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Summit Ue-Lega Araba su immigrazione e sicurezza

Summit Ue-Lega Araba su immigrazione e sicurezza

K metro 0 – Cairo – Si conclude oggi a Sharm el Sheik il primo summit tra Unione Europea e Lega Araba per rafforzare la cooperazione su migrazione, terrorismo e commercio. Potrebbe essere l’inizio di una collaborazione storica tra le due organizzazioni. I lavori sono stati aperti domenica dal presidente egiziano Abdel-Fattah Al-Sisi con un appello per

K metro 0 – Cairo – Si conclude oggi a Sharm el Sheik il primo summit tra Unione Europea e Lega Araba per rafforzare la cooperazione su migrazione, terrorismo e commercio. Potrebbe essere l’inizio di una collaborazione storica tra le due organizzazioni.

I lavori sono stati aperti domenica dal presidente egiziano Abdel-Fattah Al-Sisi con un appello per un’azione più dura contro il terrorismo. Nelle sue osservazioni di apertura, Al-Sisi ha suggerito che l’Ue e i Paesi arabi cooperino su una migrazione ‘sicura’. Il presidente egiziano ha detto: “È necessaria la cooperazione per garantire una migrazione sicura e legale in modo da soddisfare i diversi interessi comuni. Un ampio piano per combattere il terrorismo che priverebbe gli estremisti dei finanziamenti e include una severa offensiva di sicurezza per contrastare le organizzazioni terroristiche e altri elementi del terrorismo. E ci dovrebbe anche essere un’efficacia ideologica efficace contro le loro piattaforme ideologiche. Questo dovrebbe andare di pari passo con la lotta alla tratta di esseri umani come parte della lotta al crimine organizzato transfrontaliero”.

Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, durante i lavori del summit, ha detto: “Dobbiamo lavorare insieme, Paesi di origine, transito e destinazione per rompere il modello di business che ruota attorno ai migranti a partire dai trafficanti che attirano le persone in pericolosi viaggi e alimentano la schiavitù dei nostri giorni”.

Tusk ha anche chiesto una cooperazione più stretta tra l’Ue e i Paesi arabi, facendo notare: “Sono consapevole che ci sono delle differenze tra noi. Non siamo qui per fingere di essere d’accordo su tutto. Ma affrontiamo sfide comuni e abbiamo interessi condivisi”.

Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, dal canto suo ha sottolineando che l’Unione europea è interessata a rafforzare la cooperazione con i Paesi arabi, ha osservato: “È un incontro molto importante e in quanto tale è già un messaggio per il mondo”. Parlando poi della questione dei diritti umani in molti stati arabi, Juncker ha detto di sentirsi preoccupato.

“Investire in sicurezza” è stato il titolo del vertice che ha riunito il 24 e 25 febbraio 2019 i rappresentanti di oltre 50 Paesi nella località turistica egiziana. Fra i numerosi capi di Stato e di governo che hanno partecipato al summit ci sono stati il re dell’Arabia Saudita Salman e quello del Bahrein Hamad Bin Isa Al Khalifa, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il primo ministro della Gb Theresa May. C’è stato anche il premier italiano Giuseppe Conte.

Il summit è stato presieduto congiuntamente dal presidente egiziano Abdel-Fattah al-Sisi e dal presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk.

Si è parlato di lotta al terrorismo, sicurezza, dei conflitti regionali in Siria, Libia, Yemen e del processo di pace in Medio Oriente. Ma al primo posto nell’agenda dei lavori c’erano le preoccupazioni europee sul tema dei migranti e le speranze della Lega Araba per una maggiore cooperazione economica con più investimenti europei. Senza dimenticare anche i temi dei diritti umani, la tolleranza religiosa e la cooperazione culturale.

I lavori sono cominciati domenica sera verso le 18, seguiti da una cena ufficiale dei capi delegazione. Il prossimo summit dovrebbe tenersi a Bruxelles nel 2022.

Sotto stretta sorveglianza sulla costa del Mar Rosso, i leader si sono confrontati inevitabilmente sui conflitti in Siria e nello Yemen. Problematiche che presentano alcune importanti differenze su come risolverli o su chi potrebbe essere responsabile.

In mezzo a questa manifestazione pubblica di unità, la semplice stesura di una dichiarazione al vertice si è rivelata difficile.

