrebbe abbandonato l’alleanza, se avessero preso delle decisioni “irrispettose” su Fidesz. “Nella mia mano destra durante l’incontro, avevo la lettera in cui era già stato scritto che avremmo lasciato il partito”, ha ammesso Orban. “Quindi, se non avessimo avuto questa proposta di compromesso, avrei abbandonato il PPE oggi.”

Durante l’incontro, è stata creata una commissione di valutazione, che seguirà l’operato di Fidesz, partito che in Ungheria controlla il governo: guidata dal belga Herman Van Rompuy (già Presidente del Consiglio europeo dal 2009 al 2014), per vedere se e quando la sospensione potra’ essere revocata.

“Ora faremo campagna per la vittoria del PPE”, ha detto Orban, ma ha aggiunto che “dopo le elezioni, dovremo vedere come ci posizioneremo”. “Siamo impegnati in una forte Unione Europea … e non possiamo immaginare alcun cambiamento nella questione della migrazione”, ha precisato. “Nemmeno possiamo immaginare un compromesso nella protezione del cristianesimo europeo, dei valori e della cultura cristiana”.

I membri del PPE provenienti da 12 Paesi hanno chiesto la sospensione o l’estromissione di Fidesz, ritenendo le posizioni e le politiche di Orban incompatibili con i valori della Democrazia Cristiana. Annegret Kramp-Karrenbauer, il nuovo leader della CDU del Cancelliere tedesco Angela Merkel, ha affermato che espellere l’adesione di Fidesz sarebbe “una via percorribile”: come confermato da Weber ore dopo.

“Finché Fidesz non ha ristabilito completamente la fiducia, la normale adesione completa non può rimanere in vigore”, ha detto Kramp-Karrenbauer, secondo l’agenzia di stampa tedesca “DPA”.

Il governo ungherese guidato da Fidesz, la scorsa settimana ha chiuso una campagna indirizzata al presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, che fa anche parte del PPE: Orban gli ha inviato una lettera, scusandosi per quello che aveva detto nella polemica sulla possibile l’espulsione del suo partito. Il premier ungherese ha anche mostrato una maggiore disponibilità a scendere a compromessi su una terza condizione stabilita dal leader del PPE, Manfred Weber: affinché Fidesz rimanesse nell’alleanza, lasciando, in cambio, che l’Università dell’Europa centrale, fondata dal finanziere ungherese-americano George Soros, mantenga tutte le sue attività a Budapest (ipotesi, questa, precedentemente avversata da Orban).

CEU, infatti, dice che presto trasferirà i suoi programmi, accreditati negli USA, a Vienna: appunto perché il governo ungherese ultimamente si era rifiutato di firmare gli accordi necessari per permettere all’ Università di rimanere nella capitale ungherese.

Lo Stato della Baviera, intanto, su proposta di Weber, si è offerto di finanziare due cattedre al CEU tramite l’Università tecnica di Monaco.

Dopo la riunione del PPE, CEU ha ribadito la sua posizione, secondo cui ha ancora bisogno di “garanzie legali” da parte del governo ungherese in merito alle sue attività a Budapest. Comunque “Questi sviluppi non cambiano i piani del CEU in relazione a Vienna”, ha detto il direttore, Michael Ignatieff. “L’Università stabilirà un campus a Vienna per iniziare le operazioni nel settembre 2019.”

Intanto, Orban (di cui sono noti i legami amichevoli con vari politici italiani di centro destra) cerca l’appoggio del Belpaese. “Malgrado il fatto che noi abbiamo ragione sulla migrazione, che rifiutiamo, abbiamo bisogno che anche un grande Paese europeo dica la stessa cosa che diciamo noi, altrimenti ci distruggono”, ha detto il premier magiaro all’ANSA. E questo Paese non potrà essere altro che l’Italia, un altro Paese di confine”.

L’Ungheria, ha proseguito Orban, è troppo piccola per poter far valere la sua opinione in Europa: “Il soft power, media, università, ong, altri centri di pensiero in Europa sono ostili con noi, sono capaci di distruggerci, per questo abbiamo bisogno di grandi alleati”, ha detto il politico ungherese. Che, parlando a una conferenza internazionale sulla migrazione a Budapest, ha anche riconosciuto di avere attualmente una pessima reputazione in Europa: “Mai – ha sottolineato – il premier ungherese e l’Ungheria hanno goduto di una reputazione così bassa come ora”.

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