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Brexit, tre ipotesi per l’uscita, Anzi, quattro – Intervista a Santini della Cattolica di Milano

Brexit, tre ipotesi per l’uscita, Anzi, quattro – Intervista a Santini della Cattolica di Milano

Il professor Santini della Cattolica di Milano spiega che la data di uscita della Gran Bretagna dall’Ue potrebbe anche slittare per far indire un secondo referendum – intervista a Kmetro0.it di Alessandro Luongo K metro 0 – Milano – Un avvocato generale della Corte di giustizia dell’Ue potrebbe far saltare l’accordo sulla Brexit raggiunto dalla

Il professor Santini della Cattolica di Milano spiega che la data di uscita della Gran Bretagna dall’Ue potrebbe anche slittare per far indire un secondo referendum – intervista a Kmetro0.it

di Alessandro Luongo

K metro 0 – Milano – Un avvocato generale della Corte di giustizia dell’Ue potrebbe far saltare l’accordo sulla Brexit raggiunto dalla premier Theresa May con Bruxelles? Lo scopriremo presto, di sicuro prima del voto previsto l’11 dicembre alla Camera dei Comuni. Sì, perché è solo una sentenza della Corte che potrebbe chiarire le idee, non una presa di posizione del suo legale generale Campos Sanchez Bordona. Ad affermarlo è un esperto in tema: Andrea Santini, docente di Diritto dell’Unione europea nella facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica di Milano. Che ci illumina subito con una premessa sull’articolo 50 del Trattato Ue sul recesso. Aprendo scenari imprevisti sulla spinosa questione. E sulla possibilità che la Gran Bretagna esca dall’Europa con un accordo o senza.

«La possibilità di revoca del recesso dall’Ue nel punto in questione è piuttosto controversa. La norma che disciplina difatti l’uscita di uno dei paesi membri entro i due anni effettivi dalla notifica non chiarisce difatti se sia poi possibile esercitare la revoca in maniera unilaterale, come avrebbe pubblicamente dichiarato l’avvocato della Corte (sollecitato da parte di un tribunale scozzese e da diversi membri del parlamento scozzese stesso); gli studiosi ed esperti hanno opinioni diverse sull’articolo 50. Secondo alcuni, il “silenzio” sulla revoca unilaterale andrebbe inteso come l’impossibilità di realizzarla; per gli altri, andrebbe invece ammessa. Ecco perché è solo il rinvio pregiudiziale con procedura accelerata della Corte Ue che porterà a una sentenza effettiva prima del voto alla Camera dei Comuni prevista martedì 11 dicembre».

Il parere di un avvocato, sia pure autorevole, come in questo caso della Corte Ue, riportato dalla stampa nazionale e internazionale, è dunque da intendersi come una pura presa di posizione non come la sentenza stessa della Corte.

 A questo punto che scenari sono possibili, professore?

«Per semplificare, potremmo disegnare tre ipotesi. La prima che il Parlamento britannico ratifichi l’accordo di divorzio raggiunto fra la May e Bruxelles e che l’uscita del Regno Unito dall’Europa avvenga regolarmente il 29 marzo. La seconda è che il Parlamento non approvi l’accordo e che la Corte Ue non sancisca nemmeno la revoca del recesso. In quel caso si andrebbe incontro al tanto paventato no deal, l’epilogo peggiore (pensiamo solo, per esempio, alla mancata regolamentazione della libera circolazione dei cittadini europei in Gran Bretagna e a quella dei britannici in Europa; al contributo finanziario di circa 40 miliardi di sterline da versare a Bruxelles e alla spinosa questione dell’Irlanda del Nord). La terza ipotesi, è che il Parlamento bocci l’accordo e il Regno Unito decida di ritirare la ratifica comunicando all’Ue di voler rimanere nell’Ue. Ma non è detto che lo faccia, appunto, e servirebbe comunque un’intesa fra governo e Parlamento per annullare la notifica dell’uscita».

Il no deal potrebbe spingere il Regno Unito a un ripensamento all’uscita dall’Ue?

«Diciamo che una possibile soluzione per dare il via alla Brexit potrebbe passare da un secondo referendum, che non sarebbe agevole indire ma non è nemmeno da escludere, anche se i tempi, solo tre mesi, non sembrano agevolarlo».

Significa che la data della Brexit potrebbe anche slittare?

«In teoria sì. La possibilità di far esprimere la volontà popolare sul Leave o Remain come espressa due anni fa, passa solo da un voto unanime di tutti i capi di Stato e di governo dei 27 paesi membri dell’Ue. Dovrebbero riunirsi nel Consiglio europeo e accordarsi tutti sullo slittamento della data». A quel punto i giochi potrebbero riaprirsi. Fanta politica? Al momento non è da escludere alcuna soluzione. Almeno fino al pronunciamento della Corte Ue sulla revoca unilaterale della Gran Bretagna della Brexit.

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