All’inizio di questo mese, i ministri degli esteri della UE e della Lega araba non sono stati d’accordo su un testo dopo che l’Ungheria si era opposta alla sezione sulla migrazione. Per portare sotto controllo gli arrivi dei migranti, l’UE ha offerto il vertice lo scorso ottobre al presidente egiziano Abdel-Fattah el-Sissi, come fu fatto nel 2015 con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

L’UE vorrebbe che el-Sissi ordinasse alla guardia costiera egiziana di raccogliere i migranti che lasciano la Libia e riportarli nella terraferma africana, assicurando che non diventino la responsabilità dell’Europa. El-Sissi, a sua volta, riceve un riconoscimento europeo di alto profilo, una promozione per Sharm el-Sheikh ed è probabile che eviti qualsiasi lezione sui diritti umani.

Mentre il numero di persone che attraversano il Mediterraneo centrale è sceso ai minimi da sette anni, l’incapacità dell’Europa di accordarsi su come gestire gli arrivi ha scatenato una grave crisi politica, mentre le nazioni bisticciano su chi dovrebbe assumersi la responsabilità e se altri partner dell’UE dovrebbero dare una mano. Alcuni, come il primo ministro Viktor Orban in Ungheria, sostengono che gli estremisti stanno entrando tra i rifugiati.

Pochi giorni prima del vertice, il capo dell’ufficio di frontiera e guardia costiera dell’UE ha elogiato le autorità del Cairo che impediscono a qualsiasi migrante di partire per l’Europa dalla costa egiziana dal 2016.

Il direttore di Frontex, Fabrice Leggeri, ha detto: “Non ci sono barche che arrivano direttamente dall’Egitto all’Unione europea. La cooperazione con l’Egitto è davvero incoraggiante e si sta sviluppando”.

L’UE ha raggiunto un accordo di routine con Erdogan per rallentare gli arrivi di migranti in un numero esiguo in cambio di un importo fino a 6 miliardi di euro (7 miliardi di dollari) per aiuti ai rifugiati siriani, più altri incentivi. Forte di questo risultato, l’Ue vorrebbe fare un analogo accordo nel nord Africa.

In vista di questo summit, molti esperti e funzionari europei hanno minimizzato le aspettative di risultati importanti.

Saeed Sadek, professore di sociologia politica presso l’Università canadese del Cairo, ha affermato: “Il tempismo è molto importante perché arriva dopo otto anni di instabilità nel Mediterraneo che interessano l’Europa e il Medio Oriente. Entrambe le parti vogliono sapere come possiamo stabilizzare ulteriormente l’area, produrre stabilità, come possiamo affrontare le conseguenze e prevenire ulteriori escalation. Ma lo squilibrio di potere tra le due parti potrebbe non produrre i risultati concreti che la gente immagina”.

Alcuni hanno detto semplicemente che sedersi allo stesso tavolo per la prima volta è già un risultato importante.

Il capo della politica estera dell’Unione europea Federica Mogherini ha detto che ‘questo vertice è, di per sé, un risultato finale’.

Durante il summit, il presidente palestinese, Abu Mazen, ha incontrato, a Sharm el-Sheikh, Abdel-Fattah el-Sisi. Nel corso della riunione, a cui hanno partecipato il segretario generale dell’Olp Saeb Erekat e il ministro degli esteri palestinese Riad al Maliki, si è parlato, secondo la Wafa, “degli ultimi sviluppi in Palestina e in medio Oriente”.

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha rilanciato il ruolo dell’Italia nel dialogo per la stabilizzazione della regione e la lotta al terrorismo. Conte, a margine della conferenza, si sarebbe incontrato con il presidente egiziano, Fattah al Sisi, per parlare del caso Regeni ucciso al Cairo tre anni fa e che tuttora ‘resta una ferita aperta’.

Per il premier italiano: “Il summit si svolge per la prima volta e presenta tutte le premesse affinché possa essere ricordato come storico”.

Conte ha anche detto: “L’Italia è al centro del Mediterraneo, è avamposto del dialogo ed ha molto favorito l’incontro”.

L’Italia avrebbe puntato al dialogo per riportare pace e stabilità nelle aree di crisi, perché, come ha osservato Giuseppe Conte: “E’ un imperativo morale per noi tutti far in modo che le martoriate popolazioni vedano finalmente la luce. Non ci lega solo la geografia, ma soprattutto una condivisione di culture nel corso dei secoli che hanno dato vita a quel pluralismo identitario che rende questa parte del mondo unica. È nostro interesse difendere questo pluralismo, oggi minacciato da forme di estremismo ed intolleranza, che minano alla base la pacifica convivenza”.

Le belle affermazioni del premier Conte fatte a Sharm El Sheikh, sulla riva del Mar Rosso, purtroppo, non trovano riscontro in quello che finora è stato fatto dal governo italiano che ha avallato le posizioni di estremismo ed intolleranza messe in atto dal ministro degli Interni, Matteo Salvini, nei confronti degli immigrati.

 

di Salvatore Rondello

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